
Daniele Luttazzi era in silenzio da molto tempo, di certo covava qualcosa. Lolito: la parodia di Lolita, ma anche la cronaca della fine di un'epoca (che non è ancora finta, ahinoi). Ma al posto di Humbert c'è lui, Silvio Lolito Berlusconi, e al posto di Dolores (Lolita) c'è Beba-Barbara Borletti. Se conoscete il libro o avete visto il film potete immaginare gran parte della trama, che dal mio punto di vista è terziara. Perché prima ci sono due aspetti molto più rilevanti che desidero affrontare.
Il primo: questo libro respira. Rimaniamo sul piano del contenuto: lascio lì una riflessione, abbozzo un ragionamento e sarete voi, lettori creativi, a concluderlo (se vi interessa). Nella storia di Nabokov, Lolita è la sedotta che subisce e si lascia fare, nel romanzo di Luttazzi Lolito è il seduttore. Sarebbe come se, in una parodia dei Promessi Sposi, il personaggio di Lucia diventasse una sgualdrina lasciva e Don Rodrigo un monaco di clausura.
Eppure, questa inversione di nomi mostra problema serio: se Beba (la ragazzina con cui Lolito Berlusconi consuma innumeravoli amplessi – raccontati con dovizie di metafore tutte prese in prestito da altrettanti libri!) rappresenta l'Italia (per stessa ammissione di Luttazzi), allora Lolito, prendendone il nome della Lolita nabokoviana, rappresenta, oltre che il seduttore mascalzone, il sedotto. Duque, che cos'è che seduce Berlusconi-Lolito. Che cos'ha l'Italia di così attrante? La sua immaturità, la sua puerile assenza di memoria: si lascia fare di tutto e gode mentre subisce. Lolito ci ha molestato, noi abbiamo goduto.
Il secondo: questo libro insegna. Qui passiamo al rapporto tra lettore e autore (e autori). 50 pagine di note, su 525 totali. In una nota viene preso in giro il lettore, in un'altra l'autore spiega lo stile di Nabokov, in un'altra ancora l'autore spiega i suoi trucchi e i suoi riferimenti. Potrebbe sembrare che Luttazzi si difenda dalle accuse di plagio. Ma dovrebbe difendersi se fosse sotto processo. In queste note, Luttazzi insegna cosa vuol dire scrivere un romanzo: prendere quello che già c'è e riproporlo. Ad esempio, lo sapevate che nel 1916 un tizio tedesco scrisse un racconto in cui un quarantenne si innamora della figlia minorenne della sua affittacamere: Lolita? Ovviamente Nabokov non ne fa menzione… il resto capitevelo da soli.
Terzo: la trama. Leggete il libro (a tratti, lo ammetto, un po' complicato), divertitevi a riconoscere le intrusioni dell'autore, i suoi cambiamenti, tutti suoi riferimenti: è una grandissima caccia al tesoro di citazioni rivelate e nascoste. La faziosità del protagonista e la faziosità del narratore, poi: in Lolito non si ride per quello che succede (non è una commedia) ma per quello che si dice e non dice (il lettore è chiamato nel gioco). Altrimenti che senso ha leggersi una parodia?
Daniele Luttazzi, Lolito. Una parodia, Il Fatto quotidiano, 525 pagine, 8,8 euri ben spesi
Nota di trasparenza: sono un fan di Luttazzi, scrivevo qualche battuta sul suo blog e continuo a farlo altrove con degli amici (che hanno molto più talento e mordacia del vostro carissimo), ma non è per questo che Lolito è il miglior libro della tradizione satirica italiana degli ultimi 50 anni.
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