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A Rimini, il festival dei ragazzi che leggono

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Domenica 15 giugno, Rimini mi dà il benvenuto con un cielo plumbeo, una pioggerella fastidiosa e raffiche di vento. Ma in Piazza Cavour, cuore del centro storico, si percepisce un entusiasmo elettrico, che fa subito scordare il clima uggioso. Nel Palazzo del Podestà, quartier generale del Festival Mare di Libri, si respira un’aria di festa, e i visitatori si fermano a chiacchierare sulle gradinate antistanti. Capisco subito di trovarmi in un luogo speciale, e comprendo che oggi mi sentirò un poco un’intrusa: infatti l’età media del pubblico e dello staff si aggira intorno ai quattordici anni.

In questo festival i ragazzi sono i protagonisti indiscussi.
Mare di Libri è pensato per i ragazzi. Ciò non significa che la qualità degli eventi o il livello culturale abbia qualcosa da invidiare a palcoscenici come Mantova e Torino. Piuttosto, si percepisce l’impegno degli autori a dialogare direttamente con i ragazzi, e dall’altro lato la vivace partecipazione dei ragazzi stessi, ed entrambi sembrano provare un piacere inedito in questo scambio così inaspettato.
Non solo: Mare di libri è fatto dai ragazzi. Grande motore di questo festival sono i volontari, ragazzi di quindici o sedici anni impegnati nella gestione della cassa, nell’accompagnamento degli autori, nell’assistenza al pubblico. Ma il loro lavoro non si limita a questi tre giorni. I volontari più attivi partecipano alla scelta degli autori e alla pianificazione del programma.

Ma gli adolescenti d’oggi non erano dei barbari insensibili alla cultura, impegnati solo a postare video imbarazzanti su youtube? Alice Bigli, presidente dell’Associazione Culturale Mare di Libri, non sembra prenderla bene quando mi azzardo a dire che in genere gli adolescenti non sono dei gran lettori. Mi smentisce subito, e mi invita a guardare i dati ISTAT. E ovviamente ha ragione: “la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (57,2%)” (dati del 2013). Nonostante ciò, non solo c’è un’evidente carenza di iniziative culturali per ragazzi, ma soprattutto, mi fa notare sempre Alice, gli adolescenti sono regolarmente dipinti in modo negativo: svogliati, irresponsabili, dipendenti dalla tecnologia, socialmente disadattati. Eppure qui a Rimini vediamo una realtà molto diversa: ragazzi capaci di lavorare in gruppo, di svolgere compiti di responsabilità con serietà, di mettere a disposizione tempo, energie ed entusiasmo per un festival culturale.

E devo ammettere che questi giovani lettori hanno davvero messo a punto un programma strepitoso. Si comincia al mattino con Michele Mari (noto autore per l’infanzia, appunto) che ci parla di Roderick Duddle, libro ispirato ai grandi romanzi picareschi e d’appendice del Settecento e Ottocento. Un orfano cresciuto in una locanda postribolo, un medaglione che lo identifica come l’erede di una ricca nobildonna, assassini deformi, suore malvagie, avventure per terra e per mare. Per Michele Mari scrivere Roderick Duddle non è stato solo un modo per omaggiare una grande tradizione narrativa che va da da Stevenson a Salgari, ma soprattutto per tornare ad essere il lettore che era da giovane, per lasciarsi andare al piacere della narrazione senza preoccupazioni. Immedesimandosi nel protagonista e rapportandosi agli altri personaggi attraverso i suoi occhi, l’autore ha constatato che, fissati alcuni presupposti, la trama si costruiva da sé. Michele Mari non è stato demiurgo ma arbitro delle vicende uscite dalla sua penna.

Dopo questa immersione nell’universo narrativo di Mari, si torna bruscamente alla realtà. Gigliola Alvisi racconta al pubblico la storia di Ilaria Alpi, giornalista RAI uccisa il 20 marzo 1994 in Somalia, dove era in corso la guerra civile, mentre stava svolgendo un’inchiesta sul traffico di armi e rifiuti tossici fra Italia e Africa. La partecipazione attiva del pubblico giovanissimo dimostra come ai ragazzi si possa e si debba parlare anche di temi impegnativi e drammaticamente attuali.

Al pomeriggio Tuono Pettinato racconta invece la storia di Kurt Cobain, presentando il suo fumetto Nevermind. Convinta che il fascino dei Nirvana si fosse inesorabilmente fermato alla mia generazione, rimango positivamente sorpresa vedendo diversi adolescenti indossare fieramente magliette con lo sghembo smile giallo della band. Nevermind racconta l’infanzia di Kurt in compagnia dell’amico immaginario Boddah, raffigurato con le sembianze del tigrotto di Calvin&Hobbes. Kurt è un ragazzino esuberante e creativo, ben diverso dal rocker depresso e malinconico che abbiamo in mente: un personaggio sensibile, dalla forte immaginazione, un po’ solitario, un Kurt Cobain inedito e dolcissimo. Guardare i video dei Nirvana commentati da Tuono Pettinato mi fa tornare indietro ai primi anni del liceo, e tutto sommato sono felice che Kurt Cobain continui ad esser un personaggio con cui confrontarsi e in cui riconoscersi: le sue canzoni esprimono con lancinante precisione quel mood adolescenziale che tutti siamo contenti di esserci lasciati alle spalle.

Si cambia di nuovo genere: ora tocca a Chiara Valerio, che presenta La Tempesta di Shakespeare, ricordandoci che gli scrittori sono in primo luogo lettori forti e appassionati. L’autrice propone un omaggio magistrale a quest’opera, un’analisi allo stesso tempo profonda e brillante, avvalendosi di arditissimi paralleli con icone della cultura contemporanea quali Harry Potter, Death Note e Dragon Ball, ma senza disdegnare i Promessi Sposi. Non si tratta di semplificare, né di attualizzare, né di voler dare una patina cool a un’opera che non ne ha affatto bisogno. Si tratta di dimostrare che i grandi temi della letteratura sono sempre gli stessi e che i classici non sono mostri sacri ma ci possono parlare molto da vicino.

Alla fine di questa giornata piacevole quanto sorprendente, non posso che affermare che noi finzionici, che da sempre diciamo che la letteratura è noiosa ma leggere è fico, soffriamo di un’inguaribile sindrome di Peter Pan. E guardando i ragazzi del Mare di libri, viene voglia di rimanere adolescenti per sempre.

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