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Run-n-Read: correre leggendo, o leggere correndo

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Fermi tutti. O meglio, continuate pure a corre a destra e a manca e ad avere fretta, prego. Non c'è motivo di prendersi una pausa dal tran tran quotidiano, dallo stress, fermarsi e leggersi un buon libro: e perchè fermarsi? Chi ha tempo non aspetti tempo, che il tempo è denaro. Da oggi tutti i super-impegnati-mi-sta-esplodendo-l'agenda hanno uno strumento in più per ottimizzare ogni momento della propria giornata: potranno infatti leggere il proprio eBook facendo jogging.

Nessuno scherzo: il dispositivo si chiama Run-n-Read ed è partorito dalla diabolica mente della Weartrons. Si tratta di un piccolo dispositivo (meno di 10 grammi e dimensioni di 3,8 cm x 3,17 cm, in effetti non dissimile nelle fattezza ad un iPod Shuffle) da indossare tramite una clip e collegare al proprio Tablet.

Serve a leggere mentre si corre o si cammina – sul tapis roulant, non in giro che poi vi schiantate contro un palo e dite che ve l'ho detto io  o si è in macchina su una strada dissestata – e non alla guida, vi prego. Funziona così: il device fa sì che il testo si muova seguendo esattamente i movimenti della testa. Esempio pratico, per capirci: sei in palestra sul tapis roulant, stai correndo e hai Run-n-Read clippettato al collo della canotta. Hai il tuo tablet davanti e, mentre la tua testolina sobbalza in su e in giu, anche il tuo Jogging for dummies versione eBook sobbalza, anzi tiene il tempo: è perfettamente in sincrono con i tuoi movimenti. E tu riesci a leggere esattamente come se fossi fermo. Tralasciando le goccioline di sudore, ovviamente.

Vuoi voltare pagina? Toccalo una volta. Pagina precedente? Toccalo due volte. Vuoi sapere quante calorie hai bruciato? Tramite il contapassi ed i tuoi dati fisici, inseriti nella app, Run-n-Read te lo dice. Pazzesco.

È compatibile sia con con dispositivi Android sia iOS (ahimè con eReader no, o almeno non ancora), ai quali si connette via bluetooth tramite la app gratuita di Run-n-Read. La batteria è ricaricabile via USB ed ha un'autonomia di 20 ore (1 mese in standby). Costa  solo $55 anzi $40 facendo il pre-ordine sulla piattaforma Dragon Innovation (sulla quale l'azienda s'è appoggiata per la vendita). E c'è anche in 4 colori: rosso, verde, blu, rosa.

Usare un cellulare avrebbe comportato un consumo eccessivo di batteria, senza contare lo schermo davvero ridotto (già leggere correndo non mi sembra una passeggiata. Beh, concedetemelo). Inoltre, puntualizziamo: non si tratta della stessa tecnologia usata nel Samsung S4, che segue i movimenti degli occhi per eseguire azioni (tipo mettere pausa o play su un video). Nè era fattibile utilizzare semplicemente i supertrendy Google glass, perché non il loro scopo è mostrare qualche riga in alto a destra della lente, ma avere degli occhiali che mostrano solo testo e non danno la percezione della realtà che ci circonda temo destabilizzerebbe del tutto l'equilibrio e l'orientamento. Poi non sono un medico nè un oculista, questo è vero, ma l'oftalmologo Steven Zabin (parte dello staff Weartrons) sostiene che questo device sia sorprendentemente efficace e sicuro per la vista.

L'idea è pazzescamente diabolica e geniale allo stesso tempo, decisamente molto utile e forse assolutamente non utile. Run-n-Read è stato ideato per chi il tempo di sedersi a leggere non lo trova, dunque è stata tolta a tutti i non-lettori anche la scusante dell'agenda strapiena: puoi leggere in palestra. Addio al "mi ritaglio una mezz'ora solo per me e in palestra ci vado domani", non ci sono più scuse: Run-n-Read costa anche troppo poco per non acquistarlo e saltare la palestra, o non acquistarlo e saltare il libro.

Sì ma voi che ne dite, vi piace? Come la vedete rispetto alla prospettiva di condensare ed ottimizzare il tempo in questo modo? È giusto sintetizzare l'esperienza di lettura ed incorporarla in un'esperienza totalmente diversa, piuttosto che non leggere affatto? Ditecelo voi!

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Blogger vs Blogger: i risultati

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È passata una settimana dal mega evento Blogger vs Blogger al Festivaletteratura. Sono passati 5 giorni dalla fine del festival e dalla nostra presenza ad un'altra manifestazione, l'Home Festival a Treviso. Tre giorni fa la nostra Viola ci ha fatto un reportage da Mantova e ieri era il #DFWday, la ricorrenza per la morte del compianto David Foster Wallace, giornata boom!

Nell'arco di 7 giorni sono successe un sacco di cose, ma ora è giunto il momento di comunicare i vincitori (e i vinti). Perché i blogger si sono battuti duramente – ma sempre con fairplay – ed è giusto che si sappia.

PROVA 1: scrittura di un incipit su 20lines. Abbiamo chiesto ai partecipanti di scrivere in 10 minuti un incipit su 20lines, il vincitore l'avrebbero scelto gli utenti da casa. And the winner is: Caterina Di Paolo, con Non vi parlerò di, seguita a ruota da Anna Da Re.

PROVA 2: La pesa del libro. Sul piatto c'erano CUBAMSC di Marco Cubeddu, I sillogismi dell'amarezza di Cioran (leggero fuori, pesante dentro), New Italian Epic (vediamo se la saggistica ha un peso specifico maggiore rispetto alla narrativa) e quel mattonaccio di Infinite Jest. Ha vinto Marco Bellardi (La Balena Bianca) che evidentemente aveva già avuto occasione di pesare il volumone di DFW dato che è riuscito ad indovinarne il peso con precisione al grammo.

PROVA 3: Il gioco dell'ignoranza. Un marchio di fabbrica degli eventi finzionici. In pratica, si dicono i titoli di libri importanti, che tutti o quasi avrebbero dovuto leggere, e si verifica chi li ha letti e chi no. Alla fine vince il più ignorante, che è anche il più fortunato di tutti, perché gli restano più libri da leggere, e leggere è una figata. Orbene, i più ignoranti di tutti sono ancora quelli della Balena Bianca, che evidentemente i libri li pesano, ma non li leggono.

PROVA 4: vi ricordate che qualche settimana fa abbiamo lancato su twitter l'hashtag #moraloni, cioè le morali dei libri sintetizzate in 140 caratteri? Bè, abbiamo chiesto ai nostri amici blogger di fare lo stesso, perché i bravi blogger devono essere bravi anche con i social. Meglio non riferire cosa è uscito dai polpastrelli di Matteo Scandolin e dei ragazzotti di Lahar.

Queste le quattro prove, chi ha vinto dunque alla fine?

Ha vinto la letteratura, ovvio. E siccome è andata veramente bene e ci siamo divertiti un sacco, sicuramente lo rifaremo. Perciò, lit-blogger di tutta italia… stay tuned!

E per finire, ringraziamo ancora una volta Marco Bellardi, Alberto Bullado, Michele Casella, Caterina Di Paolo, Morgan Palmas (anche se ha dato forfait a poche ore dalla sfida, buuu!), i ragazzacci di Lahar Magazine, il Sesta, Carlotta Susca, Matteo Scandolin e quelli dell'Aleph per il supporto.

E ovviamente grazie anche a Ton e all'organizzazione del Festivaletteratura. Alla prossima!

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In morte di Dante Alighieri

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Il 14 settembre non è una data come un'altra. E non solo perché in questo giorno San Francesco ha ricevuto le stimmate, Roosvelt è diventato Presidente e Piero Cannata ha preso a martellate il David di Michelangelo. il 14 settembre del 1321 è passato a miglior vita il poeta più amato dagli editori di Dan Brown e più odiato da un numero infinitesimale di generazioni di studenti. Già. Perché ieri, cari lettori, era l'anniversario della morte di Dante Alighieri. 

