Quantcast
Channel: Finzioni Magazine
Viewing all articles
Browse latest Browse all 3302

Alessandro Baricco, La sposa giovane e l’incontro alla Holden

$
0
0

Premessa

A me Baricco non piace. Intendiamoci, non sto parlando della persona nella sua complessità – non lo conosco, ovviamente. Mi riferisco allo scrittore. Verso i 20 anni ho letto qualche suo libro: il classico Oceano mare pieno di belle frasi d'amore, Novecento, Seta. Qualcosa mi piaceva, ma mi ha subito stancato. Gli amici di Rivista Studio forse diranno che non mi piaceva lo snobismo perché sono una snob, ma non è questo il punto. A me piace Antonello Venditti, tanto per dire, quindi figuriamoci, non avrei problemi a dire che mi piace uno scrittore, chiunque esso sia.

sposagiovane e1427530252545 Alessandro Baricco, La sposa giovane e lincontro alla HoldenNegli anni che hanno seguito la mia prima giovinezza ho sviluppato una vera e propria avversione per Baricco, avversione che ha trovato il culmine qualche anno fa quando mi sono trovata tra le mani un suo piccolo romanzo sciapo, di meno di 100 pagine, scritto in corpo 18, venduto a 18 euro. Sono andata su tutte le furie, ho fatto la mia battaglia personale contro di lui, la scrittura del bla bla bla e tutto quel che ne consegue. La cosa che più mi dava fastidio era quello che io chiamavo, riferito al Nostro, "onanismo letterario". Quando leggevo qualcosa di Baricco avevo sempre la sensazione che lui fosse metaforicamente davanti a me e si masturbasse allo specchio dicendosi: come sono bravo, come sono bravo, come sono bravo. Una cosa discretamente fastidiosa. Riuscire a sentire questo, l'artificialità della scrittura (o dello stile) finalizzata a stupirmi, o a provare a stupirmi, mi ha creato un moto di avversione e aborrimento.
Poi la cosa è scemata, ho smesso di arrabbiarmi, di combattere sulle barricate, e ho semplicemente evitato Alessandro Baricco fino a dimenticarmene. 
Invece Baricco mi è sempre invece piaciuto molto come promotore letterario (o culturale). Vederlo cioè parlare di qualcosa che non fosse suo, di un autore, una vicenda, una corrente letteraria, mi piaceva; mi piace ancora. Ho amato Totem, ma senza andare troppo in là nel tempo, solo qualche anno fa, nel pieno delle barricate, ho visto in tv (forse era da Fazio? chissà, non ricordo) un suo raccontare qualcosa. Ammetto di non ricordare un bel niente, se non di aver pensato: ti prego fai solo questo. Raccontami una storia a settimana e potremmo quasi diventare amici.

