
Quello editoriale è un mondo violento, un mondo dove solo i duri sopravvivono. Uno si immagina il traduttore tranquillo al suo desk con gli occhialini e la tazzona di caffè, ma la cronaca è tutt’altra e a volte si tinge di nero. Sono stati da poco liberati gli undici traduttori di provenienza internazionale, reclusi in un bunker nella sede italiana della Mondadori per due lunghi mesi, privati di contatti con il mondo esterno e costretti a turni di lavoro estenuanti. Il motivo? Stavano lavorando alla traduzione del nuovo blindatissimo romanzo di Dan Brown, dal profetico titolo Inferno.
Sappiate che il caso non è isolato, come ci racconta questa indagine di Flavorwire. Le circostanze sono sempre le stesse: l’uscita del libro di un autore di grande successo commerciale o del nuovo episodio di una saga attesa da lettori di tutto il mondo, intorno al quale non deve circolare nessun tipo di rumor o anticipazione, a meno che questa non si stata decisa a tavolino dall’editore per far crescere l’attesa.
Dalle premesse vi sarà facile dedurre che tutto ciò che ruotava intorno a J.K. Rowling e ai sette volumi della saga di Harry Potter fosse top secret e inaccessibile ai comuni mortali (non a quella gran gnocca di Anne Hathaway, alla quale sono bastate un paio di telefonate). La segretezza divenne un argomento ancora più scottante per l’editore Bloomsbury dopo che, correva l’anno 2003, alcune copie del quinto episodio, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, vennero addirittura rubate dalla sede dello stampatore inglese. Nel 2005, in vista del lancio di Harry Potter e il principe mezzosangue, furono dunque adottate straordinarie misure di sicurezza nei confronti dei dipendenti dello stampatore tedesco incaricato della stampa della versione inglese del libro: la costante presenza di security con il compito di controllare le borse di ben 1000 dipendenti e ispezionare scrivanie e aree di lavoro, un sistema di video-sorveglianza, badge speciali di riconoscimento, sequestro dei cellulari con fotocamera. Il tutto per proteggere un manoscritto che, se trafugato, avrebbe avuto un valore di milioni sul mercato nero, nonché evitare all’azienda di pagare la penale di 3 milioni di € se una singola parola fosse uscita dallo stabilimento.
In altri casi l’embargo non ha riguardato il libro, ma il suo adattamento cinematografico; ci riferiamo alla versione firmata da David Fincher di Millennium – Uomini che odiano le donne, tratto dal bestseller dello scrittore svedese Stieg Larsson; per il fatto di aver anticipato una recensione del film sul New Yorker, il critico David Denby si è visto bandire a vita da qualsiasi anteprima di un film del produttore Scott Rudin.
Le intenzioni, a dar retta agli autori, sono sempre le migliori. Tutti si dicono preoccupati che questi furbetti possano rovinare la lettura a migliaia di fan. Parliamo ancora della Rowling, che si dichiarò sorpresa dal fatto che alcuni critici avessero rotto l’embargo sull’ultimo episodio della saga del maghetto, pubblicando una recensione due giorni prima dell'uscita, fregandosene delle aspettative di milioni di lettori, soprattutto bambini (non le è venuto in mente che forse non leggono il New York Times?). O di George R. R. Martin, che andò su tutte le furie quando seppe che la sede tedesca di Amazon aveva inviato con alcuni giorni di anticipo 180 copie de La danza dei draghi e sul suo blog minacciò di decapitare il responsabile: "if we find out who is responsible, we will mount his head on a spike".
Nervosetto, certo, ma il premio per la reazione più isterica va a Stephenie Meyer, l’autrice della saga di Twilight; Midnight Sun doveva essere un episodio interamente scritto dal punto di vista del vampiro Edward Cullen, ma nel 2008, quando una versione non definitiva fu diffusa illegalmente su internet, la Meyer decise di sospendere il progetto, a tempo indeterminato. I fan stanno ancora aspettando.
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