Parlarne o non parlarne? Be', sarà che ormai Dante è talmente sdoganato che ricondurlo a un anniversario sembra davvero superfluo. Difatti, l'autore della Commedia non manca mai di essere tirato in ballo (o forse per la giacchetta) quando serve. Lui e la sua opera sono un piatto ricco in cui conviene tuffarsi a bomba, all'occorrenza. Ne sanno qualcosa il già citato Dan Brown, per non parlare di Roberto Benigni (non cominciamo con benignani e gassmaniani, con Benigni che legge con più passione e Gassman che sembra leggere tutto allo stesso modo: fatevela leggere da chi vi pare, la Commedia, purché sappiate apprezzarla) e più recentemente di Roberto Masello e Francesco Fioretti, i campioni della Newton Compton (che tra l'altro, scusate la nuova interruzione, ha sfoderato una copertina tamarrissima che farebbe andare in brodo di giuggiole anche il più serio dei dantisti). Rievocato e disturbato un giorno sì e l'altro pure, Dante resta ad oggi uno dei maggiori esempi di potenziale italiano non sfruttato. Non voglio cadere nel patriottismo becero alla pizza, mandolino e po-poppoppo-poppo-pooo, ma credo che oggi sia il giorno adatto per ricordare che Dante è universalmente considerato l'interprete di uno dei punto più alti della letteratura di tutti i tempi. Si divide il gradino più alto del podio con Shakespeare, forse, ma l'anzianità gioca dalla sua. 

Uno straniero si immagina probabilmente tutte le vie italiane intitolate a lui, gli italiani che vanno in giro recitando nel mezzo del cammin di nostra vita e un programma di istruzione modellato sul suo culto. Noi, invece, sappiamo bene come stanno le cose e sappiamo che, anziché sul culto, la scuola è improntata sull'odio di Dante. Ed è normale, perché non si insegna né a leggere, né a capire, né tanto meno ad apprezzare la Commedia e ne viene fuori una cosa che dire pallosa è eufemistico, una frustrata pedanteria che genera interventi del tipo: A professore', ma non è che Dante e Virgilio, sotto sotto…? oppure Ma è vero che Dante si faceva le trombe? 

Molti di voi sapranno che Dante ebbe un bel po' di problemi col governo di Firenze e che fu costretto all'esilio. Non poté rimettere mai più piede nella sua città e, dopo anni di peregrinazioni, finì per morire di malaria a Ravenna, dove tutt'oggi riposa più indisturbato (molti lo credono sepolto altrove, o ancora vivo su un'isola deserta insieme a Marilyn Monroe, Elvis, Michael Jackson e Moana Pozzi). Ecco, Dante morì a 56 anni, ma fortunatamente fece in tempo a lasciarci la sua opera, ammirata per secoli. So che nel complesso l'articolo si è tramutato in un tremendo pippone, ma ai coraggiosi che giungono a leggere fin qui dico soltanto che un Paese normale celebrerebbe come si conviene l'anniversario della morte del più grande autore della sua tradizione letteraria. Noi, invece, andiamo oltre: ne malediciamo ogni giorno l'esistenza e l'opera, allontanandoci sempre di più da essa. Accadrà, però, che quando saremo nuovamente desiderosi di interessarcene ci renderemo conto di essere arrivati troppo in là e che, lontani come saremo, non potremo neanche più a distinguerla. Sarà allora che, nonostante le nostre dubbie capacità, riusciremo nel compito più arduo: trasformare la Commedia in una tragedia. Musica!

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I dieci libri più letti per finta secondo il Guardian

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(image credits: sodahead)

Vostro Onore, confesso e mi appello alla clemenza della corte. L'ho fatto, ma giuro, giuro, giuro, l'ho fatto per una buona causa, davvero. Ero al liceo, in seconda, ero giovane e stupida ed ero perdutamente innamorata di un tale di quarta, apparentemente intellettualoide, apparentemente politicamente impegnato. E così, Vostro Onore, per fare colpo ho finto di aver letto Lo straniero di Camus, che avevo sentito nominare dal tizio a caso, a quindici anni (quando invece l'ho letto solo un paio d'anni fa, alla veneranda età di ventitrè).

Ho finto di aver letto un libro, si, ecco qual è la mia colpa. Ma secondo uno studio su un campione di 2000 persone pubblicato circa una settimana fa dal Guardian, non sono sola. Non sono affatto sola. Anzi, la maggioranza ha nelle proprie librerie decine di libri che non ha mai letto, giusto per fare la figura dell'intellettuale, altri addirittura fingono senza averli nemmeno nelle librerie. Ma quali sono i libri più letti per finta (magari con la complicità di Wikipedia)? Chiaramente, sono quelli di cui si parla di più, quelli che si studiano di più nelle scuole e quelli di cui si fanno più spesso versioni cinematografiche. Insomma, praticamente si finge per moda. Un sacco di gente tra le risposte ha tirato in ballo Infinite Jest e Finnegan's Wake, ma la Top Ten è quella che segue, con percentuali annesse:

  • 1) 1984 – George Orwell (26%)
  • 2) Guerra e pace – Lev Tolstoy (19%)
  • 3) Grandi Speranze – Charles Dickens (18%)
  • 4) Il giovane Holden – J.D. Salinger (15%)
  • 5) Passaggio in India – E.M. Forster (12%)
  • 6) Il signore degli anelli - J.R.R. Tolkien (11%)
  • 7) Il buio oltre la siepe – Harper Lee (10%)
  • 8) Delitto e castigoFëdor Dostoevskij (8%)
  • 9) Orgoglio e pregiudizio – Jane Austen (8%)
  • 10) Jane Eyre – Charlotte Bronte (5%)

Ve lo aspettavate? Voi i libri di questa lista li avete letti davvero o per finta? E quali altri libri avete letto per finta, per un motivo o per un altro? Dai, su, confessate, è arrivato il momento, non siete soli, non siamo soli, ce lo dice il Guardian! Io, per aggravare ancora di più la mia situazione, aggiungo solo che il tale per cui avevo finto di aver letto Lo Straniero, alla fine si è fidanzato con una a cui piaceva Paulo Coehlo.

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Tigelle di e-news

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Qua in Emilia è arrivato l'autunno, fa freschino e già ci si rifugia volentieri sui colli ad abbuffarsi di tigelle, imbottendole di affettato, funghi e pesto come fosse in arrivo una carestia. Col freschino vien fame anche di notizie, no? Allora imbottitevi di e-news, che fuori è nuvolo!

  • Da un sondaggio condotto dall'aeroporto di Heathrow, pare che il 71% dei viaggiatori preferisca riempirsi il bagaglio a mano di libri piuttosto che leggere su un comodo e leggero eReader. Pare che la preferenza sia dovuta alle difficoltà climatico-ambientali tipiche delle vacanze: una pagina regge meglio con l'umidità, la salsedine, la sabbia, e soprattutto si legge meglio al sol le. Forse non tutti sanno ancora come funge un display e-Ink?
  • Meanwhile, in Russia… e invece qualcosa come il 75% dei "bambini" russi (dai 7 ai 15 anni, non tutti sono bambini attenzione!) leggono e studiano in digitale. Notate dissonanza rispetto agli adulti inglesi?
  • Il giudice Denise Cote ha sbattuto il martelletto del caso Apple speriamo per l'ultima volta. Sentenza definitiva emessa: 5 anni senza accordi con editori e 2 anni senza intrallazzi sui prezzi con le altre Big Five. Marcia indietro invece sull'interventismo riguardo alle app: iTunes potrà ancora ricaricare i prezzi del 30% del tutto indisturbato;
  • Anche in Québec spuntano piattaforme di eReading come funghi nella tundra: Nubook ha lanciato la propria multi piattaforma, con servizi per lettori, editori, scrittori, sviluppatori, su ogni tipo di device, di sistema operativo, con ogni tipo di app;
  • Ora anche un grande rivenditore come Kobo supporta le librerie indie: l'azienda ha anfatti aperto alcune collaborazioni con piccole librerie: semplicemente, dal sito della libreria si possono acquistare anche gli eBook di Kobobooks, in uno scambio di visibilità che giova certo più alla piccola realtà che al colosso. Siamo davvero sicuri che le librerie indie spariranno del tutto con la digitalizzazione?
  • A proposito di bundling, mentre in Italia solo i coraggiosi osano sperimentare, oltreoceano la formula continua a spaccare alla grande: la Marvel (editrice di fumetti che ha partorito The Avengers, per farvi capire) ha rilanciato lunedì All-New Marvel NOW, con tante nuove uscite e riedizioni epocali. La novità sta soprattutto qui: all'acquisto del numero #1 di qualsiasi fumetto, ne corrisponderà una versione digitale gratuita;
  • Nascono PocketBook Basic Touch e Sony PRS-T3: il primo un Pearl e-Ink di ultima generazione (ma sempre Pearl rimane…), e il secondo pure, con una risoluzione di 758×1024. Passi avanti per queste aziende, ma sempre quel chilomentor indietro rispetto a Kindle e Kobo. Rimangono valide alternative semplici ed econonomiche per le esigenze più basilari. Tipo leggere;
  • Amazon ha creato una mappa dei cibi tipici regionali americani basadosi sulle vendite degli eBook culinari. Più curiosi per il risultato o per i piatti?

