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X-Files: vent’anni di ricerca della verità (pure nei libri)

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C'è un giorno preciso nella vita di ognuno in cui ci si rende conto di essere invecchiati. Per alcuni è il giorno del primo mutuo, per altri è il traguardo dei trenta, per altri ancora è il primo giorno di scuola del nipotino o la laurea del fratellino-non-più-fratellino. Per me è stato il 10 settembre 2013: è stato il giorno in cui la prima serie TV che ho seguito dall'inizio alla fine, quella che poi sarebbe diventata una delle mie fissazioni patologiche, ha compiuto vent'anni. Già.

Vent'anni fa Fox Mulder e Dana Scully partivano per il plausibile stato dell'Oregon, dando l'avvio un cult, a un vero e proprio simbolo degli anni '90: X-Files. Per i giovani, e per quelli che alla fissazione con le serie TV ci sono arrivati negli ultimi anni, per quelli che per un motivo o per l'altro non arrivano a capire la portata dell'evento, basti pensare che con X-Files si è formata gente come Vince Gilligan aka il signor Breaking Bad, Alex Gansa e Howard Gordon aka i signori Homeland e due degli sceneggiatori di American Horror Story, James Wong e Tim Minear.

Potrei sprecare fiumi di inchiostro, o in questo caso di pixel, per parlarvi di Mulder, di Scully, dei sette anni che abbiamo dovuto aspettare per un misero bacio, delle bestemmie contro Diana Fowley, del fare figuracce ai tabacchini perchè le Morley Rosse non esistono, dei pianti per la fine dei Lone Gunmen, del giocare a riconoscere qua e là tra le varie puntate gente come Jack Black, Shia LaBeouf e Xena, della speranza ancora viva che prima o poi si decidano a tirare fuori un terzo film, magari su William, magari di nuovo con l'Uomo che Fuma. Potrei. Ma mi trattengo.

Comunque, nel frattempo che Cielo, Italia 1, o qualsiasi altro canale televisivo si decida a rimandare tutte e nove le stagioni, vi lascio un po' di consigli di lettura, un po' di libri in cui trovare tracce di verità. Prima di tutto, vi consiglierei volentieri From Outer Space di Jose Chung, un libraccio di fantascienza di serie B (il cui titolo è ispirato al filmaccio di fantascienza di serie B Plan 9 From Outer Space di Ed Wood) a cui è dedicata un'intera puntata di X-Files. È un libraccio, e secondo Mulder è un modo per ridicolizzare quelli che cercano in modo serio la verità sull'esistenza di forme di vita aliene, però vi direi comunque di leggerlo per amor di cronaca. Si, ve lo consiglierei, se non fosse che From Outer Space e Jose Chung sono finti quanto le Morley Rosse.

Accettiamo tristemente la non esistenza di From Outer Space, e passiamo ai libri veri. Iniziamo da Carrie, di Stephen King: sparse qua e là in tutta la serie, ci sono un sacco di ragazzine che ricordano chiaramente Carrie, come quelle da cui ho preso il nom de plume Eve, dalla puntata omonima (1×11) , poi Michelle di "Reincarnazione" (1×22), le ragazzine di "Syzygy" (3×13) e tante altre. E poi, dettaglio non trascurabile, Stephen King ha scritto il soggetto della decima puntata della quinta stagione, "Chinga", in cui Scully è alle prese con una bambolina maledetta.
Il Re del Brivido, comunque, non è il solo scrittore che si è prestato a scrivere puntate di X-Files: lo ha fatto anche il Re del Cyberpunk. Il nome di William Gibson, infatti compare tra gli autori di ben due puntate: la prima è "Kill Switch", in cui i nostri agenti devono vedersela con un'AI impazzita, la seconda è First Person Shooter, in cui li vediamo alle prese con un videogioco un po' troppo reale. Soprattutto Kill Switch richiama chiaramente i temi e le atmosfere di uno dei capolavori di Gibson, che non possiamo esimerci dal consigliarvi: parliamo, naturalmente, di Neuromante. Ricordiamo, en passant, che Gibson ha scritto anche l'introduzione di un saggio del 1998 intitolato The Art of The X-Files.

Se Neuromante e Carrie non vi bastano, c'è un'intera collana X-Files, pubblicata dalla Mondadori, con ben nove storie cartacee di Mulder e Scully. E per il resto, qualcuno dovrebbe dire a Mulder che la verità è nel numero civico del suo appartamento: 42.

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