
L'iniziativa imprenditoriale di uno studente californiano, che ha importato testi universitari dalla Tailandia per rivenderli su eBay, ha portato ancora una volta alla ribalta la legge sul copyright negli Stati Uniti, con conseguenze decisive sul commercio di una vasta gamma di beni prodotti all'estero, libri compresi.
Lo scorso inverno Supap Kirtsaeng scopre che i libri di testo su cui studia alla University of Southern California vengono pubblicati e venduti in Asia a prezzi stracciati: sono identici ai suoi eccetto che per il costo e il divieto di esportazione ben impresso su ogni copia. Supap se li fa spedire da amici e familiari residenti in Tailandia e li rivende su eBay ad altri studenti per un giro di affari di 100.000 dollari.
L'editore John Wiley & Sons non la prende bene e denuncia lo studente per violazione di copyright, vincendo la causa in prima istanza e condannando il giovane al pagamento di una multa pari a 600.000 dollari.
A questo punto Kirtsaeng si rivolge alla Corte Suprema appelandosi alla first sale doctrine, una legge statunitense che sancisce il diritto dell'acquirente di fare quel che vuole del prodotto, anche rivenderlo.
La disputa Kirtsaeng vs Wiley & Sons tiene banco per mesi negli Stati Uniti, inserendosi all'interno del più ampio dibattito sul diritto d'autore e i suoi limiti. La questione ruota essenzialmente intorno all'applicabilità della first sale doctrine anche ai manufatti prodotti all'estero, di qualsiasi genere essi siano, libri stampati in Tailandia nel caso specifico.
Molti rappresentanti dell'industria editoriale, cinematografica e musicale americana, si schierano a favore della John Wiley & Sons difendendo i propri prezziari e paventando crisi nera degli affari nel caso la richiesta di Kirtsaeng venisse accolta.
Dall'altra parte l'American Library Association e le associazioni di rivenditori di libri usati, musica e videogame sostengono come un'interpretazione geografica della first sale doctrine sia nella pratica inattuabile e controproducente, oltre a ostacolare la circolazione del sapere e incoraggiare il trasferimento della produzione oltreoceano.
Ieri il giudice della Corte Suprema Stephen Breyer si è finalmente espresso sulla faccenda affermando che Kirtsaeng non ha violato nessun copyright perchè le compagnie statunitensi che producono e vendono prodotti all'estero non possono proibire che gli stessi siano rivenduti negli USA.
«Un'interpretazione geografica della first sale doctrine non ha senso. Nella collezione dell'American Library Association ci sono almeno 200 millioni di libri pubblicati all'estero, molti altri sono originariamente pubblicati negli USA e poi stampati all'estero per via dei costi minori (…) rispettare il copyright significherebbe chiedere a librerie e biblioteche di ottenere il permesso per ogni singola copia. Per non parlare delle conseguenze assurde nel caso in cui un turista comprasse alla Shakespeare and Co.di Parigi un paio di copie di un libro straniero da regalare ai suoi amici una volta tornato a casa, anche in questo caso infrangerebbe la legge».
La sentenza ha voluto sottolineare i limiti della legge e ricordare lo scopo costituzionale del diritto d'autore: promuovere il progresso delle scienze e delle arti, non difendere i monopoli economici di chi lo detiene.
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