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La seconda vita di Max Pezzali

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(photocredit: blogosfere)

 

E chi se lo aspettava. Già, direte voi, chi se lo aspettava che su Finzioni si mettessero a parlare di Max Pezzali. No, il mio chisseloaspettava si riferisce ad altro. A una rinascita, una seconda vita, una (ri)scoperta, chiamatela come volete. Perché il caso di Max Pezzali è senza dubbio singolare e credo meriti la dovuta considerazione; anche perché, come vedrete, in un modo o nell'altro c'è di mezzo un libro.  

La storia degli 883 la conosciamo tutti, proprio come conosciamo tutti il ritornello di Hanno ucciso l'Uomo Ragno o di Nessun rimpianto. Esatto, tutti, nessuno escluso, quindi giù la maschera. No, aspetta, ormai mica ci si deve vergognare di conoscere a memoria le canzoni degli 883. No? Eppure fino a qualche anno fa molti ti avrebbero sputato in faccia se ti beccavano a canticchiare Nord Sud Ovest Est sopra i quindici anni. Perché, si sa, durante l'adolescenza si va a tentativi ma si deve capire un po' che direzione prendere, anche indagando fino in fondo tutto la direzione che non vorrai prendere. Perciò scopriamo e ascoltiamo gruppi di cui ci innamoreremo follemente ma che magari, qualche anno dopo, considereremo solo il simbolo del passato, di una fase. Così per i libri, d'altronde. C'era chi a sedici anni leggeva Moccia e chi invece Dostoevskij. Poi si migliora, o si peggiora. Se vogliamo fare un paragone, ascoltare Max Pezzali qualche anno fa era come leggere Fabio Volo oggi. Negli Anni Novanta gli 883 hanno fatto epoca e negli Anni Duemila Il mondo insieme a te è diventato una specie di album-pomiciata, nonché fonte di ispirazione per giovani amanti armati di bombolette spray e/o di lenzuoli. E Max Pezzali è sempre stato coerente e valido, anche. Neanche lui, forse, si aspettava che nel 2013 sarebbe diventato il cantante del momento, icona ventennale apprezzata su tutti i fronti, in grado di potersi permettere di presentare battaglie tra rapper senza diventare lui stesso oggetto dello scontro.

Sarà che è uscito il suo best of e che ha buttato lì l'ipotesi di ritirarsi «da pugile imbattuto», fatto sta che il mondo della musica si è improvvisamente ricordato di lui, scordandosi di quando lo snobbava. Forse sta beneficiando dell'effetto vintage, che trasforma qualsiasi cosa in oggetto di culto per il semplice fatto di appartenere al passato, o forse sta meritatamente raccogliendo gli apprezzamenti che per un bel po' gli sono stati negati da quella buona fetta di pubblico che oggi lo riscopre. Tutto questo preambolo (perdonatemi, stavolta l'ho presa davvero larga) scaturisce dalla notizia dell'uscita di I Cowboy non mollano mai – La mia storia, autobiografia di Max Pezzali in uscita il 10 ottobre per Isbn Edizioni. Il libro racconta ovviamente la giovinezza di Max a Pavia, la voglia di evadere dalla provincia, la nascita degli 883 eccetera. Per i suoi fan si tratta di un testo imperdibile, ma non ci vuole un genio per sospettare che il libro potrà cavalcare alla grande l'onda del momento, la generale riscoperta di Max. Se fosse uscito due o tre anni fa, sarebbe stato accolto dai più con il solito risolino sprezzante di chi ascolta roba migliore di quella che ascolti tu, in tutto e per tutto uguale a quello di chi legge libri migliori di quelli che leggi tu. Poi però basta che il contesto ti indichi Max Pezzali come autore di culto ed ecco che anche qualche insospettabile finirà per leggersi I Cowboy non mollano mai, come è giusto che sia. Allo stesso modo, può darsi che tra qualche anno i libri di Ligabue saranno apprezzati non solo dalle ragazze che al concerto gli tirano il reggiseno e da D'Orrico che lo paragona a Carver, ma anche da tutti quelli che ne capiscono.    

L'esempio di Max Pezzali offre una lezione per molti. Anzitutto, per tutti i cantanti che credono di poter raccogliere più consensi e di liquidare l'etichetta che gli è stata affibbiata con gli anni: come vedete, c'è una possibilità anche per voi, state sereni. Poi per i settari della musica, e quindi anche dei libri, che pensano di decidere da sé e di essere estranei ai condizionamenti esterni: la voglia di conoscere è legata alla voglia di socializzare, perciò alla fin fine leggerete libri per parlarne con qualcuno, per far vedere agli altri che ne sapete qualcosa, per capire dagli altri se quello che state leggendo merita oppure no. Non per fare il cospirazionista, ma è inutile credere di essere totalmente liberi nelle nostre scelte. In sostanza, leggiamo e ascoltiamo quello che crediamo vada letto e ascoltato oppure che non vada letto e non vada ascoltato. Che sia in positivo o in negativo, è sempre rispetto a un canone che facciamo le nostre scelte, ma l'esistenza di un canone implica l'esistenza di una selezione, quindi di una scelta, ma di una scelta fatta da chi? Ora, dato che comincio a somigliare pericolosamente ad Adam Kadmon, dirò solo questo: pochi snobismi, perché c'è sempre da imparare, anche da Max Pezzali. Un abbraccio

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Bookatini extraletterari

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Siamo a metà settembre, l'autunno è alle porte, e per affrontarlo nel modo giusto non c'è niente di meglio di una bella scorpacciata di Bookatini extraletterari. Come si preparano? Semplice. Basta aggiungere al sugo un pizzico di serie TV, un pizzico di cinema e una spruzzata di musica e il piatto è pronto.

  • Iniziamo con Downtown Abbey. Avete presente? Serie televisiva, britannica, ambientata negli anni '10 del Novecento o giù di lì, che segue le peripezie dell'aristocratica famiglia Crawley e dei domestici (e c'è pure Minerva McGranitt che fa la Contessa). Comunque, la notizia, è che nella prossima stagione, che inizia in Gran Bretagna il 22 settembre, ci sarà anche Virginia Woolf, interpretata da Christina Carty. (via radiotimes)
     
  • Passiamo al cinema, in particolare ad Hunger Games. Julianne Moore, quattro nomination all'Oscar e un sacco di cult tipo Velvet Goldmine alle spalle, si aggiunge al cast del terzo film, "Il canto della rivolta", che dovrebbe uscire in due parti tra il 2014 e il 2015. La Moore interpreterà Alma Coin, e per non spoilerare troppo a chi non ha ancora letto tutti i libri vi diciamo solo che è la presidentessa del Distretto 13 (via Rolling Stone)
     
  • Torniamo alle serie TV. Breaking Bad. Non dobbiamo spiegarvi cos'è, vero? Comunque, la notizia è che lo scrittore ed illustratore Christopher Keelty s'è inventato un fumetto in cui spiega perchè in Canada Walter White non sarebbe mai diventato Heisenberg. (via Salon)
     
  • Chiudiamo con Miley Cyrus. Non vogliamo rovinarvi il pranzo, è che su Hairpin, la giornalista freelance Celeste Ballard (gran bel cognome, tra l'altro!) si è inventata una cosa fighissima che si chiama No Country For Old Miley. In cosa consiste? Praticamente, nel descrivere i video di Miley Cyrus (per ora ci sono "Wrecking Ball", quello degli MTV VMA, e "We Can't Stop") come se fossero racconti di Cormac McCarthy.

Il vostro piatto di Bookatini extraletterari è servito. Buona pausa pranzo, buon rimorchio durante la pausa pranzo, e soprattutto, buona lettura!

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L’Italia non è la Concordia?

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mentana saviano LItalia non è la Concordia?

 

 

 

 

 

 

 

 

Proprio in questi minuti sta girando per i social network l'immagine qui sopra. Però mi permetto di fornire un punto di vista un po' diverso. Principalmente perché ancor più che i saputelli, mi stanno antipatici quelli che dicono ai saputelli di non fare i saputelli. Sono quelli che "la sanno lunga", come dice Emmanuel Carrère.

L'atteggiamento di Mentana denota uno snobbismo secondo solo alla banalità trita del Saviano dei socialnetwork. Perché 'Italia non è la Concordia? Quando ci sono state le elezioni per chi decideva su cosa si possono fare le similitudini?

