
Photo credit: www.lolbrary.com
Il self-publishing è una pratica che si è molto diffusa negli ultimi anni grazie alla democratizzazione dei mezzi: quando una cosa si può fare è facile convincersi di saperla fare.
Considerando le recenti statistiche sulla lettura sono più gli scrittori velleitari che i lettori, nemmeno tanto forti.
Il self-publishing sembra essere la soluzione giusta per chi ama far battere le dita sulla tastiera e ritiene che il risultato possa interessare a qualcuno. Così tra le maglie della rete restano impigliate una miriade di opere di dubbio valore.
Ergo: il self-publishing fa schifo.
No no no! Non è affatto vero. Quante volte i manoscritti vengono rifiutati senza che siano mai stati letti? É una storia che conosciamo tutti, la conosco io, la conoscete voi, la conosce perfettamente Benjamin Malaussène che si occupa in prima persona dello spinoso problema.
Quindi anche l'editoria tradizionale fa schifo.
Sì, no, forse.
Tra i miti da sfatare sull'editoria digitale Bill Mc Coy elenca anche la fine del mestiere dell'editore.
Alcuni ne sono fermamente convinti e fanno del self-publishing un credo vantando la possibilità di farsi da soli, di non dover cedere a compromessi e avere royalties più alte; condannando chi ancora si affida agli editori.
Contro questo atteggiamento da "Guerra Santa" si è schierato Rob W. Hart in un articolo nel quale descrive la sua esperienza con il self-publishing come positiva, ma afferma di preferire il percorso tradizionale: avere un editore che crede in lui e promuove il suo libro, vedere quest'ultimo sugli scaffali delle librerie e, non meno importante, partecipare ai migliori party!
Le cose, come al solito, sono più complesse di quello che sembrano.
Il self-publishing è una soluzione che sta prendendo piede anche in Italia. Sono tantissimi coloro che la scelgono, ma i lettori sono ancora diffidenti. Forse è il caso di chiamare in causa anche loro: preferiscono comprare un libro autopubblicato o si fidano più delle case editrici?
A fare un buon libro, alcuni diranno «purtroppo» ma io non me la sento, non è solo il buon libro ma anche il lavoro che c'è attorno. Un buon libro va costruito anche oltre la fase creativa di scrittura.
L'editore non è uno stampatore, anche se alcune volte potrebbe sembrare… Il ruolo dell'editore – prima o poi mi cadranno le dita a furia di scrivere sempre le stesse cose – è quello di mediatore culturale: il suo lavoro è scegliere cosa pubblicare, aiutare l'autore a far venire fuori il meglio dalla propria opera, promuoverla e, soprattutto, far sì che i suoi autori vengano invitati ai migliori party!
Gli scrittori contenti rendono meglio (forse).
Il self-publishing lasciamolo ai blogger!
Sto esagerando, naturalmente; però tra le case editrici digitali si stanno diffondendo gli spazi dedicati al self-publishing: 40k ad esempio, ha una collana che si chiama Unofficial, la redazione si occupa solo di selezionare gli autori in base alla reputazione on line o ai lavori precedenti, e permette loro di pubblicare senza però intervenire sui testi. I blogger sono tra i maggiori autori di questo genere di collane, infatti possiedono già una reputazione on line, hanno un proprio pubblico, degli argomenti specifici che conoscono a fondo.
Coloro che scelgono questa soluzione lo fanno perché è più facile per uno scrittore presentarsi attraverso un editore, e soprattutto gli permette di partecipare ai migliori party!
Altre volte invece il self-publishing può essere usato come un cavallo di troia. All'ennesimo manoscritto riavuto in dietro lo scrittore in gamba, che crede profondamente nel proprio lavoro, sceglie il fai da te. Con il potere del self-publishing riesce a portare il suo libro in tutti i bookstore, oppure su Amazon e basta, il pubblico se ne innamora e l'editore arriva come una mosca attratta dal miele, il resto della storia lo conoscete.
Insomma: piuttosto che spendere tempo a schierarsi pro o contro le cose del mondo, suggerisce Rob, ma ci si arriva anche autonomamente, ci si può sedere comodi e pianificare la propria strategia, una volta che si conoscono i meccanismi, tenendo presente l'obiettivo, si può scegliere la soluzione più adatta per il proprio futuro di scrittore.
Buona fortuna a tutti!
L'articolo Casa editrice o self-publishing? sembra essere il primo su Finzioni.