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Guareschi e Wodehouse, due storie a confronto

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P. G. Wodehouse e Giovannino Guareschi sono due autori profondamente diversi, per lo stile di scrittura, il modo di vivere e affrontare la politica e anche per l’universo narrativo nel quale fanno muovere i loro personaggi. Ma allo stesso tempo le similitudini tra i due sono molte.

Non si può che partire dallo sguardo ironico, dalla capacità di osservare la realtà che li circondava e di riportarla sulla pagina con effetti esilaranti. Ci sono diverse maniere di prendere in giro personaggi o situazioni, e la maniera scelta dai due autori, pur se stilisticamente differente, ha la caratteristica di essere accompagnata sempre da un sentimento di affetto sincero per quegli stessi oggetti di derisione.

Wodehouse per descrivere il suo lavoro diceva che scriveva commedie musicali senza la musica. I suoi personaggi hanno spesso esistenze agiate e i problemi che si trovano ad affrontare sono di natura frivola o sentimentale, le storie sono ambientate tra la prima e la seconda guerra mondiale, ma non vi è traccia della grande crisi economica o dei movimenti nazionalisti. Gli ostacoli verranno superati, l’amore trionferà sempre e, nelle ultime pagine, il lieto fine aspetterà sempre il lettore e i protagonisti. Nonostante questa apparente mancanza di originalità P. G. Wodehouse ha scritto più di novanta romanzi, quaranta commedie teatrali e circa duecento racconti brevi.

In questa gigantesca produzione spiccano alcune figure o alcuni temi:

Si cominci obbligatoriamente con Bertie Wooster, giovane rampollo che passa le giornate tra cene eleganti, spettacoli teatrali e capatine al Drone’s Club, e che pare avere come preoccupazione principale la cura della propria immagine. Forse per via della noia di una simile vita, riesce sempre a infilarsi in situazioni apparentemente irrisolvibili ma che poi, puntualmente, vengono sistemate dal suo impareggiabile maggiordomo: Jeeves. La cui ricompensa è quasi sempre la rinuncia, da parte di Bertie, di un particolare capo di abbigliamento troppo vistoso, di un’abitudine fastidiosa o di un paio di baffi, in modo da conformarsi al rigido snobismo del maggiordomo e alla sua idea di come deve essere un gentiluomo inglese.

Poi c’è Lord Emsworth che lotta strenuamente con le sorelle per mantenere la libertà di comportarsi come gli pare in casa propria (o più precisamente nel proprio castello) e per riuscire ad accudire al meglio la sua scrofa da competizione: l’imperatrice di Blandings.

A volte i problemi sono di altri, raccontati di seconda mano, magari in una fredda serata, con i personaggi che vengono indentificati dal nome del loro drink. Capita così che davanti al camino una Birra gelata inizi la conversazione con un Gin al limone e arrivi l’immancabile signor Mulliner, che racconterà come un episodio simile sia capitato a un qualche suo lontano parente.

Ci sono poi la serie di storie sul golf, con amori che sbocciano, sfioriscono e poi si riprendono tra una lezione di swing e manuali del perfetto giocatore.

Wodehouse è riuscito a raggiungere un grande successo nonostante l’apparente ripetitività delle trame grazie al magnifico uso della lingua inglese e a uno stile particolare e riconoscibile. Le sue descrizioni, l’uso di accostamenti sorprendenti, le situazioni comiche in cui caccia i suoi personaggi, tutto contribuisce a divertire il lettore ma, come ho detto precedentemente, nella sua produzione si percepisce un reale affetto per queste figure, svampite, superficiali, ma di buon cuore, pronte a mettersi nei guai e a rischiare la galera pur di aiutare un amico in difficoltà. Il mondo descritto dallo scrittore inglese forse non è mai realmente esistito, almeno non in quella forma che potremmo definire “pura”, ma di sicuro ci fa venire la voglia di averlo conosciuto.

Giovannino Guareschi invece racconta di personaggi più reali della realtà, che incarnano i caratteri degli italiani del dopoguerra, siano essi i ragazzi di una famiglia degli anni ’50, come la pasionaria (la figlia di Guareschi) sempre pronta a difendere le proprie idee o i contadini di un paese della bassa emiliana, divisi dalle idee politiche ma uniti dalla solidarietà che nasce dalla comune fatica.

Ovviamente i suoi protagonisti più famosi sono Don Camillo e Peppone, parroco e sindaco di un piccolo centro rurale, continuamente in lotta e perennemente amici. Pronti a prendersi a pugni per una parola di troppo su Stalin o sul potere della Chiesa; a falsare tutti gli orari del paese a furia di portare avanti ognuno le lancette del proprio orologio pubblico pur di far suonare le proprie campane per prime ma, allo stesso tempo, consapevoli di poter contare, nei momenti di reale difficoltà, l’uno sull’altro. Guidati dalla voce del Gesù dell’altare della chiesa, una voce nella quale Guareschi metteva la sua idea di Dio e non la versione canonica e ufficiale.

La campagna di Guareschi è lontana dai prati curati della campagna inglese, è una terra che richiede un lavoro continuo e sfibrante, che viene contesa aspramente, bagnata dal sangue e dal sudore. I problemi che i personaggi di Guareschi si trovano ad affrontare sono pratici, comuni: le malattie, la spartizione delle poche risorse, le ideologie che provocano favoritismi. Lo stesso stile di scrittura dell’autore italiano è quanto di più distante dalla raffinata leggerezza del suo collega d’oltremanica, è semplice, diretto e va a colpire il lettore nei suoi sentimenti, provocando ora risate e ora lacrime di commozione.