Questo non toglie che a Saviano piaccia il vincere facile, ma le metafore marittime sono più che necessarie, in casi come questi. Non lo dico io, lo scrive Dante (Purgatorio VI, 76-78)

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

La spocchia di Mentana è la stessa dei critici letterari, noiosi e goffi individui pronti a dettare la linea in nome di una autoproclamata superiorità. Deal with it, Chicco.

Christian Bale Deal With It Reaction Gif LItalia non è la Concordia?

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Autori vari – Scrittori fantasma

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Devo iniziare con una confessione: appena vengo a conoscenza di qualcosa – un libro, un racconto, un articolo, una traduzione, una lista della spesa scarabocchiata su un fazzolettino tutto incartocciato dal reiterato uso durante l'intero mese di febbraio – scritta da Marco Rossari (ne abbiamo parlato qui, qui e indirettamente qui), mi viene questo impulso di leggere tutto e di parlarne con chiunque mi stia attorno. Soprattutto dopo qualche birra. Bene, l'altra sera, dopo qualche birra, ho scoperto che Elliot ha pubblicato fa un'antologia di racconti di scrittori italiani – c'è Marco Rossari, ovviamente, Valeria Parrella e Giuseppe Montesano, tra gli altri – con un'idea di fondo molto bella e altrettanto divertente.

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In breve: vi ricordate di D.B. Caulfield, il fratello di Holden che aveva scritto "quel formidabile libro di racconti" intitolato Il pesciolino nascosto? Oppure il classico Il cagnolino rise di Arturo Bandini? Ora, tralasciando la strana coincidenza dei diminutivi dati agli animali nei libri che non esistono, i curatori dell'antologia hanno pensato di assegnare a vari autori il compito di riempire, come pare a loro, questi vuoti letterari. Ovviamente sono venute fuori cose diversissime l'una dall'altra. E ovviamente non possiamo certo metterci qui a raccontarvele tutte. 

Un paio sì, però. Valeria Parrella, per esempio, tira fuori il Maestrissimo Borges e il suo Miracolo segreto, quel racconto in cui Hladìk, davanti al plotone di esecuzione, chiede a e ottiene da Dio un anno per completare la sua opera I nemici e la scrive tutta a mente in quel secondo dilatato che lo separa dalla sua fucilazione. La Parrella allora si inventa l'atto terzo scena terza di quella grande opera. 

Marco Rossari invece tira fuori della gran metaletteratura hard al cubo: da buon rothiano, si inventa di aver tradotto il pezzo mancante di Carnovsky, il libro che ha reso famoso Nathan Zuckerman, alter ego di Philip Roth. Un gran casino da spiegare ma molto più liscio e, come dire, plausibile da leggere e con delle scene di sesso e delle porcate che manco Mickey Sabbath, per dire. 

Giocare con la letteratura è importante ed è anche il miglior modo per ricordarci che la letteratura, appunto, non è altro – ed è addirittura - il grande gioco del mondo.

AA.VV. – Scrittori fantasma – Elliot edizioni 2013 – 189 pagine – 18 euro e cinquanta

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John Lennon scrittore: in mostra dal 18 settembre

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John Lennon

 

He'd had a hard day's night that day, for Michael was a Cocky Watchtower.

Prima che divenisse un successo planetario, un'attestazione di A hard day’s night risale alla raccolta di racconti degli esordi scritti da John Lennon. Che sì, non era solo cantautore e polistrumentista, forse non tutti lo sanno, ma anche scrittore, con una vocazione alla satira, al racconto umoristico e al calembour.

Questo lato meno famoso sarà in esposizione dal 18 settembre al 20 ottobre al Museo della Musica di Bologna. Literary Lennon. John Lennon scrittore, questo il titolo della mostra, aprirà in occasione di Artelibro Festival del Libro d’Arte.

La mostra sarà divisa in sezioni, a ognuna delle quali è assegnato un tema. Le prime due sono dedicate al debutto come autore e al primo grande successo editoriale, In His Own Write; la seconda e la terza ospitano A Spaniard in the Works e le successive pubblicazioni che riunivano i primi due libri; gli spazi successivi sono dedicati alle produzioni postume, Skywriting by Word of Mouth e i due volumi che vedono Lennon impegnato come illustratore; l’ultima sezione è infine dedicata ai testi del Lennon drammaturgo e alle collaborazioni con Yoko Ono.

In Italia i primi due libri di John Lennon sono stati tradotti per la prima volta a 35 anni di distanza da Arcana, grazie all’adattamento di Antonio Taormina e Donatella Franzoni, che si impegnarono in un funambolico lavoro di traduzione di giochi linguistici, sempre difficili da trasferire da una lingua all’altra senza inquinare il senso originale e mantenendo inalterato il potenziale comico.

Questa mostra getta luce non solo sulla biografia di John Lennon, ma anche sulla produzione musicale dei Beatles, largamente influenzati dalle sue visioni narrative. Se avete intenzione di andare a visitare e volete saperne di più, sul sito di Artelibro trovate tutte le informazioni. 

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Franzen contro tutti

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Franzen

Photo credit: Il Foglio.it

Franzen ha parlato di nuovo. Lo ha fatto venerdì scorso sulle pagine del Guardian e come sempre le sue dichiarazioni non sono passate inosservate. Il grande censore si è scagliato questa volta contro Amazon e il suo fondatore Jeff Bezos, paragonato nientepopodimeno che a uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse (parola che nell’articolo ricorre innumerevoli volte), colpevole di aver impoverito il panorama letterario favorendo il successo di «yakkers and tweeters and braggers» (che potremmo tradurre come sbruffoni e millantatori). Franzen ha osservato che l’obiettivo di Bezos sarebbe creare un mondo dove i libri sono tutti auto-pubblicati o pubblicati da Amazon stesso, con lettori che dipendono dalla recensione di Amazon nella scelta dei libri e autori incaricati della propria promozione, se non di pagare per ottenere recensioni a cinque stelle.

Queste dichiarazioni fanno parte di un pezzo dal significativo titolo What’s wrong with the modern world? uscito sul Guardian in occasione dell’imminente pubblicazione di The Kraus Project, che uscirà per Harper Collins il 1° ottobre, incentrato sulla figura di Karl Kraus, autore satirico austriaco vissuto nella prima metà del ’900 e noto per la sua critica tagliente alla cultura e alla società a lui contemporanee, al punto di essersi guadagnato il soprannome di The Great Hater. Nel pezzo Franzen suggerisce che le osservazioni che Kraus fece a inizio Novecento possono dire molto anche della nostra contemporaneità, saturata dai media e tecno-narcotizzata. E già che c'è ne approfitta per una stoccata alla Apple e ai suoi utenti, per una frecciatina a Salman Rushdie, colpevole di non aver saputo resistere a Twitter – e Rushdie gli ha risposto invitandolo a rimanere nella sua torre d’avorio – e ancora al magazine N+1, che ha definito la vecchia carta stampata "maschile" affermando che Internet è donna… Si passa poi alla politica estera americana, alla corruzione dell’informazione e il pezzo continua su questi toni con una serie di argomentazioni durante le quali si fa sempre più esplicito il confronto con la figura di Karl "The Great Hater" Kraus. Parlando di Kraus, Franzen arriva a parlare di se stesso e a spiegare come la scoperta dell’autore austriaco lo abbia portato – dopo che fino all’età di 22 anni non aveva conosciuto la rabbia – a guardare alla sua contemporaneità con uno sguardo più critico.

Uno sguardo al quale ci siamo abituati da un pezzo, basta ripercorrere velocemente le sue invettive che hanno preso di mira negli ultimi anni svariati bersagli. In principio fu Facebook, tomba dell’individualismo e creatore della passività del like. Poi è stata la volta degli e-book, definiti da Franzen come un danno per la società, gratificazioni immediate che non possono competere con la permanenza del libro cartaceo. Non venne risparmiato nemmeno Twitter, odiatissimo per la cultura della brevità tipicamente americana che esprimeva (e Twitter gli ha risposto dedicandogli un hashtag tutto per lui: #JonathanFranzenhates). Ultimamente ci sono andati di mezzo pure i gatti randagi, che rappresenterebbero un problema ambientale negli USA, responsabili del declino della popolazione dei piccoli uccelli (chiunque abbia letto Libertà e si sia sorbito pagine e pagine sulla dendroica cerulea sa di cosa stiamo parlando). E non abbiamo citato l’insofferenza verso i cellulari, la nota antipatia per Steve Jobs, la critica al canone di Bloom, il rapimento di Marcon… e credo che la lista non sia comunque esaustiva.

