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Il romanzo che predisse l’elezione di… Obomi

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Barack Obama

Questa settimana su The Millions è uscito un articolo che parla di una storia di oblio letterario, priva del grigiore accademico che di solito ammanta questo genere di storie, meritevole di essere conosciuta.

Nel 1969 John Brunner pubblica Stand on Zanzibar, una perla rara per gli amanti della science fiction, da allora ingiustamente relegato alla periferia del panopticon letterario. L'autore del libro, infatti, ha puntato una posta altissima ed è riuscito a vincere la scommessa, indovinando così tante previsioni sugli anni a venire che è inevitabile porsi dubbi sulla disarticolazione del rapporto tra spazio e tempo: John Brunner sembra davvero aver viaggiato nel futuro. Che lo scrittore abbia ereditato i poteri di Nostradamus? Che il libro sia stato così influente da far avverare la stessa profezia? Che si tratti banalmente di un caso? Sono un razionalista di quelli spinti, ma la magia della letteratura ha per me un fascino irresistibile e non ce la faccio a scartare le prime due ipotesi senza esitare almeno un po'. Ma veniamo a noi, e cerchiamo di corroborare queste affermazioni con alcuni dati. Il libro è pieno di ammiccamenti al nostro presente, ma uno su tutti è davvero sensazionale: nel 2010, dice il romanzo, viene eletto un leader di nome Obomi.

Vi siete ripresi dallo shock?

Bene, perché non è finita qui. Ted Gioia, l’autore dell’articolo, elenca altri diciassette fatti narrati nel romanzo che hanno trovato conferma nel futuro, come dire?, non-finzionale: carneficine in luoghi pubblici, minaccia terroristica e attacco a edifici strategici, inflazione e aumento dei prezzi, Cina come nuovo rivale sul campo economico e tecnologico, Africa sottosviluppata e Israele centro di tensioni nel Medio Oriente, giovani contro il matrimonio e a favore di relazioni a breve termine, omo- e bisessualità gone mainstream, conflitti razziali attuali nonostante il riscatto politico dei neri frutto di decenni di manifestazioni, diffusione di veicoli a motore elettrico, Detroit patria di un nuovo genere musicale (techno, anyone?), TV globale e satellitare, programmazione televisiva personalizzabile, aerei dotati di sistemi di intrattenimento su ogni sedile, individui equipaggiati di una specie di avatar ante litteram—“mr. Everywhere”—utilizzato per interfacciarsi col mondo virtuale, documenti informatici generati da stampanti laser (scanner?), tabacco marginalizzato e marijuana de-criminalizzata.

Il romanzo, pubblicato ormai 44 anni fa, parla di un mondo che sembra essere la fotocopia di quello attuale. Le teorie del complotto le lascio ad altri. Mi preme, al momento, sottolineare una indebita mancanza: il libro è inedito in italiano. La letteratura fantascientifica ha un grosso conto in sospeso con Stands on Zanzibar e forse John Brenner dovrebbe, di prepotenza, andare ad occupare uno dei troni del Gotha della science fiction, magari fiancheggiato da William Gibson e da Jules Verne—come ricordato da Ted Gioia, due altri grandissimi profeti.

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