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Non ignoriamo i supporter

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Supporting goat

Oggi usciamo un po' dagli schemi e parliamo di un ruolo che non avevo mai preso in considerazione e che Adele mi ha sbattuto davanti al naso in tutta la sua ovvietà. Avete presente i ringraziamenti, quelli che di solito stanno alla fine di un libro? Ecco, spesso le persone ringraziate hanno supportato lo scrittore per l'intera durata del periglioso viaggio tra le pagine bianche e lo hanno sostenuto e sospinto fino ad arrivare al tanto agognato punto finale. Immagino un fardello del genere. Perciò potremmo affermare con un buon grado di sicurezza che senza supporter, molto probabilmente, i libri che tanto amiamo non vedrebbero la luce.

Siccome non ho la minima idea di cosa voglia dire essere un supporter letterario, cedo la tastiera ad Adele.

A essere supporter della nascita di una creatura letteraria ci si allena. È un compito difficile, e bisogna calarsi nel ruolo con totale abnegazione. Parlo per esperienza personale, stavolta. Aspettare che un libro nasca, caro Michelòn, è un po' come aspettare che ti nasca un figlio, o un nipotino. Non cambia molto, tanto non lo porti in pancia tu. Tu dai il supporto morale, e ti dico che è super importante, più di quanto si pensi.

Hai presente che alle donne in attesa vengono voglie, nausee, stati emotivi turbolenti, bioritmi alterati? Ecco, a uno scrittore che sta costruendo un libro succedono le stesse cose.

 

Voglie: non ti chiederà un gelato pistacchio e salame alle due di notte, ma all'improvviso gli verrà voglia di rivedere un paragrafo, stravolgerlo, metterci quella precisa sfumatura, e starà lì per ore a cercare le parole giuste per veicolare quello che vuole dire. E tu scaverai con lui/lei finché la frase non suona come deve suonare.

 

Nausee: non si chiuderà in bagno a dar di stomaco ogni mattina oppure ogni volta che sente qualche odore penetrante; no, per fortuna. Ma capiterà, durante la gestazione, che a più ondate l'autore/autrice venga colto da nausea, disgusto, e persino rigetto per la propria creatura. «Chi me lo fa fare!», «Questo libro fa schifo!», «Questi non sono i droidi che stiamo cercando!», sono solo alcune delle frasi che il supporter deve fronteggiare durante la stesura di un libro. Tu ti devi armare di santa pazienza e placare il tuo interlocutore, e fargli capire che ha senso continuare, che il libro verrà benissimo, e che trovi insopportabile la sua mancanza di fede.

 

Stati emotivi turbolenti: stanchezza, frustrazione, rabbia (quando non trovano l'ispirazione) si alternano a euforia, orgoglio, soddisfazione. Spesso nell'arco di un unico, insostenibile, spiazzante quarto d'ora.

 

Bioritmi alterati: i libri che ho visto nascere io sono stati scritti da persone che di mestiere non facevano solo quello. Pertanto il giorno e la notte non hanno più senso. Si lavora, si scrive, si rivedono i capitoli vecchi, si discutono quelli nuovi… tutto senza orologio. Tu, supporter, se vuoi essere un vero supporter, se vuoi meritarti un posto d'onore nei ringraziamenti del libro e se – soprattutto – vuoi bene all'autore/autrice e vuoi salvaguardarne la salute fisica e mentale, sei pronto senza troppi drammi a rispondere a mail, messaggi, telefonate, segnali di fumo a qualsiasi ora del giorno e della notte. Non batti ciglio a leggere un capitolo intero alle sette del mattino, o a rivederne uno all'una di notte.

 

Riprendo il controllo della tastiera giusto per dire: che vitaccia! 

E solo ora mi trovo ad immagnare cos'hanno provato mia madre e la mia morosa mentre scrivere la tesi. Perciò non ignoriamo i supporter!

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