Da tempo immemore nei miei buoni propositi per l’anno nuovo c’è quello di alzarmi presto la mattina.
Tutte le persone di successo lo fanno, o almeno lo dichiarano nelle interviste: sveglia all’alba, un’oretta di sport, una doccia, il caffè, e ti ritrovi alle 6:30 con ancora qualche ora davanti prima di cominciare la routine quotidiana, e quindi con del tempo da dedicare alle attività che ti piacciono di più.
Per un po’ l’ho anche fatto. Sveglia presto, 5 chilometri di corsa, una colazione sana e un’oretta spesa tra la scrittura e la lettura. Poi però è arrivato l’inverno, la mia pigrizia di gatto si è acuita, le giornate lavorative si sono allungate, e la sveglia presto è passata nuovamente da abitudine a buon proposito.
Mentre andavo a caccia di motivational per questo 2015 appena iniziato, sono incappata in questa bellissima infografica della sempre ottima Maria Popova - uscita già da qualche mese, ma ripubblicata da GalleyCat in questi giorni - sul rapporto dei grandi scrittori con il sonno, realizzata insieme ai ragazzi di Accurat, il team della designer italiana Giorgia Lupi.
La domanda di partenza è se esista una qualche relazione tra la produttività letteraria e l’orario della sveglia. Per scoprirlo sono state raccolte le informazioni relative alle abitudini di sonno di alcuni dei più importanti scrittori, quando reperibili. Un’operazione non semplice come potrete immaginare, della quale la Popova indica le principali fonti; due libri innanzitutto, che vi piaceranno molto se anche voi siete incuriositi dalla routine quotidiana, spesso bizzarra, degli scrittori che amate: Daily Rituals: How artist work di Mason Currey e Odd type writers: from Joyce and Dickens to Wharton and Welty, the Obsessive Habits and Quirky Techniques of Great Authors di Clelia Blue Jhonson. Oltre a questi, le storiche interviste uscite sulla Paris Review e poi raccolte in una serie di volumi, nonché vari diari, biografie e autobiografie di scrittori, per un totale di 37 autori, ritratti dall’illustratrice Wendy Mac Naughton.
Un dato, quello sull’orario di sveglia, che è stato poi associato alla loro produttività, elemento ancora più difficile da indagare numericamente, che la Popova ha deciso di misurare in termini di opere pubblicate – divise tra lavori di fiction, non fiction, poesia e altro – e di premi vinti, per i quali sono stati presi in considerazione solo i principali, quali Pulitzer e Nobel. Una variabile che è stata indicata è anche la durata di vita dell’autore, in quanto è un dato che sicuramente influenza la produzione numerica.
Gli scrittori sono stati poi raggruppati per orario di levata o levataccia e all’interno di ciascuna fascia oraria per anno di nascita, dal più vecchio al più giovane.
Andiamo dunque a dare un’occhiata ai risultati, per scoprire se è proprio vero che chi dorme non piglia pesci o se invece vale il contrario, ovvero che il sonno può essere un toccasana per la vostra creatività.
Il primo ad alzarsi era Balzac, autore prolifico che si svegliava in piena notte, all’una del mattino, perché afflitto da insonnia; è noto infatti che l’irrequieto scrittore francese, sempre perseguitato dai debiti, bevesse enormi quantità di caffè, arrivando a soffrire di grave insonnia e approfittandone per scrivere tutta la notte. L’ultimo invece, il re dei dormiglioni e tuttavia enormemente prolifico, era Charles Bukowski, che non si svegliava mai prima di mezzogiorno, come potrete facilmente immaginare se avete letto anche solo uno dei romanzi di questo autore bohémien dalla vita totalmente sregolata.
A inizio classifica, e già lo sapevamo perché ce lo ha raccontato in tutte le salse, troviamo anche Murakami, fanatico della disciplina che si alza alle quattro del mattino per scrivere e correre e se ne va a letto alle nove, ogni benedetto giorno. È invece un fan del "sonno creativo" Stephen King, autore visionario e dal sonno evidentemente movimentato, che nel suo memoir On Writing dichiara che i momenti dedicati al sogno e alla scrittura sono quelli nei quali forziamo la nostra mente a uscire dal pensiero razionale della monotonia quotidiana. Da ciò deriva la necessità di dedicare dedicare un tempo fisso al sonno, dalle sei alle otto ore, così da allenare la propria mente a dormire in modo creativo. Non a caso King si sveglia ad un orario ragionevole, le otto del mattino.
Se si volessero trarre delle conclusioni, partendo dal presupposto che queste indagini sono sempre parziali e possono al massimo dare delle indicazioni di massima, quello che emerge, come sottolinea la Popova in conclusione, è una curiosa correlazione tra il numero di ore di sonno e i premi vinti: ad eccezione di scrittori prolifici e pluri premiati come Ray Bradbury e Stephen King, i dormiglioni sembrano produrre di più ma vincere meno premi. Basterà questo a buttarvi giù dal letto all’alba?
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