Lo stupore di fronte alla potenza di un chicco – che se adeguatamente curato dà origine a radici, foglie, fiori e frutti – l’abbiamo sperimentato fin da bambini, quando nell’orto della scuola abbiamo piantato semini di piselli o quando abbiamo chiuso fagioli e ceci in uno strofinaccio bagnato. Inebriati dalla scoperta di poter riprodurre – potremmo forse dire creare – cose, abbiamo poi nutrito, come Pinocchio, anche la speranza che, interrando qualcosa a noi caro, potessimo raccoglierne mille altri esemplari figli. È vero, l’albero delle macchinine o dei minipony non è mai cresciuto, ma i semi di basilico Esselunga nel vasetto sul davanzale hanno fatto il loro lavoro, e veder spuntare dalla terra le prime foglioline dà la stessa emozione di quando srotolavo lo strofinaccio umido con i fagioli e scoprivo i germogli bianchi.
Sulle stesse emozioni fa leva il programma Tree book tree, lanciato in marzo dalla piccola casa editrice argentina per bambini Pequeño Editor, in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria FCB. Il progetto è molto carino, molto bio, molto in linea con l’andazzo dei tempi e consiste nel creare “libri-albero”, libri che, dopo essere stati letti, possono essere interrati e germogliare. Il volume infatti è completamente biodegradabile, scritto e disegnato con inchiostri ecologici, e nella filigrana delle pagine sono inseriti semi di jacaranda, un grande albero tipico delle zone tropicali e sub-tropicali (qui potete vedere il video promozionale). Il primo libro a far parte di questo progetto è intitolato Mi Papá Estuvo en la Selva (Il mio papà si trovava nella giungla), un racconto dedicato ai lettori di 8-12 anni che la casa editrice aveva già pubblicato anni fa, ma che è stato riedito in questo particolare formato. La storia, narrata attraverso la voce di un bambino che descrive le avventure del padre nella foresta equatoriale ecuadoriana, è basata su fatti realmente accaduti e vuole concentrarsi sul tema della biodiversità e della necessità di salvaguardare l’ambiente naturale in cui viviamo.
In un’ideale continuità tra la storia narrata e la vita reale, la casa editrice si propone quindi non solo di sensibilizzare i piccoli lettori ai problemi legati alla deforestazione e alla tutela del patrimonio boschivo (attraverso il racconto), ma di permettere ai bambini di seguire direttamente il processo di recupero di un oggetto, che, conclusa la sua funzione primaria, può dare inizio a un’altra vita (attraverso il libro-albero). La carta del volume, proveniente dagli alberi, si trasforma di nuovo in albero sotto gli occhi del bambino, che impara così anche a prendersi cura della nuova piantina.
Tutto molto carino, molto bio, molto in linea con l’andazzo dei tempi, come dicevo, e anche molto suggestivo e d’impatto. L’idea del ciclo “albero-libro-albero”, del «libro che restituisce alla natura ciò che le aveva preso» è certamente d’effetto, così come l’immagine dei bambini che fanno una buca e innaffiano la loro futura jacaranda.
Attirare l’attenzione su un problema come la tutela dell’habitat naturale è senz’altro giusto e importante, l’unico appunto di noi maligni è che l’operazione ci sembra un po’ troppo carina, un bel vezzo che conquista tutti – non solo per il tema ecologico che oggi va molto, ma anche perché gioca con emozioni e istinti universali (creare una vita, seguirne i progressi, determinarne la crescita) – ma la cui efficacia è tutta da provare. D’altra parte anche l’assunto iniziale è un po’ fuori fuoco: l’impatto ecologico della produzione di carta è sicuramente un tema, ma di certo non è il motivo principale della distruzione delle zone verdi in Sud America, causata piuttosto dall’utilizzo dei terreni per agricoltura e pascolo e dalla recente corsa all’estrazione dell’oro, che sta mettendo a rischio ettari di foreste anche all’interno di aree protette.
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