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Masterpiece, l’occasione da non sprecare

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(photocredit: femonite)

 

Dopo aver timidamente animato l'estate con qualche indiscrezione, Masterpiece è candidato a diventare l'argomento più caldo dei prossimi mesi. Per chi non ne sa ancora niente, semplificherò dicendo che si tratta di un talent show per scrittori che andrà in onda a novembre su Rai Tre, offrendo al vincitore una pubblicazione con Bompiani e la partecipazione al Salone di Torino. Il popolo che ha dato i natali a Dante e a tredici edizioni del Grande Fratello ha risposto subito alla grande con un boom di candidature, anche se in rete la curiosità si accompagna spesso a non poca perplessità.

Come da tradizione, nella discussione hanno subito preso forma due fazioni, una a favore e una contro Masterpiece, ognuna con i propri argomenti: la scrittura non è roba da X Factor; una giuria con Baricco e la Mazzantini che parlano di letteratura fa venire da ridere; la spettacolarizzazione televisiva non dovrebbe fagocitare anche i libri. Oppure: è un'occasione importante per rendere la lettura popolare attraverso la tv; finalmente anche un autore sconosciuto e non raccomandato ha la possibilità di diventare un bestseller; non è detto che dai talent show venga fuori solo spazzatura. Ci sono ancora molti dettagli da svelare, ma le notizie che circolano sembrano sufficienti ad animare fautori e detrattori. Per adesso, in realtà, si può solo parlare di ciò che idealmente può e non può piacere, ma il giudizio vero e proprio è rinviato al 10 novembre. Solo allora si vedrà di cosa si tratta, chi giudicherà, chi sarà della partita e come. Se ne verrà fuori qualcosa di decente, ben venga per i lettori. Al contrario, se il risultato sarà scadente, si tratterà solo dell'ennesima occasione sprecata. Oggi però, e scusate il preambolo, colgo l'occasione per spendere due parole sul caso di Ivan Brentari, raccontato in questo articolo di Affaritaliani.it.    

Il Brentari è stato contattato dallo staff di Masterpiece in seguito alla sua presenza da finalista al Premio La Giara 2013. Alla richiesta di partecipazione alle selezioni del talent show, l'autore venticinquenne non ha esitato («Benché non si sapesse quasi nulla del programma, ho partecipato. Diciamo sulla fiducia. La letteratura in televisione, un esperimento. A una prima occhiata, siamo sinceri, pare che il tentativo sia votato al fallimento sin dalla culla, e per questo mi ha affascinato»). Superata la prima scrematura e invitato a Roma per il provino (è inutile che storcete il naso: si va in televisione, è normale che facciano i provini, perché ritrovarsi per le mani un marcantonio, una bellona o il caso umano di turno è utile quasi quanto scovare il nuovo Tolstoj o la nuova Woolf), Brentari ha chiesto senza successo maggiori delucidazioni, quindi ha cominciato a porsi più di una domanda («Quale giudizio sul valore delle opere può scaturire tramite un medium come la televisione che nulla ha da spartire con la letteratura?») decidendo poi di declinare l'invito. Laddove in quasi cinquemila si sono affannati a consegnare la propria candidatura, speranzosi di poter coronare il proprio sogno letterario-televisivo, lui ha preferito rinunciare in virtù delle troppe perplessità. Folle o lungimirante, fate voi.  

Probabilmente Ivan Brentari non è l'unico "disertore", vista l'immutata fumosità di alcuni dettagli pratici e i dubbi che persistono in molti circa gli esiti dell'iniziativa. Dato che per novembre manca ancora un po', non è da escludere che si continuerà a parlare di casi come questo. Sarà interessante, oltretutto, osservare come il pubblico affronterà l'attesa, anche solo per cominciare a toccare con mano il reale interesse che avvolgerà il programma. Certo, il vero spettacolo sarà durante Masterpiece, ma anche ciò che verrà prima offrirà non poche indicazioni preliminari sull'accoglienza potenziale che lettori e spettatori riserveranno al talent show. Come detto, l'occasione è di per sé ghiotta, ma i modi per buttarla alle ortiche sono innumerevoli. Chissà, magari la discussione riuscirà a stimolare la prestazione dei creatori di Masterpiece, facendogli capire che hanno per le mani un affare che può rivelarsi o un'insperata sorpresa, o la solita cafonata. In quest'ultimo caso, però, l'aggravante sarebbe la premeditazione, dato che di tempo per pensare qualcosa di valido, in barba alla sbandierata incompatibilità tra libri e tv, ce n'è in abbondanza. Siate saggi, dunque, ed evitate di darvi la zappa sui piedi scoraggiando i partecipanti. A fare le cose bene, d'altronde, ci guadagnano tutti.  

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