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Abbonarsi ai libri: nel futuro si tornerà al passato?

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Tranquilli, non è l'ennesimo articolo in cui si parla di Netflix. Sia perché sono tra quelli che ancora non ce l'hanno sia perché da quando è arrivato in Italia chi scrive articoli non parla d'altro, infilandocelo a forza, a costo di fare le capriole. Sì, Netflix è un bel servizio e sì, siete liberi di dire che è meglio pagare Netflix che il canone Rai. Ora però stiamo calmi, ché questa agitazione da provincia scombussolata dal Grande Evento comincia a farci perdere la lucidità. Dicevo, in questo articolo non ci sarà nessuna evangelizzazione per Netflix, eppure si parla di abbonamento, nella fattispecie di abbonamento ai libri, una pratica molto in voga nei decenni passati che ora sembra abbia fatto impazzire nuovamente gli americani e quindi, se tanto mi dà tanto, presto farà impazzire anche gli italiani.

La notizia riportata dal Giornale della Libreria racconta di come il Book of the Month, equivalente del nostro Club degli Editori, sia tornato a investire sulla propria offerta, anzitutto rinfrescando il sito e pensionando il vecchio catalogo cartaceo che veniva inviato per posta. Si punta molto sul social marketing e sul forum in cui gli utenti si confrontano e parlano dei libri letti. In poche parole, tutto il baraccone è stato messo al passo coi tempi e sembrerebbe che i risultati stiano premiando il cambiamento (è stato registrato infatti un aumento degli abbonamenti, complice il periodo natalizio). 

Questo ritorno di fiamma potrebbe essere collegato a due fenomeni made in USA: l'inaspettata ripresa dei libri cartacei e l'esplosione del formato abbonamento, la cosiddetta subscription box. In Italia la pratica dell'abbonamento che permetteva ai lettori di ricevere i libri a casa ha un che di desueto da un bel po' di anni, forse una ventina. Non ho competenze abbastanza solide per individuare con sicurezza un meccanismo di causa-effetto, ma posso immaginare (correggetemi e/o insultatemi se sbaglio) che con la crescita delle librerie di catena la pratica dell'abbonamento abbia via via perso terreno, diventando nell'immaginario comune qualcosa di polveroso e settario. Pur sopravvivendo nel corso degli anni, questa formula ha cominciato a essere guardata più con sospetto che con interesse da parte dei lettori e potenziali abbonati, divenuti sospettosi e diffidenti.

Da qualche anno, però, la tendenza si è invertita di nuovo e molte più persone accolgono con piacere il corriere sotto casa che consegna loro i pacchi di libri (e di qualsiasi altra cosa acquistata online). È comodo, è conveniente, non si fa nessuna fatica. Per lo stesso principio stanno avendo successo anche gli altri tipi di abbonamento, che secondo molti rappresentano il vero futuro anche per il giornalismo, oltre che per i film e le serie tv. Pago una quota per avere una selezione del meglio, affidandomi a chi per lavoro sceglie quello che può (o che deve) piacermi. La parola d'ordine dunque è subscribe. Agli americani piace ricevere queste scatole che dentro non hanno solo il libro, ma anche dei gadget. Autografo dell'autore, segnalibri, oggettistica letteraria varia. Tutte piccole stronzate che però fanno la differenza, e i numeri lo confermano. 

Il panico può portare a pensare che così facendo non ci muoveremo più di casa, che chiuderanno tutte le librerie, che chiuderanno tutti i cinema, che avremo divani comodissimi ma delle vite non più autentiche e che il contatto più umano che avremo sarà la signorina della chat assistenza di Amazon. Tutto questo è possibile, ma è possibile che nel frattempo avvenga anche dell'altro. Pagando un abbonamento per ricevere un prodotto selezionato ed esclusivo, come cliente pretendo qualità. Se cominci a rifilarmi serie tv scadenti e libri schifosi non ho problemi a disdire l'abbonamento e a sceglierne un altro. Ciò obbliga i selezionatori a mantenere sempre alto e migliore lo standard della qualità dell'offerta (e il caso delle serie tv è sotto gli occhi di tutti), anche se ciò non può rappresentare una garanzia. Inoltre quando l'abbonamento si stabilizzerà come fenomeno di costume i clienti diventeranno anche più di bocca buona, pur di non rimanere fuori dalla partita. A ogni modo non abbiamo davanti né il Male né il Bene Assoluto e nemmeno una rivoluzione in senso stretto, trattandosi di fatto di un ritorno al passato, una sorta di restauro. Indubbiamente si aprono nuove possibilità e chi ama osservare e vivere i cambiamenti avrà pane per i suoi denti.

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