Stavo pensando all’argomento per questo articolo (perché la vera recensione di Eros e amore di Igor Sibaldi è rimandata al mese prossimo, un altro suo libro – Il frutto proibito della conoscenza, mi ha rapito e ora lo sto finendo… ahimè però non posso parlarvene poichè non tratta del proibito che intendiamo qui in Cunnilibrus).
D’accordo, esco dalle parentesi. Cioè sì, un po’ è proibito anche questo libro e di striscio aggancia il tema sesso nel senso atavico, ma davvero, nel senso del rapporto misterioso che Eva ed Adamo avrebbero avuto nell’Eden, dopo essersi visti ignudi, e di cui si vergognarono (ma proprio cinque minuti dopo eh, prima la nudità li accende e poi fa urlare di spavento, è cosa vagamente assurda, dovete concedercelo). L’argomento però è sfiorato, inoltre per venire confutato, anzi, la sua confutazione è la base su cui si erge questo sorprendente scritto, la cui prima edizione risale ormai a quindici anni fa.
Posso tuttavia trarre grande spunto da questo proibito.
Infatti mi sono resa conto che molti dei miei articoli nelle colonne di questa gloriosa rubrica hanno – il più delle volte involontariamente – il sapore del rammarico per i bei vecchi tempi andati. Mais où sont les neiges d’antan? Domanderebbe Villon.
Non lo so, caro François, dove le abbiamo messe. Si sono sciolte credo e probabilmente senza lasciare una traccia degna di nota.
Dicevo, mi stavo interrogando sulla tematica da affrontare, quando le domande hanno iniziato ad affiorare: dove è dunque andato il gusto del proibito? Del porno? Del prurito, intendo? È possibile che sia rimasto là, nei dieci, undici, dodici e tredici anni, quando guardavamo i giornaletti porno dell’edicola e in noi un tumulto senza precedenti si scatenava lasciando un sapore amaro e privato e timoroso, appunto proibito, nel cuore? Poi ci si assestava, ricordate? Quello che c’era da sapere si sapeva, si iniziava a sperimentare qualche tocchigno, qualche bacio umido, con quella sicumera a testa bassa del “non sono più un bambino, ora lasciami fare diamine quella carta stampata mi ha anche un po’ stufato”.
Dopo verso i 20 ritorni alla preadolescenza scoprendo il porno online, i suoi valzer di plastica che però sono accecanti e ti attraggono come una gazza e poi ora hai potere, puoi uscire, magari non sei più nemmeno tanto vergine e puoi darti da fare sul serio, con quelle nuove farfalle nello stomaco, proibite, proibitissime, da tenere a mente nel mentre, magari da cercare di attuare, sei super goffo ma comunque ormai acceduto al livello successivo.
Poi finisce tutto, dopo i 25 credo. C’è chi si sposa, chi entra in relazioni stabili, c’è anche chi è già assuefatto e il senso del proibito è piallato ai minimi termini, che diventano quasi nulli allo scoccare dei 30 (e qui ci sono da due anni, si crede che ormai sia finita, ma magari a 40 si torna scatenati o forse da più vecchi? Forse passate le gravidanze cercate o evitate o attuate, passato l’assalto di responsabilità che ti sorprende tra capo e collo e te la fa fare sotto e ti blocca e paralizza tutto a parte il respiro, ecco, passato ciò si accede al livello successivo? Non so, sessantenni all’ascolto, se ci siete, dite).
Più mi facevo scorrere sotto gli occhi la mia vita al di sotto del punto vita, più mi dicevo che molto di quanto ho detto sulla letteratura erotica e sull’erotismo in generale – ma non solo, molto di quel che si dice in giro sull’argomento, che per estensione può arrivare a interessare l’egemonia del porno online – non concerne affatto l’eros, ma riguarda me, riguarda la persona che scrive e si esprime in proposito, che a occhio e croce si trova tra i 25 e i 39 ed è tra il piallato e il disorientato. Poi mi sono detta: dai in mano a un ragazzino delle medie le Cinquanta sfumature e… accidenti se riscopri il proibito (me lo sono detta in modo più scurrile).
Forse il punto leggermente più oggettivo sta nell’accorgersi dello shiftare della pialla sempre un po’ prima, nel vedere che l’assuefazione è una vicenda che si anticipa costantemente un po’ di più, preoccupando ovviamente. Come preoccupa l’accesso a internet sempre più precoce, i vari bullismi, anche di natura sessuale, che martoriano tante anime, ma che tristemente, molto tristemente, devo riconoscere quanto abbiano a che vedere con il proibito, sebbene sporchino e prendano il peggio da una parola stimolante e potente.
Ma anche qui: non era il Satyricon nel primo secolo a descrivere lo stupro di gruppo alimentato dall’acol? Allora è tutta colpa di internet? Non lo so. Potrebbe essere tutta colpa del tempo e di come lo percepiamo. Potremmo vivere spalla a spalla con Petronio e non rendercene conto, presi come siamo da quella grande distrazione del web, timorosamente usata.
So solo che nelle edicole i giornaletti porno esistono ancora. Per fortuna.
L'articolo E se il senso del proibito avesse a che fare con un libro? sembra essere il primo su Finzioni.