Che lo amiate o lo odiate, va spezzata una lancia a suo favore: quest’uomo di certo non si preoccupa di piacere a tutti, ma dice quello che pensa correndo il rischio di risultare antipatico a molti. Sentendolo parlare di Kraus viene immediato stabilire una connessione tra i due Great Hater, anche se non è affatto facile capire se Franzen sia l’Hater più odiante o il più odiato dagli Hater. Ma in fin dei conti, uno scrittore del suo livello ha bisogno anche di starci simpatico? 

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Orsù, non litigate!

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Se vi è capitato di approfondire la vita e la personalità dei vostri scrittori preferiti vi sarete di certo accorti che molti di questi hanno, o hanno avuto, un caratterino niente male. Che gli scrittori siano un tantino permalosi e che si leghino al dito i torti subiti, come per esempio una stroncatura della critica o quella da parte di un collega, anche questa è cosa risaputa. 

Nella storia della letteratura le beghe tra scrittori ci sono sempre state, per cui: benvenuti al Fight Club degli scrittori!

1. Tom Wolfe vs Norman Mailer: tra i due nacque una faida dopo che Norman Mailer pubblicò sulla New York Review of Books un articolo sul libro Un uomo vero di Tom Wolfe, nel quale sosteneva che:

Leggere il romanzo di Tom Wolfe è come fare l'amore con una donna di 300 chili; nel momento dell'amplesso o te ne innamori o muori asfissiato.

2. Gore Vidal vs Norman Mailer: di nuovo Mailer che, insomma, non le mandava e dire. La rivalità fra loro durò molti anni e fu molto accesa. Nell'inverno del 1990 s'incontrarono al Plaza Hotel, o, per meglio dire, si scontrarono, infatti, in quell'occasione finirono addirittura alle mani. I due se le dissero anche attraverso alcune interviste e persino in tv e questo video ne è una dimostrazione.

3. V.S.Naipaul vs Paul Therouxl'amicizia trentennale tra il premio Nobel Naipaul e il romanziere americano Theroux è andata in fumo quando il primo ha accusato il secondo di voler sedurre la moglie. L'astio tra i due è andato avanti per anni, però, forse, Theroux ha avuto la meglio pubblicando un libro su Naipaul, Sir Vidia's Shadow, nel quale Theroux racconta dei loro tre decenni di storia comune, dalla nascita della loro amicizia fino alla fine di questa.

4. Mary McCarthy vs Lillian Hellman: queste due sono addirittura arrivate a agire per vie legali dopo che la McCarthy disse:

Ogni parola che la Hellman scrive è una bugia , comprese le congiunzioni e gli articoli.

Hellman rispose attraverso i suoi avvocati. La battaglia legale durò cinque anni e terminò solo a causa della morte di Hellman. Due tipe davvero toste!

5. James Wood vs Jonathan Franzen: Wood è stato uno dei pochi ad aver avuto il coraggio di dire qualcosa di negativo sul romanzo più famoso di Franzen, Le correzioni, provocando la reazione di quest'ultimo che si scagliò contro i critici e le riviste letterarie in generale:

Solo in pochissimi riescono a fare una critica seria. È tutto così sarcastico, così ad hominum, o bianco o nero. 

Tra l'altro, proprio oggi, un altro nostro articolo della sezione news ci ricorda che Franzen è un tipo per nulla accomodante.

Adesso a voi la parola: quali bisticci tra scrittori ricordate?

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Colum McCann | TransAtlantic

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Non ho mai avuto grande attitudine né, colpa mia, interesse per la storia. E TransAtlantic è un romanzo storico, ma io quando ho deciso di leggerlo non lo sapevo. L'avevo scelto perché selezionato nella longlist del Man Booker Prize 2013. È dalla longlist, composta da 13 titoli, che è stata poi selezionata la shortlist, dai cui titoli il 15 ottobre sarà scelto il vincitore di quello che viene considerato "l'Oscar della letteratura". La recensione in 140 caratteri su Twitter parlava delle vicende di tre generazioni di donne nel corso dei secoli attraverso i continenti e questo era il romanzo che mi aspettavo.

cover Colum McCann | TransAtlantic

Ho aperto il libro e, per i primi capitoli, non vi ho trovato che uomini e tanta, tanta storia – che, come dicevo, non mi piace. La prima traversata dell'Atlantico in aereo. Uno schiavo liberato. Il raccolto di patate andato a male e la grande carestia in Irlanda. Il Good Friday Agreement, gli accordi del venerdì Santo. Nomi sconociuti: Douglass, Brown, Alcock, mischiati a nomi noti: Clinton, Blair, McGuinness. Mi sembrava di essere tornata al primo anno di università e di avere un esame imminente.

Mano a mano che mi avvicinavo alla metà del romanzo la situazione non cambiava. Storia. Fame, guerre, povertà, schiavitù, emigrazione. Quasi a metà libro mi sono trovata a riflettere se avesse senso andare avanti. Allora ho preso una decisione: fidarmi dell'autore e continuare a leggere.

Sono stata ripagata con l'entrata in scena delle donne di cui avevo letto su Twitter: lavoratrici, coraggiose, ribelli, orgogliose. Toste. Una ragazza partita dall'Irlanda, poi la storia di sua figlia e della figlia di sua figlia, fino alla bisnipote. La Storia le accarezza, le leviga, le colpisce, a volte molto forte. Loro, mai sul campo di battaglia, ma sempre in prossimità di esso, paiono avere un punto di vista privilegiato sugli eventi e i loro occhi, gli occhi delle donne, paiono diventare gli occhi della Storia.

Avvicinandomi alla fine del romanzo mi sentivo sempre più una lettrice soddisfatta: avevo deciso di fidarmi dell'autore e che piacere ho provato quando i nomi hanno iniziato a tornare e gli ingranaggi del racconto a innescarsi, quando ho iniziato a sentire nella mente i piccoli "click" di tanti piccoli tasselli che vanno a posto.

Immagino che un romanzo storico sia tanto più riuscito quanto più sa miscelare il generale al particolare e sfumare il confine tra la realtà e la finzione. Non quando ti chiedi: "Chissà se questo è realmente accaduto", ma quando smetti di chiedertelo. A fare tutto questo TansAtlantic ci riesce benissimo. "Romanzo storico" è un nome perfettamente bilanciato, due parole, sette lettere l'una: equilibrio perfetto. In TransAtlantic ho trovato questo equilibrio. È tanto storico, sì, ma altrettanto romanzo.

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Un nuovo romanzo per Mario Vargas Llosa

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A novembre arriva in Italia il nuovo romanzo di Mario Vargas Llosa, El héroe discreto, da poco uscito in Spagna e in Sudamerica. L'uscita segna il ritorno dello scrittore peruviano a due anni di distanza da Il sogno del Celta, romanzo uscito nel 2010, anno in cui lo scrittore ricevette il premio Nobel.

Il romanzo è ambientato a Lima, una città moderna e vitale che vive un boom economico dopo anni di miseria. La crescita economica però porta anche ad un incremento della delinquenza. In questo contesto s'inserisce la storia del protagonista Felicito Yanaqué, titolare di una piccola impresa, un eroe di tutti i giorni costretto a combattere quotidianamente le estorsioni della criminalità locale. La storia s'intreccia con quella di un miliardario alle prese con due figli che aspettano come iene la morte del padre per spendere la sua eredità. 

Nel El héroe discreto tornano alcuni personaggi già conosciuti in altri romanzi di Varga Llosa come il sergente Lituma de Il caporale Lituma sulle Ande e don Rigoberto de I quaderni di don Rigoberto

In un'intervista a El Comercio ripresa da Panorama, lo scrittore parla del suo romanzo e del suo omaggio all'eroismo delle persone comuni, quell'eroismo quotidiano che rende il mondo intero un posto migliore: «In ogni società ci sono persone oneste, con convinzioni e principi, che fanno grandi sforzi per comportarsi correttamente […] Sono le persone come queste che aiutano la società ad andare avanti».  

Mario Vargas Llosa ha bisogno di poche presentazioni. Rappresenta la vecchia guardia della letteratura sudamericana, peruviano di nascita e spagnolo d'adozione. Autore di romanzi come La città e i cani, La Casa Verde, La zia Julia e lo scribacchino e Pantaleón e le visitatrici. Primo scrittore di origini peruviana a vincere il Nobel nel 2010 per «la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo.»

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Chiude Rainbow eBooks

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Si parla tantissimo della crisi dell'editoria, in particolare delle librerie e delle piccole realtà, che irrimediabilmente e inevitabilmente chiudono i battenti. Quello di cui non si parla altrettanto spesso è come la crisi influenzi anche i piccoli store online, e a volte neanche tanto piccoli: chiudono, signore e signori, tante realtà, magari anche da poco lanciate come piccole rivoluzionarie novità. E dicevamo non solo piccole, ma anche medio grandi, peraltro abbastanza famore. È questo il caso di Rainbow eBooks, lo store online specializzato in letteratura LGBT (Lesbian, Gay, Bisex, Transgender).