Intermezzo

È uscito qualche giorno fa, il 18 marzo, il nuovo romanzo di Alessandro Baricco. Si intitola La sposa giovane, e la casa editrice Feltrinelli ha invitato noi di Finzioni all'incontro che l'autore ha tenuto con una manciata di blogger e giornalisti alla scuola Holden, a Torino, la sera prima dell'uscita del libro. 
Per me è impossibile iniziare un libro di Baricco in modo innocente, senza cioè quei pregiudizi che mi hanno messo tra i denti un coltello. Forse è giusto così. Se siamo la somma delle nostre esperienze passate, questo vale anche per le letture. E quindi se i libri di Baricco che ho letto non mi sono piaciuti, è non solo umano, ma quasi giusto, che inizi questo suo nuovo romanzo con il sopracciglio sinistro alzato.
Tanto per chiarire: La sposa giovane, che ho letto nella settimana successiva all'incontro, non mi è piaciuto. Non intendo dire che mi ha lasciato dei dubbi. Proprio non mi è piaciuto. Dentro questa frase ci sono strascichi di pregiudizi dettati dalle esperienze passate? Forse. Pazienza.
La sposa giovane inizia con un uomo che sale le scale e apre le finestre per far entrare la luce nella grande casa. È una casa dove tutti, in passato, sono morti di notte. La mattina è quindi un momento fondamentale, catartico. Svegliarsi significa essere sopravvissuti, aver ricevuto una grazia. Per questo, forse, la tavola delle colazioni, il momento della colazione, è così importante. È un banchetto che festeggia la vita.
Una ragazza giovane, la sposa giovane, arriva in quella casa e bussa una mattina. La famiglia dello sposo, disturbata nel momento sacro, si era dimenticata di quel matrimonio deciso tre anni prima. Soprattutto, il figlio non c'è. È da diversi anni in viaggio per lavoro. La giovane sposa si deve quindi unire alla sua futura famiglia, imparare a conoscerla, scoprirne i segreti e la storia. Conoscendo loro scopre di non conoscersi o di conoscersi così poco da non avere quasi nulla tra le mani. Ora può farlo. Può ricordare e pianificare, scoprire e definirsi. 
In una scena la sposa giovane chiede di essere ricevuta dalla madre dello sposo. Nel libro tutti si chiamano solo con il loro ruolo. Sposa. Madre. Figlio. Padre. Zio. Solo Modesto, il custode, il maggiordomo, il Sacerdote, come lo definisce l'autore, ha un nome. La sposa giovane si reca dalla Madre (cioè dalla futura suocera) perché sa che lei possiede di nascosto dei libri (Non ci sono libri, nella casa, perché – cito – "Nella famiglia c'è una grande fiducia nelle cose, nelle persone e in se stessi. Non si vede la necessità di ricorrere a palliativi") e si finisce che le due donne sono una davanti all'altra, ognuna con una mano nel sesso dell'altra, per poi assaggiarne sul dito il sapore.
Ecco. Si scopre che la madre era una abbastanza sportiva, in gioventù, e che nessuno, in quella casa, è chi credevamo fosse.
Il mio personaggio preferito è lo Zio. Se ne sta ovunque, per la casa, dormendo in piedi, per decine di minuti, per poi svegliarsi giusto un attimo e dire una frase giusta. Poi torna a dormire, non si sa per quanto. E poi si scopre che non è un vero Zio. 
Insomma cosa vuole dirci Alessandro Baricco? Che la famiglia vera non è quella in cui nasci, ma quella in cui ti definisci? Che tutti abbiamo un segreto? Che nessuno è davvero chi dice di essere?
Non lo so. 

In compenso vengo irritata dal cambio di prospettiva della voce narrante, che non solo passa dalla terza alla prima persona continuamente, ma altrettanto continuamente cambia la persona che dice IO. Prima è la Sposa giovane, poi Modesto, poi la sorella dello sposo che non c'è e tarda a tornare alla casa, poi lo zio, poi la madre sportiva.
Forse l'obiettivo era quello di non farci prendere alcuna posizione, di non preferire un personaggio a un altro, o una storia a un'altra, ma non è una cosa riuscita. Riesce invece una confusione fastidiosa. E, di nuovo, l'eco di un artificio che si vede ancor prima di essere scoperto.

Alla fine

Non sapevo che La sposa giovane non mi sarebbe piaciuto, quando ho varcato la soglia della Holden, e nemmeno quando Alessandro Baricco è entrato nella stanza dove tutti noi guardavamo le due copertine del libro (sì, ci sono due copertine, una patinata, l'altra ruvida. Baricco, presentandocele, ce ne ha parlato definendole "Mi fija e mi nonna"; io ho scelto la nonna), il piatto di focaccine davanti a noi e chiacchieravamo con le due splendide ufficio stampa di Feltrinelli di quanto è bella Torino, di quanto è bella la Holden, e via discorrendo. Baricco è un bell'uomo, è invecchiato bene, ha un bel sorriso e un piccolo difetto di pronuncia sulle "Z" che io trovo discretamente irresistibile. E ha una faccia simpatica, e si è dimostrato, in seguito, simpatico, e questa sì, è stata una grossa sorpresa. Quando entra nella stanza, io e gli altri 7 ragazzi presenti ci alziamo in piedi, come quando a scuola entrava il preside. E in effetti Baricco è il preside di questa scuola di narrazione. Tutto torna. 
Ci fa da cicerone mostrandoci la struttura. Ci racconta come era prima, l'idea che hanno avuto, ci fa vedere i disegni di Renzo Piano, fatti quando ancora, lì, c'erano solo campi calcinacci. 

