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Murakami, i segreti di un autore star

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Murakamiok

Murakami Haruki è un caso più unico che raro nella scena editoriale mondiale: autore da milioni di copie vendute in Giappone e in tutto il mondo, crea file di fan in attesa davanti alle librerie che manco l’uscita dell’ultimo iPhone, ma riesce allo stesso tempo a soddisfare i lettori più raffinati e a rientrare ogni anno nella lista dei nomi favoriti per il Nobel alla Letteratura. Una vera e propria mania in Giappone, visti i numeri da capogiro raggiunti dalla pubblicazione del suo ultimo romanzo, ma un autore di culto anche all’estero; pensate che in Italia il suo editore, Einaudi, ha da poco ristampato un suo romanzo introvabile, A sud del confine, a ovest del sole, con la traduzione di Mimma De Petra e Antonietta Pastore, e gli ha dedicato una ristampa di 12 dei suoi titoli più amati in una nuova uniform edition disegnata dall’illustratore israeliano Noma Bar. E come se tutto questo non bastasse, è pure uno dei nostri Godfather

Un esemplare rarissimo di bestsellerista  e autore di culto dunque, al punto che verrebbe voglia di mappare il suo DNA per carpirne i segreti, un po’ come fatto qualche anno fa per capacitarsi della sopravvivenza di Ozzy Osbourne

Non è un caso dunque che Marco Del Corona, in un articolo uscito domenica sulla Lettura del Corriere della Sera, parli di formula magica della murakamità riferendosi al successo dell’autore giapponese.  Nell’attesa che Murakami si renda disponibile per un paio di analisi, a spiegare il segreti del suo successo ci ha provato un saggio di alcuni anni fa, I segreti di Murakami, uscito in Italia il 6 Giugno per Vallardi e firmato da Tsuge Teruhiko, professore dell’Università Senshu di Tokyo e tra i maggiori esperti di letteratura nipponica contemporanea, scomparso nel 2011.

Certo, parte dell’aura che si è creata intorno a Murakami è dovuta alla sua personalità enigmatica e alla sua parsimonia nel concedersi al pubblico: nipote di un monaco buddista, ex proprietario di un locale jazz, oggi scrittore e maratoneta che conduce una vita salutista e si sveglia ogni mattina all’alba. Pezzi di biografia che sono inclusi nel libro, anche se secondo l’accademico giapponese la spiegazione del suo successo non può essere cercata solo nel suo personaggio, ma sta anche nello stile della sua prosa: parole semplici e chiare e l’uso di un linguaggio in parte diverso dal giapponese scritto tradizionale che risulta più facile da tradurre e favorisce quindi un legame con lettore straniero. Fortemente giapponese è invece la storia, sempre giocata sul filo tra realtà e sogno, che solletica quindi la voglia di esotismo insita nel lettore occidentale. Afferma lo stesso Murakami:

«Nonostante scriva con uno stile neutro, la qualità della storia è squisitamente giapponese e ho l’impressione che gli stranieri ne siano consapevoli».

Se siete interessati a approfondire l’argomento vi segnaliamo che martedì prossimo, 18 Giugno, alle 18.30 nella libreria Borgopò di Torino si terrà una conversazione su Murakami con Ramona Ponzini, la traduttrice de I segreti di Murakami di Teruhiko Tsuge, e Antonietta Pastore, che ha tradotto per Einaudi alcune opere dello scrittore giapponese. 
Nel frattempo siamo curiosi di sapere il vostro parere: quale ingrediente non possiamo proprio non citare quando parliamo di murakamità?

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