Di ieri l'annuncio di Rainbow eBooks secondo il quale lo store rimarrà disponibile ai lettori fino a fine Settembre, lasciando un margine temporale per il dowload degli eBook fino al 31 Dicembre, per poi chiudere definitivamente. Un brutto colpo per questa realtà già di nicchia ma abbastanza famosa nel contesto letterario LGBT, consideranto anche i venti gelidi dell'omofobia e della violenza che dall'Est, prima dal Caucaso poi dalla Russia, che hanno portato e portano tanta indignazione, rabbia e sofferenza.

Non è questo, tuttavia, un altro eclatante caso di discriminazione: si tratta puramente di una questione monetaria. Fortunatamente, la formula d'acquisto eBook della piattaforma non prevedeva semplicemente la "vendita della licenza" per il possesso del testo. Il problema, altrimenti, sarebbe stato ben più grave, in quanto al chiudere dell'azienda i lettori avrebbero visto sparire i propri ebook dal proprio eReader.

Ecco quanto succede ai lettori che acquistano sui piccoli store: questi chiudono, e inevitabilmente, data la concorrenza numerosa e a volte troppo potente (competereste voi con Amazon?), ed una volta chiusi puf, gli eBook venduti non esistono più nei device degli acquirentiQuando si acquista la "licenza" un eBook, infatti, non lo si possiede fisicamente: quel che si possiede è la possibilità di usufruirne a piacimento, finchè il fornitore esiste.

La grande minaccia della grossa concorrenza non è quindi relegata solo all'editoria cartacea, alle piccole librerie: anche i piccoli e medi rivenditori online soffrono la crisi e la competizione impari. E nel caso dell'editoria digitale, questo comporta disagi ancora più gravi ai lettori, che spesso non posseggono nemmeno più l'eBook acquistato, e che quindi hanno perso una parte di sè (romanticamente parlando) oltre ovviamente ai loro soldi. Ma cosa succede quando ad essere colpita è una comunità – e come tale, ricordiamo, ha bisogno della propria letteratura per vivere – già colpita ai reni dal contesto culturale?

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Inferno: regia di Steven Spielberg

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Come sempre con i tomi di Dan Brown, non fa in tempo a uscire il libro che già si può star sicuri che raggiungerà anche le sale cinematografiche. E del resto è presto detto: il libro stesso pare scritto come una sceneggiatura, perciò il lavoro di pre-produzione non richiede troppi sforzi. Epperò l'uscita di quello che sarà un altro filmone (dopo Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni), Inferno, è prevista solo per il 2015. Il nome principale resta invariato: Tom Hanks vestirà di nuovo i panni di Robert Langdon mentre Ron Howard pare sia stato scalzato dalla seggiolina della regia. Ma se le cose andassero diversamente?

REGIA

Approfittando del fatto che ancora nessuno sa chi, e se, rimpiazzerà Ron Howard (che può sforzarsi in milioni di modi di sfornare film come A Beautiful MindFrost/Nixon ma rimarrà sempre e solo Richie Cunningham, se ne faccia una ragione), noi proponiamo uno Steven Spielberg. Perché in fondo in fondo quale differenza potrà mai esserci tra un'avventura di un professore specializzato in segni, religioni e arte, tra le altre cose, in corsa per l'Europa tra Firenze Venezia e Istanbul e un'avventura di un professore di archeologia che si improvvisa uomo d'azione come Indiana Jones? Nessuna. E tanto i tempi di Schindler's List o Munich sono – per fortuna? – ormai alle spalle. 

CAST

Robert Langdon – Liam Neeson. D'accordo, Tom Hanks ha la faccia anonima e alle volte piaciona che si confà particolarmente alle descrizioni fisiche proposte da Dan Brown nei diversi libri, sempre poche a dire il vero. Ma tanto per provare si potrebbe lasciare il posto a Liam Neeson, che in avventure ha provato a cimentarsi da un po' con risultati discreti (vedi i vari Taken e Batman). In questo modo oltre alla sintonia con il regista, si avrebbe un personaggio un po' più peculiare e variamente interessante del classico Hanks.

Bertrand Zobrist – Ralph Fiennes. L'arcinemico di Robert Langdon almeno per quanta riguarda questa avventura, è uno spilungone, colto e sinistro, che parla forbito e se ne sta per lo più nascosto in una grotta sott'acqua. Se già solo da queste poche parole non avete in mente Lord Voldemort significa che abitate su un altro pianeta. Chiunque sia il regista, e ancora una volta Spielberg sarebbe perfetto perché anche loro due hanno già lavorato insieme, deve sapere che solo Ralph è perfetto per questo ruolo, meglio ancora se senza naso esattamente come in Harry Potter.

Elizabeth Sinskey – Judi Dench.  La signora elegante con i boccoli bianchi che le arrivano alle spalle, sicura di sé e autorevole, tanto da essere a capo dell'Organizzazione mondiale della Sanità, acerrima nemica di Zobrist, non può che essere Judi Dench. Una Judi con il cipiglio di M in 007 ma con i capelli di Chocolat. Bella, imponente, forse un poco meno giovane della Sinskey che si figurava Dan Brown, ma il ruolo le sembra scritto addosso.

Sienna Brooks – Claire Danes. E infine per la compagna di viaggio nonché traditrice, nonché per un momento amante di Robert Langdon (scusate lo spoiler, è proprio verso la fine questo dettaglio ma tanto se siete qui avrete ben letto il libro, no?) nessuna è meglio di Claire Danes, ovviamente per come l'abbiamo vista come agente bipolare della CIA in Homeland. La protagonista di Inferno è una ragazza un po' spostata con una parrucca bionda in testa e in realtà pelata. Claire Danes con i tic che ha magistralmente manifestato in Homeland è perfetta.

Ovviamente se aveste qualche altra proposta siete caldamente invitati a farvi avanti: il toto-attori e regia è ancora aperto. Ci si potrebbe persino immaginare un cast all'italiana di tutta la mega-produzione, che a dire il vero una Virna Lisi potrebbe anche riuscire a scalzare la super-navigata Judi Dench, ma il Tom Hanks italiano chi è?

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Vianeggiamenti in quel di Milano

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Come vi abbiamo già accennato, in occasione dell'uscita di Mood Indigo — La schiuma dei giorni al cinema, Marcos y Marcos ha organizzato Vianeggiamenti, una serie di incontri volti a raccontare, tra letture, proiezioni e musica (suonata col famigerato pianocktail? Chissà!), quella che Queneau ha definito «la più bella storia d'amore di tutti i tempi».

Da questa sera, in particolare, Vianeggiamenti arriva a Milano e ci rimarrà per tre giorni. Ecco il calendario degli imperdibili eventi dedicati al capolavoro di Boris Vian:

MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE, ore 20.00
Institut français Milano,
Palazzo delle Stelline, corso Magenta 63
Marcos y Marcos presenta
Vianeggiamenti
tra
La schiuma dei giorni di Boris Vian, tradotto da Gianni Turchetta, e Mood Indigo — La Schiuma dei giorni di Michel Gondry.

Un’ora di letture, ascolti e visioni, un viaggio nel mondo fantastico di Boris Vian.

Letture di Tina Venturi e Gianni Turchetta
musiche di Duke Ellington
scene dal film di Michel Gondry
Ingresso gratuito
In collaborazione con Koch Media e l’Institut français Milano.

GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE, ore 18.00
Libreria coop Statale, via Festa del Perdono 12
Pianocktail, Sbircia-sbircia, Arcivettovo: tradurre Boris Vian
Gianni Turchetta, traduttore del romanzo, racconta la straordinaria storia del libro e il dietro le quinte del suo lavoro.

VENERDÌ 20 SETTEMBRE, ore 19.00
Libreria Gogol & Company, via Savona 101
Café Vian
Spettacolo musicale ispirato a La Schiuma dei giorni
alla tromba Raffaele Kohler
alla batteria Alessio Russo
alla voce (canto e letture) Francesca Dipilato
Ingresso gratuito.

Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare la pagina facebook dedicata ai Vianeggiamenti milanesi.

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Essere indie… in Sardegna

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La Sardegna è una famosa meta di vacanza, negli ultimi anni presa di mira dal turismo cafone e vipposo. In realtà, oltre le spiagge affollate e lo yacht di Briatore, “mamma Sardegna” è indie doc, persino nella bandiera dei Quattro Mori (quella originale, quella in cui gli uomini danno le spalle al Continente). È un’isola tutta da scoprire, una terra misteriosa, racchiusa nel suo segreto più profondo, tra le infinite pagine della sua tradizione.