20150317 181610 e1427529952965 Alessandro Baricco, La sposa giovane e lincontro alla Holden
Ci guarda fisso negli occhi quando ci parla, e un po' mette soggezione, mi sembra che lo sguardo legga tutto quello che penso di lui, quindi sorrido e guardo altrove. 
Siamo in questa stanza perché il giorno successivo esce il suo libro. Solo che lui non vuole assolutamente più parlare dei suoi romanzi, e nemmeno di questo in uscita. "Non so, di fatto, perché sono qui. E a dirla tutta, sapendo che non voglio parlare del mio romanzo, sono curioso di sapere perché tutti voi avete accettato l'invito". C'è un momento di panico, ma poi qualcuno ride e qualcuno chiede "perché non vuole più parlare dei suoi libri?" che sembra una domanda un po' scema, o banale, ma apre le danze a una bella chiacchierata e quindi ben venga. 
Baricco non vuole più parlare di libri perché ne ha parlato troppo, in passato. E perché se avesse avuto altro da dire sul libro, l'avrebbe scritta nel libro stesso. 
Questo è il momento in cui intervengo dicendo che Deleuze affermava come la Letteratura esistesse solo quando almeno due persone parlano di un libro. Se non ne parliamo, quello che lei ha in mano non può diventare letteratura, è un insieme di caratteri che formano frasi e una storia, dico.
"Ne potete parlare voi due", mi dice, indicando me e la ragazza al mio fianco e sottintendendo che lui ha un ruolo diverso, in tutto questo. 
Ha ragione, in parte.
Ammetterlo mi costa un po', sul momento.
"Io non parlerò più dei miei romanzi" sottolinea di nuovo.
"Quindi mi sta confermando che non la vedrò da Fazio, corretto?". Alessandro Baricco mi guarda, mi fa un sorriso e poi mugugna un "mh". Poi aggiunge: "Scusa, tu come ti chiami?".

20150317 191756 e1427530156816 Alessandro Baricco, La sposa giovane e lincontro alla Holden

C'è chi chiede se scriverà ancora sceneggiature teatrali, chi fa domande sull'editoria di oggi, chi è curioso di sapere se I Barbari son poi arrivati, se in questi vent'anni di Holden ha visto cambiare le persone, il modo delle persone di approcciarsi alle storie, il modo di raccontarle. Chi cita la Ferrante e chiede se scriverebbe mai sotto pseudonimo ("no, non ce la farei. Troppo faticoso"), chi se dopo il numero di libri venduti (e scritti) sia cambiato il suo modo di leggere, se riesce ancora a godere del piacere che leggere regala, o se è inevitabilmente contaminato dal virus dell'autorialità. E chi chiede quale libro porterebbe con sé – d'istinto – nel pieno di un alluvione, sul punto di lasciare la sua casa in pericolo (lui dice Trilogia degli Aubrey di Rebecca West). Poi parla del "Declino ideologico del finale" tra le nuove generazioni, di come per lui il finale sia fondamentale, parla delle storie ombelicali e di come sia difficile scriverle, troppo difficile. E anche di come si appunti ovunque, su foglietti sparsi, le scene che gli vengono in mente. "La scena della colazione, se entrate nel mio ufficio, la trovate scritta sui foglietti e appiccicata al muro. È lì da quindici anni".
Scopro che mi piace starlo ad ascoltare. 
Mi stupisco, ma nemmeno troppo. Mi piaceva Totem, non mi piaceva Oceano Mare. Passano gli anni, ma tutto torna.

L'articolo Alessandro Baricco, La sposa giovane e l’incontro alla Holden sembra essere il primo su Finzioni.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 3302

Trending Articles