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Mondi in cui sogn(av)o di vivere

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narnia

Alzi la mano chi da bambino non ha sognato di vivere sull’Isola che non c’è.

Io di certo ho fatto parte della tribù dei bambini perduti. Da piccola sognare ad occhi aperti era il mio passatempo preferito, e i libri erano la materia prima delle mie fantasticherie. In un certo senso, allora la lettura era per me un’esperienza molto più coinvolgente e vivace di adesso. Mi immergevo nelle pagine con l’entusiasmo di un pioniere di terre ignote, e gli scenari di cui leggevo vivevano nella mia testa anche quando chiudevo il libro: con qualche modifica di mio gradimento diventavano l’ambientazione delle mie personali avventure, plasmando un mondo perfetto in cui potevo perdermi in ogni momento di noia o solitudine. Questi viaggi immaginari sono parte della mia infanzia, sono tessuti nei miei ricordi, e ogni tanto anche oggi mi piace rifugiarmi in una di queste fantasie.

In questa sede non continuerò la lunghissima battaglia per dimostrare che la narrativa fantastica è un genere letterario assolutamente rispettabile e capace non solo di raggiungere grandi risultati artistici ma anche di affrontare tematiche complesse e di scottante attualità. Qui parlerò proprio della lettura come evasione. E una volta tanto dirò anche: che male c’è a svagarsi un poco dalla quotidianità? La lettura rende possibile un vero miracolo: esplorare mondi impossibili, fare esperienze sovrannaturali, vedere meraviglie. Perché privarsi di questo piacere? Io ho sempre viaggiato più con la testa che con le gambe, e se devo scegliere cinque libri che più di tutti hanno forgiato le mie epopee immaginarie, ottengo una rosa davvero eterogenea.

1. Odissea, Omero. “Papà, mi racconti ancora di Polifemo?” ecco, immaginatevi questa frase ripetuta insistentemente da una pargoletta di quattro anni, finché il povero genitore non si decide a raccontare per l’ennesima volta l’avventura in questione, con quanti più particolari truculenti possibili. Avrete un’idea di quale mostro fossi già in tenera età. Certamente molte storie dell’Odissea hanno più della fiaba che dell’epica: non solo l’episodio di Polifemo ma anche quello delle Sirene, della maga Circe o del re Eolo. E per di più sono ambientate in incantevoli scenari mediterranei, in isole rigogliose e baciate dal sole. Poi in quarta ginnasio ho scoperto che solo una piccola parte dell’Odissea ha questi toni, e che l’esametro omerico non è appassionante quanto il mito dei Lotofagi, ma nel frattempo ho vissuto un’infanzia particolarmente epica.

2. Saga di Harry Potter, J.K. Rowling. Mi potrei trasferire a Diagon Alley da quanto ho sognato di vivere in quelle strade. Hogwarts e dintorni si presta perfettamente ad ospitare sogni ad occhi aperti: è un universo limitato ma autosufficiente, completo, ricchissimo di meraviglie, magie e particolari curiosi e bizzarri, ma mai troppo lontano dalla quotidianità. Più si prosegue nella lettura della saga più diventa facile immaginare di allenarsi a Quidditch nei prati di Hogwarts, di bere Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, di preparare una Pozione Scacciabrufoli per un appuntamento. Paradossalmente, sono proprio gli elementi più normali e quotidiani della saga di Harry Potter ad avermi fatto amare ed invidiare quel mondo: i legami che si sviluppano in un college, le simpatie ed antipatie, gli scherzi, i riti, le amicizie indimenticabili e i primi amori.

3. Le cronache di Narnia, C.S. Lewis. A Narnia sogno proprio di andarci in villeggiatura. E’ il mio scenario da vacanza ideale: una terra totalmente ricoperta dalla vegetazione, meravigliosi boschi dove fare lunghe passeggiate, dolci prati dove prendere il sole, ruscelli e laghi dove rinfrescarsi. Il paradiso bucolico, insomma, ma con qualcosa in più: animali parlanti, elfi e creature fatate, streghe e alberi parlanti. Insomma, se per voi le gite in montagna sono una gran noia, potete stare sicuri che a Narnia avrete di che divertirvi.

4. Gli inganni di Locke Lamora, Scott Lynch. Nonostante il nome a dir poco pietoso, voglio trasferirmi a Camorr. Sono rimasta completamente affascinata dall’ambientazione di questo libro, proprio come se ci avessi trascorso un finesettimana indimenticabile. Camorr sorge su diverse isole (non a caso adoro Venezia), è ornata da meravigliosi palazzi barocchi e allo stesso tempo percorsa da carrucole, teleferiche, cavi ed ingranaggi di tempi più recenti, ha un variopinto mercato galleggiante e all’orizzonte si vedono le cupole di vetrantico, dimore degli avi costruite con un materiale che risplende al crepuscolo. Ma il vero fascino di Camorr sta nella commistione di opulenza e decadenza: accanto al fasto delle regge della nobiltà e alla bellezza dei suoi mille ponti, prospera un mondo sotterraneo di ladri, accattoni e criminali, con le loro bettole, stamberghe e nascondigli fatiscenti. A Camorr il vento fresco proveniente dal mare fa ondeggiare i cadaveri appesi al Palazzo della Pazienza, e la violenza e l’orrore non sono mai separati dallo splendore e dalla ricchezza.

5. ll mondo in un tappeto, Clive Barker. Immagina che i luoghi dei tuoi sogni, le fantasie che più ti seducono, possano essere racchiusi in un tappeto, trasformati per magia nei ricami di un pezzo di arredamento, ma pronti a prendere vita ogni volta che decidi di entrarci. E’ la concretizzazione della mia innata abitudine alla fantasticheria, insomma. Ma se un oggetto del genere esistesse davvero, sarebbe quanto mai prezioso e pericoloso nelle mani sbagliate. Per questo Cal, protagonista de Il mondo in un tappeto, ha ben poco tempo per indulgere nelle meraviglie del mondo della Fuga, ma deve lanciarsi in un’impresa ricca di avventure, intrighi e pericoli, per preservare le ultime tracce di magia benigna ancora esistenti al mondo. Un romanzo dove più che scenari incantevoli si trova azione mozzafiato ed episodi horror della migliore tradizione barkeriana. Non mi piacerebbe essere nei panni dei personaggi di questo romanzo, vorrei solo avere il tappeto in questione in salotto.

E voi? Dove trascorrete le vostre vacanze mentali?

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