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Andrea dei Castaldi | La cesura

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Al primo impatto La cesura sembra quasi un racconto sociale. Un poveretto di più che ha perso il lavoro nella più grande crisi economica del secolo. Poi diventa la storia di un ritorno a casa. Da Milano a un paesotto del nord, alle grigie abitudini, a una madre con la memoria appesa a un filo, ai vecchi compagni di liceo che non se ne sono mai andati. Poi di nuovo si trasforma e diventa un mistery: perché nella tomba del padre, quel padre che non ha più visto da quando aveva 3 anni e ora ne ha più di 30, ci sono due cadaveri? E poi ancora diventa una favola, una gran bella favola. Con una donna che sembra venire direttamente dal mondo di Aladdin, con un ungherese, grande conoscitore di miti magiari, che potrebbe assomigliare ad Hagrid nel modo in cui si preoccupa per il nostro eroe, Leonardo Cacciavento.

Dei Castaldi La cesura Andrea dei Castaldi | La cesuraAndrea Dei Castaldi racconta una storia che potrebbe essere come tante, la ricerca di un padre come la ricerca di se stessi, trovarsi a 30 anni e non sapere cosa è successo alla propria vita fino a quel momento e guardarsi alle spalle, ai genitori dunque per primi, e vedere se non si riesca a trovare la falla di senso che ci ha in qualche modo costretti a una mancata evoluzione. Ci conduce per mano attraverso questo percorso difficile, capire da dove veniamo e dunque chi siamo, detto anche diventare adulti, pieno di dubbi e frustrazioni, e lo fa con uno stile asciutto, pieno di un umorismo nordico, appena accennato, che fa scorrere le pagine come mosse dal vento. E soprattutto lo fa confondendo le acque, sfumando i confini tra un racconto di formazione e una favola, che poi in realtà tutte le favole sono percorsi di formazione (ma non tutti i percorsi di formazione sono belli come le favole).

Perché ci sono Trieste e l'Ungheria, che a momenti sembrano catapultarti nelle atmosfere dark dei racconti dei fratelli Grimm, dove la neve sembra eterna e l'incantesimo dell'inverno si spezza soltanto quando arrivano le navi dei pirati. E questo Ernesto Cacciavento, quel padre morto troppo presto colpito quasi fisicamente da una damnatio memoriae da cui non fuoriesce alcun barlume, questo Ernesto vissuto a Trieste sembra un pirata più che uno scultore. E la splendida città sotto il suo influsso assume una vivacità che quasi si trasforma in Tortuga. E poi c'è l'amore, un viaggio, una polena, un fulmine e una tragedia, un incendio e persino i giostrai.

Come con le favole, passa un messaggio, non una morale ma una rassicurazione delicata e sottile: che ogni cosa ha il suo tempo, che puoi passare attraverso labirinti interi per poi scoprire, solo allora, che c'era una scorciatoia, e allo stesso tempo sapere con certezza che il labirinto era esattamente ciò che serviva per poter arrivare al tesoro. Non che manchino episodi brutali, e sporchi e cattivi, ma le favole originali, quelle non snaturate dalle tonnellate di zucchero disneyano, non sono mai state pulite.

Andrea Dei Castaldi, La cesura, Barta Edizioni, 2015

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