
Photocredit: @ Justin Mezzell
Seconda puntata del Piccolo dizionario dei luoghi comuni editoriali, di cui potete leggere la prima puntata qui. Parliamo sempre di innovazione, obsolescenza e feste, con un rapido accenno a cose frivole come l'oroscopo. Ma il telefono senza fili tra editor e autore è il vero protagonista.
Corriere: alcuni editor non si fidano di corrieri, postini e pony-express e chiederanno al redattore di turno di salire su un treno per Bologna e portare personalmente le bozze all'autore. Un lettore Ocr o un semplice scanner risolverebbero il problema, ma in questi casi c'è sempre di mezzo un autore anziano o semplicemente troppo preso di sé per accettare una bozza virtuale.
Découpage: di recente ho passato un'intera giornata ad assemblare con forbice e nastro adesivo una specie di menabò delle modifiche all'edizione di un libro fuori catalogo. Il motivo dell'operazione mi è tutt'ora sconosciuto poiché nessuna delle persone coinvolte raggiungeva la sessantina. L'atto magico in sé deve avermi però destinato a reincarnarmi in una Agnelli nella mia prossima vita.
E-reader: Douglas Adams aveva preconizzato l'e-reader – nonché l'ebook e l'idea del libro elettronico aggiornabile in tempo reale – nella sua Guida galattica per gli autostoppisti. Tuttavia i suoi lettori storcono ancora il naso e rimpiangono il profumo della carta.
Facebook: con i collaboratori più giovani (anagraficamente e non) la chat di Facebook ha sostituito la telefonata, l'imbarazzante visita in loco, l'email. Traduttori e consulenti sono estremamente efficienti su Facebook e gradiscono l'occasionale invio di adesivi giganti a forma di volpe. Unico neo: se non state lavorando, se ne accorgono dal numero di gattini che postate.
Fax: alcuni accademici mandano le loro bozze corrette a matita per fax, nonostante i segni a matita siano pressoché inintelligibili, anche nelle ultime versioni di questi aggeggi elettronici da fiera del modernariato.
Feste: le vere feste dell'editoria sono quelle del Salone del libro di Torino. Tutte le altre sono succedanei per cuccare. Solo che alle feste dell'editoria non si cucca.
India: con l'inserimento degli e-reader tra i regali più gettonati per i neolaureati in Lettere, i neotrentenni e gli zii ex sessantottini, le case editrici se la sono vista brutta. In un attimo hanno compreso che bisognava digitalizzare tutto il catalogo (sì, siamo nel 2014 ma non di tutti i libri possediamo i file: in alcuni casi, si stampano ancora da vecchie lastre coi caratteri a piombo smussati dall'uso). I grandi gruppi si sono rivolti agli indiani. A Bangalore non ci sono solo call-center americani e radiologi che leggono le tue lastre in remoto, ma anche ottimi lettori Ocr e tecnici in grado di perfezionare la lettura, limando errori di una lingua che non conoscono con sorprendente abilità.
iPhone: “Se proprio devi intervenire sul cartaceo, mandami una foto della pagina con l'iPhone”. Qualcuno lo fa.
Metropolitana: la verità è che la maggior parte dei casi di sparizione delle bozze avviene in metropolitana e non per colpa delle poste italiane. Dopo aver letto e corretto la Recherche ci si lega la borsa con le bozze al polso fino a sanguinare.
Poste: una volta, in Sicilia, ho dovuto fare la fila alle poste alla vigilia di Ferragosto per ritirare una raccomandata con le correzioni di un'esperta su un migliaio di trascrizioni dall'ebraico. Credo non ci sia bisogno di aggiungere quanto mi divertii quell'estate.
Scorpione: le case editrici sono piene di persone del segno dello scorpione. Una massa di individui sfuggenti, furbi e determinati con la lingua tagliente, il pessimismo cosmico dipinto sul volto e grandi abilità diplomatiche dell'ultimo minuto. Ricoprono ogni tipo di ruolo perché lo scorpione non pone limiti alla propria infelicità.
Trasgressione: la più grande trasgressione per un redattore è concedersi qualche refuso fuori dall'orario di lavoro. Evero!
To be continued.
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