Vien da dire, “Sardegna: oltre il mare, c’è di più!”, e ve lo scrive una che il mare ce l’ha nell’anima. Allora, presto, cosa dite di farci un bel tuffo nei libri?

Il tour sardo delle librerie indie inizia dalla East Cost, ai piedi della bellissima isola di Tavolara, a Porto San Paolo, nella libreria Oltre il mare dove mio nipote ha comprato il suo primo Harry Potter ed io, anni fa, i miei primi libri di narrativa sarda: Ferro e fuoco di Grazia Deledda, La vedova scalza di Salvatore Niffoi, Ferro Recente di Marcello Fois e Sì… otto! di Sergio Atzeni. Conflitti generazionali a parte, la piccola libreria, situata in via Pietro Nenni, è molto accogliente. Tra le sue mura, piene di scaffali di libri, si respira aria di salsedine mista a cultura.

La Oltre il mare è stata fondata nel 2000 da Giovanni Massaiu e Amelia Pigliaru. Da quattro anni è gestita dalla Libreria Koinè di Sassari, che spesso organizza molti eventi e incontri con gli autori, resi ancora più suggestivi dalla location. Gli ospiti e gli spettatori, infatti, vengono fatti accomodare in un grazioso giardino, un vero piccolo locus amoenus con vista su Tavolara. I lettori qui, trovano un posto tranquillo, lontano dalle orde barbariche dei turisti più accaniti.

oltre il mare garden Essere indie... in Sardegna

Chiedo al gentilissimo Aldo Addis, titolare della Koinè di Sassari e della Oltre il mare, di spiegarmi quali sono le opportunità che offre il turismo ad una piccola-medio libreria. Mi racconta che per la Sardegna l’arrivo dei turisti ha costituito da sempre un moltiplicatore di vendite di libri. Afferma che in tante piccole località di mare esistono librerie che fanno fatturati interessanti. Purtroppo la crisi del turismo in Sardegna, sta progressivamente riducendo quel segmento di mercato. La piccola libreria qui a Porto San Paolo è davvero indie-pop, si trasforma in un strano punto d’incontro tra il turista della maglietta spiritosa e il lettore sempre in cerca di novità, che magari ha voglia di rilassarsi con un buon libro, sorseggiando un bicchiere di vermentino o mirto.

libreria oltreilmare Essere indie... in Sardegna

Lasciamo la East Cost, percorriamo la strada statale 597, che ci porta da Olbia a Sassari e andiamo a trovare la sorella maggiore della Libreria Oltre il mare. Entriamo nel mondo della Koiné di Sassari, il cenacolo di scrittori, artisti e lettori di via Roma, che parlano la ‘lingua comune’ della cultura. Ritroviamo Aldo Addis, 46 anni, figlio del grande Michelino Addis, fondatore nel 1974 dell’Agenzia Libraria Moderna, oggi diventata Libreria Internazionale Koinè, punto di riferimento per tutti gli studenti del Polo Umanistico dell’Università di Sassari. La libreria, infatti, era nata come universitaria. Oggi, invece, si rivolge ad un pubblico medio-alto, più eterogeneo, offrendo una varietà di generi e di letture.

Chiedo ad Aldo cosa ha significato in passato e cosa significa oggi essere una libreria indie in Sardegna. La sua risposta è molto interessante: “Mettere insieme chi legge (e in Sardegna sono tanti i lettori, più che nella media nazionale) con chi scrive (e gli scrittori sardi hanno trovato nei librai i migliori alleati per farsi conoscere ed affermarsi prima nell'isola, e poi, a livello nazionale ed internazionale). Fare i librai in Sardegna ha significato essere protagonisti di un mondo, quello del libro, che ha dimostrato di sapersi affermare per la sua qualità, di sapersi mettere in rete per affrontare le difficoltà del momento, di costituire un modello di promozione del libro che altrove non c'è'”.

E cosa pensa dell’editoria digitale un grande librario indipendente come Addis? “La rivoluzione digitale e' ineluttabile e cambierà in parte le abitudini dei lettori, spostando anche una parte di mercato (soprattutto quella legata alla manualistica e agli aggiornamenti professionali) dalla carta al libro elettronico. Non bisogna fare battaglie inutili di retroguardia, ma valutare le potenzialità che il digitale, e in genere, la rete, possono offrire per la diffusione della lettura. Il libro di carta non scomparirà, ma dobbiamo educare le future generazioni alla lettura, perché stiamo rischiando di perdere i lettori”.

Libreria Koine main image object Essere indie... in Sardegna

Lo staff della Libreria Koinè è semi-familiare: oltre a cinque collaboratori, Aldo lavora con la moglie e il figlio, ulteriore segno di amore condiviso per i libri, motore principale di questa straordinaria attività, che viene ripagata soprattutto dal rapporto con i clienti. Chi sono i clienti ideali per Aldo? “Quelli che danno i consigli a noi, che di quei consigli facciamo tesoro per proporre le migliori letture a tutti”. L’obiettivo della Koinè è molto chiaro: essere presenti in ogni luogo dove si parli di libri, favorendo il più possibile l’incontro tra lettori e scrittori. Infatti, i prossimi due autori che saranno invitati a Sassari sono Francesco Abate e Marcello Fois, ospiti del Festival Letterario Entula, diffuso ormai in molti paesi della Sardegna.

Salutiamo il Nord e viaggiamo verso il Sud. A Cagliari ci aspetta a braccia aperte la Libreria Mieleamaro in Via Manno, non lontano dal Porto di Cagliari. Anche qui si sente il profumo del mare! Questo bellissimo alveare di libri è stato fondato alla fine del 2008 da Mario Peddio e da Sebastiano Congiu, titolare di uno dei marchi storici dell'editoria sarda: la Ilisso.

L'offerta editoriale è varia, la libreria ha un vasto assortimento che spazia dalla narrativa nazionale e internazionale alla saggistica, passando per il reparto bambini e ragazzi e quello dei libri illustrati e delle guide. Cagliari è una città molto turistica, così, la libreria offre un buon assortimento di libri in lingua per rispondere anche alle esigenze dei turisti stranieri, che spesso arrivano da paesi in cui si legge più che nel nostro. Giovanni Curreli, il titolare, aggiunge: “In libreria esiste anche un' intera sala dedicata alla Sardegna perché è un settore a cui teniamo molto e per cui cerchiamo di essere un riferimento. Ultimamente abbiamo anche ampliato la nostra offerta con dei prodotti artigianali di alta qualità come le ceramiche di Terrapintada e dei gioielli derivanti dalla tradizione sarda”.

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Giovanni è un giovanissimo libraio di 31 anni. Racconta che, oggi, essere una libreria indie in Sardegna significa confrontarsi con una crisi generale e con la difficoltà che i vari competitori generano. Un supermercato che vende i 100 titoli in classifica col 15 per cento di sconto è ovviamente un rivale difficile da contrastare, ma bisogna continuamente inventare dei modi per offrire ciò che i supermercati o le grandi catene non offrono: rapporto diretto col lettore, organizzazione di eventi, creatività nell’assortimento. Ed è importante fare rete con le altre librerie in città, contro grandi avversari bisogna trovare delle alleanze.

Ci presenta gentilmente lo staff della Mielamaro: c’è Luca, il suo braccio destro, memoria storica della libreria, da sempre presente, e c’è Mariangela, il suo braccio sinistro, il tocco femminile, perfetta organizzatrice degli scaffali. A Quartu Sant’Elena, a pochi passi da Cagliari, c’è poi Diana, che si occupa dell’altro punto vendita, aperto di recente e che punta alla creazione di laboratori per bambini per “istigarli” alla lettura. Anche la Mielamaro sta organizzando la nuova stagione di presentazioni con vari autori, sia con incontri all’interno della libreria, sia con manifestazioni più grandi organizzate con la collaborazione di Liberos.

Giovanni ci spiega la loro politica nei confronti dei grandi store online: “Ovviamente il rapporto è di concorrenza ma bisogna anche essere coscienti che si deve offrire qualcosa in più delle librerie on-line in termini di servizi, disponibilità e competenza, altrimenti uno preferisce lo stesso libro scontato. Per fortuna la dimensione fisica del libro non è sostituibile e in questo le librerie che sapranno adattarsi avranno comunque vita lunga. Lo stesso discorso va fatto per il libro digitale, probabilmente non sostituirà mai del tutto quello cartaceo ma ovviamente chi dalla nascita è abituato ad interfacciarsi con uno schermo elettronico avrà meno problemi ad adattarsi, bisogna promuovere la lettura di libri cartacei già dalla tenera età”.

