il Secolo Corta è una rubrica latticino, con data di scadenza: 26 agosto 2014. È anche la festa per il centenario più lungo del mondo, ma non possiamo esserne certi. Diciamo che abbiamo dieci nove otto sette sei cinque quattro tre due mesi per festeggiare cento anni, che son quelli di Julio Cortázar, lo scrittore più alto del mondo. il Secolo Corta è un omaggio: ogni mese una puntata, ogni puntata un tema. Vuoi contribuire? C'è anche un blog, per dire: sarebbe bellissimo.
C'è una roba che puoi dire agli aperitivi, mentre fumi sigarette con i tuoi amici, davanti a un flan al cioccolato in compagnia della tua dolce metà: Rayuela di Julio Cortázar non ha un finale.
O meglio, ha un finale aperto.
E questo per due motivi, che scandaglieremo nella prossima puntata, dedicata a Rayuela: il ruolo del lettore, l'ipertestualità del libro.
Un campione del mondo come Julio Cortázar, uno scrittore e un uomo che per tutta la vita ha cercato l'altro lato, immaginato libri con epiloghi interpretabili, plasmato una mitologia dell'anima, non poteva limitarsi a morire di leucemia, il 12 febbraio 1984, a Parigi, sopravvivendo due anni alla seconda moglie, Carol Dunlop, tra le braccia della prima coniuge ed erede letteraria, Aurora Bernárdez, e dopo essere tornato figliol prodigo bonaerense nel gennaio dello stesso anno, per un saluto commosso e ricambiato alla sua città, dalla quale mancava da quattordici primavere.
No che non poteva.
Ma facciamo un passo indietro.
(oggi mi sento un po' Carlo Lucarelli)
(faccina che ride)
Cristina Peri Rossi è una scrittrice e traduttrice uruguaiana, è nata il 12 novembre 1941 e dal 2005 vive in Spagna, a Barcellona, ha un sito personale, poco aggiornato.
Nel 1999, Peri Rossi pubblica un libro sula sua relazione con Cortázar, conosciuto nel 1973, e del quale è stata amante e poi amica.
Scrive: «Julio Cortázar non morì di leucemia, né di cancro. Morì di Aids, contagiando la sua amata sposa, Carol Dunlop, che si spense due anni prima, nonostante fosse molto giovane (è morta a 36 anni, ndr), perché durante l'adolescenza le asportarono un rene e la malattia decorse più rapidamente».
Questa è la storia di una teoria.
La teoria perirossiana, che elude la versione ufficiale – leucemia mieloide cronica lui, aplasia midollare lei – in favore di una patologia misconosciuta all'epoca dei fatti, purtroppo arcinota ai giorni nostri: l'Aids.
Come si arriva a cotanta elusione?
Atlanta, giugno 1981.
Per la prima volta viene riconosciuta una nuova malattia, non ha nome, si parla di malattia “4H”, dalle comunità infette e erroneamente ritenute circoscritte: haitiani, omosessuali, eroinomani e emofiliaci. Si comincerà a chiamarla Aids nel luglio del 1982.
Francia dal Sud, agosto 1981.
Cortázar sta male, Carol Dunlop lo scorta all'ospedale più vicino, lo scrittore accusa un'emorragia allo stomaco, viene ricoverato e trasfuso con vari litri di sangue proveniente dalla Croce Rossa.
«L'infermità che pativa Julio non era ancora stata diagnosticata, – scrive Peri Rossi – veniva definita “perdita delle difese immunitarie”. Si caratterizzava per un aumento a dismisura dei globuli bianchi, macchie sulle pelle, diarrea, stanchezza, infezioni. Culminava con la morte».
Barcellona, novembre 1983.
Il Nostro scrive a Peri Rossi e si dice «preoccupato dall'avanzare della patologia». Le frasi di Cortázar sono riportate dalla scrittrice: «Non ho il cancro, me lo dicono i medici francesi. Subito dopo ci mettiamo a parlare di letteratura (sì, è lui, ndr)».
«Aveva una placca nera sulla lingua, il sarcoma di Kaposi. Soffriva di un virus che sconcertava i medici e che non prevedeva alcun trattamento specifico. Nessuno era in grado di avanzare ipotesi sulla trasmissione».
Barcellona, studio di Javier Lentini, medico e poeta.
Julio Cortázar e Cristina Peri Rossi, esami alla mano, chiedono consulto a Lentini, amico della donna. «Confermò che dalle analisi del sangue si poteva escludere la presenza di un cancro. Attribuì la patologia a un raro virus, non identificabile».
Lentini accompagna la coppia durante consulti con diversi ematologi di prestigio catalani. «Emergeva un'infezione – scrive Peri Rossi – provocata da un retrovirus, non identificato. Non c'era alcun trattamento».
Parigi, 12 febbraio 1984.
Muore Julio Cortázar, la diagnosi: leucemia mieloide cronica.
Beverly Hills, 2 ottobre 1985.
Muore l'attore Rock Hudson, primo personaggio pubblico a perire di Aids, diagnosticatagli l'anno precedente.
Parigi, 1993.
Scoppia lo scandalo del sangue infetto in Francia. François Gros, biologo di fama internazionale, direttore dell'istituto Pasteur di Parigi dal 1976 al 1982, ammise che nel 1985 i poteri pubblici ritardarono l' introduzione di controlli sistematici dell'Aids nelle donazioni di sangue.
Ergo: prima del 1985, in Francia, non vi era alcuna scrematura Aids sulle trasfusioni.
«Cortázar contrasse l'Aids due anni e mezzo prima del suo decesso, attraverso una trasfusione di sangue infetto, sangue venduto dai migranti e fornito dalla Croce Rossa francese. Julio è stato uno dei primi morti di Aids al mondo».
Una risoluzione inevitabile, un finale aperto.
Ancora il lettore complice, il lettore collega, il lettore demiurgo.
Mi ricorda qualcosa.
A voi?
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