
I matti mi hanno sempre affascinata. Quando sono entrata in Finzioni ci ho addirittura fatto una rubrica, sugli scrittori matti. La malattia mentale è una cosa seria, lo sappiamo tutti, e questo pezzo non vuole essere un prendere alla leggera un argomento delicato e molto più profondo di quel che possa sembrare, così come non lo vuole essere questo libro. Vero è, però, che ogni città ha i propri matti. Quasi sempre sono persone buffe, simpatiche, eccentriche, per niente aggressive. Hanno caratteristiche comuni, eppure sono diversissimi, sia tra di loro, che da quelli delle altre città; perché ogni città ha un passato, una cultura, e così è per le persone che ci vivono, matte o non matte che siano. Sono persone che hanno una storia da raccontare, anche quando non ci parlano. Come chiunque, certo; solo che coi matti ce ne accorgiamo di più, perché attirano la nostra attenzione, ci fermiamo a guardarli e ci chiediamo delle cose, fantasticando sulle risposte.
A Parma, per esempio, c’è un signore sulla settantina, barba bianca, occhialini rotondi alla Lennon, che gira con degli short di pelle e canottiera, estate e inverno. Ha un trolley con appiccicate le foto di Emanuela Folliero e una radiolina che spara i Deep Purple senza interruzione. Oppure un altro, onnipresente, sembra, su ogni autobus. Ti chiede “sei di Parma?” e quando scopre che non lo sei ti chiede dettagli, per poi elencarti tutte le discoteche della tua zona. Con me, che sono del lago di Garda, ha sfoderato una pappardella sul Genux e sul Florida, dicendo che ci va sempre, ogni venerdì e sabato. Non ho avuto il coraggio di dirgli che sono chiuse da anni.
Repertorio dei pazzi d’Italia è un libro curato da Roberto Alajmo e uscito per i tipi del Saggiatore nel giugno 2012.Dieci scrittori viaggiano nelle loro città alla ricerca di fatti e di personaggi che, di quella città, hanno fatto la Storia. Personaggi che alcuni si ricordano, altri no; alcuni sono indimenticabili, altri sono scomparsi, diventando una leggenda. Alcuni hanno dettato dei modi di dire, altri sono diventati quasi delle mascotte. Da Nord a Sud percorriamo aree e città, ognuna con un dialetto e una cadenza, ognuna con un autore diverso e il suo stile di scrittura, e attraverso le strade di quella città conosciamo persone nuove, ci appassioniamo agli aneddoti e alle loro vicende, li vediamo con contorni sempre più vivi. Iniziamo ad affezionarci, ad alcuni, che magari ci ricordano qualche matto del nostro paese, o portano alle estreme conseguenze dei lati così intimamente nostri che un po’ ci vergogniamo e un po’ no.
Repertorio dei pazzi d’Italia è un libro che vorresti divorare e che è viene facile leggere. Eppure dice il vero, nella prefazione, Roberto Alajmo: è più bello leggerlo con calma, lasciare che le singole storie ci rimangano appiccicate addosso col tempo, con le pause.
Questo libro è scritto bene, ha un bel ritmo, ed è bello assistere all’alternarsi delle storie, degli stili. È bello passare dalla fredda Torino al mare di Trieste, passare per Bologna e scendere fino a Roma, per poi scendere sempre più a sud. Ma soprattutto, questo libro riesce a prendere il lato leggero di un problema serissimo come la follia, senza dimenticarne il lato serio, rispettoso, fragile e delicato.
Roberto Alajmo (a cura di), Repertorio dei pazzi d'Italia, Il saggiatore, 2012.
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