Giovanni aggiunge: “Credo che uno dei ruoli delle librerie indipendenti sia quello di diversificare l’offerta promuovendo dei libri che semplicemente meritano”. E quali sono questi libri?

NARRATIVA SARDA: CONSIGLI DI LETTURE Abbiamo chiesto ad Aldo e Giovanni, i gentili librai che hanno accolto le nostre domande, di darci dei consigli di lettura sulla narrativa sarda di ieri e di oggi. Aldo della Koinè di Sassari ci consiglia, come classico, Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu e, come novità, Un posto anche per me di Francesco Abate. Giovanni della Mielamaro di Cagliari, invece, ci propone tutti i libri di Sergio Atzeni e gli ultimi due libri di Marcello Fois, Stirpe e Nel tempo di mezzo.

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Jussi Adler-Olsen | Il messaggio nella bottiglia

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La prima volta che ho letto un libro di Jussi Adler-Olsen era anche la priva volta che mi capitava tra le mani un giallo scandinavo. Non avevo mai letto Stieg Larsson né Jo Nesbø e mi affacciavo con un po' di sospetto.

È durato poco.

Il giallo è un genere letterario costruito per smantellare le certezze del lettore. Ogni svolta della pagina è una svolta che ti può far mancare il terreno sotto i piedi. Ma non solo. Per esempio, ero convinto che nei paesi nordici – Svezia, Norvegia e Danimarca (l'autore è danese) – fossero tutti alti, biondi e con i denti bianchissimi perché usano Daygum ProtexPensavo che la socialdemocrazia scandinava fosse un sistema politico pressoché perfetto, dove i cittadini sono responsabili e attenti, la classe politica è affidabile e parsimoniosa, tutti pagano le tasse e hanno un sacco di servizi pubblici impeccabili. Invece i romanzi di Adler-Olsen mettono a nudo una realtà diversa, con gente bassa, scura e bruttarella: i suoi personaggi sono tutti dei freak, sono “menomati” si dentro che fuori. E poi ci sono i cortei in piazza, la polizia che si lamenta per i tagli, gli immigrati che si lamentano per il disagio, le ex mogli che si lamentano con gli ex mariti.

Vabbè, quelle ci sono dappertutto.

Come i cattivi: son cattivi in tutte le parti del mondo. Anche se spesso sono insospettabili.

il messaggio nella bottiglia adler olsen.jpg Jussi Adler Olsen | Il messaggio nella bottigliaIn questo terzo episodio il detective Carl Mørk e tutta la sezione Q – ossia la sezione cui sono destinati tutti i vecchi casi non risolti – si trova ad affrontare un cattivo di tutto rispetto ed un caso che riemerge, letteralmente, da un passato quasi dimenticato. Un messaggio in una bottiglia, torna a galla sulle coste scozzesi dopo chissà quanto tempo e all'interno contiene una richiesta d'aiuto, in danese, scritta con il sangue.

I libri di Adler-Olsen ti prendono dalla prima pagina e filano via con il ritmo dei serial crime. Se siete degli appassionati di CSI, giusto per citare il più famoso, riconoscerete la classica struttura narrativa con l'alternanza di due casi e la storia che procede in parallelo. Succede così in molte narrazioni di genere, fin dai poemi cavallereschi (lo chiamavano entrelacement). E il messaggio nella bottiglia stesso è un'icona per i generi letterari, usato sia nelle romanticherie che nelle storie ad alto tasso di tensione.

Si vede che l'autore ci sa fare con i generi formulaici e con la serialità che ti prende per la gola e ti lascia sempre assetato.

Ecco, io Il messaggio nella bottiglia me lo sono bevuto, ma adesso ho ancora sete. Perciò vado a leggere quello che mi manca (Battuta di caccia)  anche se sarà un po' come guardare la seconda stagione di Fringe dopo aver già visto la terza – in attesa del prossimo episodio delle avventure del detective Mørk, di Assad e di tutta l'allegra combriccola freak-poliziesca di Jussi Adler-Olsen.

Il messaggio nella bottiglia, Jussi Adler-Olsen, Marsilio 2013

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Nicolas Eymerich, inquisitore

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evangelisti

Sfogliando a ritroso gli episodi di questa modesta rubrica, ho notato la mancanza di un capitolo fondamentale. Uno da fan, dedicato al più importante e influente degli autori di letteratura fantastica in Italia: Valerio Evangelisti. L’autore, famoso nel web per essere il creatore di Carmilla Online, ha alle spalle una carriera da funzionario presso il Ministero delle Finanze che lo accomuna – almeno per il terrore che suscita nella popolazione – al suo personaggio più famoso, Padre Nicolas Eymerich.

rextremendaemaiestatismaxi Nicolas Eymerich, inquisitoreNon nego di essere stato un avido lettore della saga dedicata al saturnino Nicolas Eymerich, inquisitore catalano realmente vissuto. Il personaggio, per certi versi alter ego dell’autore (o, almeno, così ammette Evangelisti), è un uomo intollerante e spietato. I suoi atti sembrano atroci ma, nel contesto sociale tumultuoso in cui il personaggio è calato, risulta quasi essere tra i più umani, innescando un certo sentimento straniante nel lettore, che si trova a simpatizzare per un mostro-un-po’-meno-mostro-degli-altri. Inoltre, Eymerich è dotato di un’intelligenza tagliente, che a tratti fa emergere uno spirito tormentato e complesso.

Ciò che più ho amato di questa serie, e gli appassionati mi daranno conferma, è che i romanzi del Ciclo di Eymerich sono sempre un’avventura – nel senso che come lettore non sai ciò che ti capiterà - nel tempo e nello spazio. Non solo un viaggio nell'Europa medievale tormentata dalle guerre e dal fondamentalismo, popolata di ebrei, musulmani ed eretici, come ci si aspetterebbe dalle copertine. Le indagini soprannaturali dell’inquisitore s’intrecciano con le avventure di altri personaggi in epoche storiche diverse, nel presente, nel futuro prossimo o remoto. E non è certo un caso se il primo libro della saga, Nicolas Eymerich, inquisitore è valso all’autore il premio Urania. È difficile spiegare la complessità delle trame a chi non ha mai letto un libro della serie. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, le storie sono delle mistery d’ambientazione medievale, ma con inserti molto caratteristici (soprattutto fantascienza e horror). Guerre combattute a suon di incubi proiettati nella ionosfera, eretici catari intrappolati in mondi alternativi o dischi volanti che attraversano lo spazio tempo causano allucinazioni mistiche nel tredicesimo secolo. Tutte storie originalissime. Le fonti d’ispirazione si sprecano. Nello stesso romanzo è possibile cogliere riferimenti a Ubik di Philip Dick o al Nome della Rosa, o alla fantascienza alla Ballard, o ai noir di Hammett, ma con personaggi così inquietanti che sembrano tratti da un film espressionista tedesco d’inizio novecento. Ma la saga si colloca anche nel solco della letteratura d’avventura, scritta con lo scopo principale di attrarre e divertire senza troppe pretese, ma anche, a tratti, terribilmente colta e intelligente, proprio come il protagonista.

Tutte le storie del Ciclo di Eymerich sono complesse e fitte di misteri, strutturati su più piani di lettura, di solito almeno tre di cui almeno una sempre ambientata nel cupo medioevo europeo di Eymerich. Le altre linee narrative, di carattere più fantascientifico, ambientate nei nostri tempi o in futuri più o meno remoti. Alla base dell'intersecazione dei diversi piani narrativi e paranormali è la teoria ideata da Marcus Frullifer, secondo cui esiste un particolare tipo di particelle subatomiche, dette psitroni, che permetterebbero la trasmissione del pensiero sia di un individuo che di più persone nel tempo e nello spazio e talvolta a secoli di distanza. 

Proprio come i piani temporali su cui si dipana la narrazione, Eymerich e l'autore si confondono, e in più di un momento - cosa piuttosto interessante - sembra quasi che l'Inquisitore sia la parte negativa che Evangelisti ha deciso di rigettare plasmando un personaggio politicamente assai scorretto che non tenta di strapparci alcuna simpatia.

Nonostante sia difficile per un autore italiano affermarsi nel mondo, all’estero Evangelisti ha avuto un discreto successo, forse superiore a quello modesto avuto in Italia. I libri di Evangelisti hanno anche ispirato uno dei rari videogiochi prodotti in Italia, una serie a fumetti e un adattamento radiofonico. 

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