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Paolo Zardi | XXI Secolo

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Roba che tu lo chiudi, questo XXI secolo, e ci rimani scemo. Che ti sembra ti manchi qualcosa, che ti manchi un pezzetto; o che di pezzetti ne hai troppi che non sai da dove son venuti fuori, e ora ti tocca rimetterli insieme, e non sai da dove iniziare. E glielo vorresti chiedere, a 'sto benedetto Zardi, quando è successo e come, che con il suo stile piano, sobrio, ti ha condotto dove non sapevi di poter andare, cucendo insieme due trame che nemmeno vedevi, facendole andare parallele e nascoste, carsiche, fino poi a fartele esplodere in faccia, insieme a qualunque fosse la tua idea di umanità: piccola, innocua, vita borghese, capace di portare la realtà nell'apocalisse, e viceversa.

Ti viene da vederlo, da immaginarlo con la faccia tranquilla da ingegnere che deve avere lui, mentre un poco ride sotto i baffi, ché con questa sorpresina qui si porta una casa editrice piccolina, la Neo. edizioni, addirittura allo Strega. Sottovoce. E ti pare chiaro che abbia accolto lacandidatura con un sorriso a metà: ti pare che lui sia fatto così. Come il suo libro.

unnamed2 Paolo Zardi | XXI SecoloPer prima cosa, uno spoiler. In questo libro, la protagonista non c'è.

Dorme.

Dorme sempre, di un sonno profondo e immobile, che la Bella Addormentata se lo sogna; dorme e  ossessiona i sogni, e poi la vita, e poi gli incubi, del principe azzurro che poi così azzurro non è. Dorme, la bella, angelica nei suoi occhi chiari, mai aperti, e nei suoi capelli biondi; dorme e dormendo fa piano a pezzi la realtà che in lei si riflette, come uno specchio che va in frantumi. Senza dare spiegazioni. E che rompendosi, porta con sè, nella sua nuova realtà molecolare, tutte le immagini che teneva insieme.

La sua assenza prende il suo posto nella narrazione, un'assenza subito annunciata, sempre presente, sempre più ingombrante, sempre più pervasiva: dell'assenza di lei si sostanzia la presenza – vacua, smarrita, lei sì – di un lui che si perde i pezzi: la moglie in coma, il lavoro inutile, la famiglia appesa, la famiglia di lei sullo sfondo, evanescente, ingannevole nell'immagine di una gemella così uguale, così diversa, che mai appare: che forse di lei è il riflesso, è un'anima nascosta, più vera del vero che invece si vede.

La storia di lei da ricostruire per non perderla, per non perdersi. La storia di lei cruda, e crudele di una crudeltà banale, che non è quella che lui conosceva. La storia di lei che cambia il mondo – tutto, e per tutti – perché cambia la percezione che lui ha di lei: e che rimane, di te e del mondo, quando tutto quello che sai cambia faccia?

La sua assenza, come una pioggia leggera, inizia a cadere piano, e calda, nelle prime pagine: un rumore bianco, sottile, che quasi non ci fai caso. Poi, il crescendo: lento, costante, che tu lo senti che c'è un rumore là, fuori dalla finestra delle pagine, ma non presti attenzione, vuoi seguire la storia, non sai cosa sia, non te ne curi: ti abitui tanto che ti sembra ci sia sempre stato. E mentre non ci fai caso lui cresce: tu non lo sai che è il temporale del secolo, e che se lo porterà via, questo secolo XXI insieme a tutto l'Occidente che già va in malora, mentre tu ancora come uno scemo ti stai a chiedere quand'è, che è diventata una cascata che rompe gli argini, quella goccia che nemmeno avevi sentito cadere. E come diavolo ha fatto, Paolo Zardi, a trascinarti nella piena mentre leggevi, credendo di essere al sicuro sulla riva.

Paolo Zardi, XXI Secolo, Neo. Edizioni, 2015

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