
Time is never time at all, you can never ever leave without leaving a piece of youth.
Così cantavano gli Samshing Pumpkins nel 1995 e quanto è bello riascoltarli ora.
Se siete dei ragazzi o delle ragazze di provincia, se vivete in periferia o venite da altri lidi “non pienamente urbanizzati”, e se, ad un certo punto della vostra vita, vi siete spostati verso grandi città come Roma, Milano o Bologna, per coltivare un sogno o un'ambizione, e se poi qualcosa è andato storto – il sogno non si è realizzato, oppure vi ha proiettato in un mondo che non sentite più vostro – e siete stati costretti, volenti o nolenti, a tornare a casa, la vecchia casa, e magari avete ritrovato un seme di quell'innocenza e quella serenità che avevate lasciato indietro spinti dall'ambizione, o peggio dalla bramosia, di raggiungere i vostri obiettivi, ecco, se questa è più o meno la vostra esperienza (esperienza per altro piuttosto comune), allora la vostra vita è lo spoiler perfetto del nuovo romanzo di Mattia Signorini, Ora, edito da Marsilio.
Ora è roba nostra.
Signorini riporta vicende e figure note, non dite di no. Il pazzo e la pazza del paese, il parroco e la musica del diavolo (diamine che roba anacronistica!), la passione per i motorini truccati e gli scarichi Malossi, il locale, sempre quello, dove ci si è recati tutte le sere, per anni anni e anni. Ritualità che fanno parte o hanno fatto parte del puzzle che compone la vita di ognuno di noi.
Ettore, il protagonista del romanzo, ritorna al suo vecchio paese e viene sommerso dalla nostalgia, nel senso letterale della parola: è sopraffatto dal nòstos, il ritorno, proprio nel momento in cui rimette piede in quelle lande. Prima, quando era lontano, niente. Nessun pensiero, nessun desiderio. E invece, quando ritorna, ka-boom! Gli esplode tutto davanti alla faccia: la vita di un padre “vecchia maniera”, un amore passato, storie che allora non aveva saputo cogliere ma che ORA gli si dispongono davanti agli occhi con tutta la loro carica semantica.
Questi non sono stereotipi, ma archetipi belli e buoni. Sono i ricordi di cui Ettore (noi?) ha (abbiamo?) bisogno per tenere bene a mente chi è e da dove viene. Sono storie uguali a quelle di milioni di altre persone, ma sono nostre, intime e personalissime, e per questo ci fanno contemporaneamente sentire degli individui unici, ma anche parte di una comunità più grande che si espande diacronicamente e sincronicamente.
Ora è la storia delle storie, è la storia di ogni ritorno. È la storia dell'uomo che per colpa della sua hybris perde ciò che gli è più caro. È l'Odissea, porca miseria! Signorini ci ha raccontato una delle storie più grandi ed epiche che siano mai state raccontate, e l'ha fatto ora, qui ed ora, vicino a noi, descrivendo qualcosa che in fondo in fondo ci appartiene.
Se Ettore ritrova se stesso tornando alla sua casa, la vecchia casa, noi come umanità (e come lettori) possiamo andare alla ricerca delle nostre origini e ritrovare noi stessi molto più lontano nello spazio e nel tempo. Sono cambiate tante cose, ma possiamo scoprire che le storie sono sempre le stesse, e questa è una gran bella consolazione. Di fronte a queste storie possiamo sentirci sempre nel posto giusto al momento giusto.
Time is never time at all... il tempo è ora.
Mattia Signorini, Ora, Marsilio Editori, 2013
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