Un punto di unione tra i due autori è l’amore, e quello di Guareschi per la sua terra e per i suoi personaggi trabocca dalle pagine. A volte anche contro la sua volontà perché, pur essendo un fiero anticomunista, lo scrittore rende il personaggio di Peppone simpatico e vero, riuscendo a farlo amare dal pubblico tanto quanto il protagonista: Don Camillo. Non è un caso se il titolo originale che raccoglieva tutti i racconti era Mondo Piccolo, l’idea dello scrittore infatti era rendere omaggio al quell’angolo di paese che conosceva e a cui sentiva di appartenere.,

La trasposizione cinematografica, con la simpatia di Fernandel e di Gino Cervi, contribuì a rendere i suoi personaggi famosi a livello mondiale. La saggezza popolare, così cara all’autore, si dimostrò ancora una volta affidabile, “tutto il mondo è paese” è forse la spiegazione migliore che si può dare all’incredibile successo dei film. In angoli lontanissimi del globo la gente, infatti, si identificava in quei racconti che parlavano di un piccolo fazzoletto di terra nella bassa padana.

Nella vita privata le esperienze comuni sono anch’esse simili ma diverse, affrontate da una parte con signorile rassegnazione e dall’altra con il piglio di un uomo che vuole difendere le proprie idee.

Entrambi hanno affrontato la carcerazione per mano dei nazisti durante la guerra, Wodehouse fu catturato, come cittadino di una nazione nemica, mentre risedeva nella sua casa di Le Touquet, e trasportato in un campo di prigionia tedesco. Guareschi rifiutò di collaborare con i nazisti dopo l’8 Settembre 1944 e fu rinchiuso per oltre due anni.

Dopo la liberazione P.G. Wodehouse fece alcune trasmissioni con un inviato della CBS, da Berlino, parlando in modo umoristico della vita nel campo di prigionia. Queste trasmissioni furono riprese dai tedeschi che le trasmisero in Inghilterra.

In una di quelle famose trasmissioni, disse:

Non sono mai stato interessato alla politica. Sono praticamente incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento bellicoso. Proprio mentre sto cominciando a sentirmi in guerra verso qualche paese ecco che incontro una persona decente. Andiamo fuori insieme e scordiamo ogni pensiero battagliero

Era il 1941 e la popolazione inglese era reduce dalla Battaglia d’Inghilterra con altissime perdite di vite a causa dei bombardamenti tedeschi, questa maniera di scherzare sul conflitto non fu accolta benevolmente, si accusò l’autore di favoreggiamento con il nemico, con tanto di forte campagna stampa denigratoria. Dopo la liberazione di Parigi Wodehouse fu sottoposto a un processo di quattro giorni da ufficiali del MI5, dal quale emerse che il suo comportamento non era stato conveniente, ma non criminale.

Giovannino Guareschi ebbe invece i suoi guai giudiziari nel 1950, per aver pubblicato, come direttore de Il Candido, una vignetta sul Capo dello Stato, Luigi Einaudi -fu condannato con la condizionale a otto mesi- e nel 1954, a causa della pubblicazione delle lettere di De Gasperi, nelle quali lo statista proponeva agli alleati di bombardare Roma per favorire un sollevamento popolare. Le lettere sono state giudicate dei falsi, ma con tutta probabilità Guareschi era in buona fede, avendo fatto periziare i manoscritti e avendone ottenuto una certificazione di autenticità. In un processo discutibile l’autore fu condannato a un anno di prigione, cui si sommarono gli otto mesi della precedente sentenza e si rifiutò di ricorrere in appello, in quanto convinto di aver subito un’ingiustizia.

Dopo le esperienze del campo di prigionia in guerra e dei processi, i due grandi umoristi condivisero anche quella dell’incarcerazione. Nel novembre del 1944 Wodehouse fu prelevato dalla polizia francese e posto in custodia, nonostante non fossero state mosse contro di lui accuse; quattro giorni dopo fu trasferito in un ospedale da dove fu rilasciato nel gennaio del 1945, ma le autorità francesi non gli diedero il permesso di uscire dal paese sino a metà del 1946.

Guareschi invece fu imprigionato per più di un anno nel carcere di Parma, ed ebbe anche sei mesi di libertà condizionata. Pochi mesi dopo l’inizio della sua esperienza in carcere, alla notizia della morte di De Gasperi, scrisse:

Io son qui, muto e solitario, seduto sulla riva del fiume. Ma non aspetto che passi il cadavere del mio nemico. Non considero nessuno mio nemico. Nessuno è riuscito a suscitare il mio odio! Io aspetto solamente che passi il cadavere di un anno di vita perduta. E se, frattanto, passa qualche altro cadavere, né mi rallegro né mi angustio. Non mi riguarda: è Dio che regola queste faccende e Dio non sbaglia mai. Il mio cuore è sgombro e leggero.

Due modi di vivere la vita e l’impegno politico molto distanti tra loro ma che, paradossalmente, produssero quasi gli stessi risultati.

L’ultimo elemento di unione è il successo planetario delle loro opere e dei loro personaggi, successo con cui hanno convissuto in modo abbastanza simile, continuando a scrivere e a lavorare sulle proprie creazioni.

Come due pianeti gemelli di certa letteratura fantascientifica, P.G. Wodehouse e Giovannino Guareschi, sono molto diversi e distanti l’uno dall’altro ma quasi complementari. Come l’orbita di quei pianeti li porta a compiere lo stesso giro intorno alla stella, così le vite dei due autori sono state segnate da esperienze simili, anche se affrontate da ognuno a proprio modo.

 

Immagine di copertina. Autore: wackystuff. Titolo: Great Googley Moo

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