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Giappone: nuova legge su DRM e copyright

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A quanto si legge su The Japan Times, pare che in Giappone la normativa su copyright e DRM fosse rimasta indietro di un bel pezzo. L'inizio del 2015 segna però un punto di svolta per l'editoria digitale nipponica, che potrà — forse, finalmente  vedere il proprio mercato crescere.

Sembra incredibile ma fino ad ora, in Giappone, gli eBook non erano coperti dalla legge sul copyright. Scrittori, self-publishers ed editori non erano quindi tutelati in alcun modo contro la riproduzione illegale dei loro libri digitali, causando una serie di problemi non indifferenti soprattutto dal punto di vista legale-economico: non era infatti possibile perseguire chi duplicava o rivendeva eBook senza autorizzazione. Per questo motivo, sembra che il mercato del libro digitale nipponico non fosse esattamente fiorente, e che gli editori si trovassero in seria difficoltà.

Già nel 2012, ad ogni modo, c'erano state importanti revisioni nella legge sul copyright, revisioni che avevano suscitato non poche proteste: fino al periodo precedente al 2009, infatti, l'unica illegalità prevista dalla normativa nipponica era l'upload di contenuti non autorizzati — qualsiasi altro uso di materiale multimediale era legittimo. Ovviamente un adeguamento ai tempi era necessario, e la pena per la riproduzione di materiale multimediale è passata dall'essere inesistente a due anni di reclusione; le norme prevedeveno conseguenze persino per la mera visione di materiale non autorizzato. Da un estremo all'altro, insomma, il che causò polemiche e persino l'insorgere di un movimento Anti-ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement).

Leggiamo ora su The Japan Times:

The Japan Patent Attorneys Association, which handles matters related to publishing rights, recommends that when authors and publishers sign contracts, they specify in writing whether the publishing right covers only printed books, digital books or both.

L'Associazione delle Procure per i Brevetti, che si occupa di questioni relative ai diritti di pubblicazione, raccomanda di specificare per iscritto, nella firma di un contratto tra autore ed editore, se il diritto di pubblicazione copre solo i libro cartaceo, il libro digitale o intrambi.

Suggerimento, questo, che sembra quantomai anacronistico agli albori del 2015: in Italia, ad esempio, già dal 2009 gli editori prevedevano una redazione dedicata all'eBook, con l'accortezza di redigere contratti legali in merito al diritto sul libro digitale in fase di pubblicazione (questo per esperienza personale). 

A scanso di qualsiasi equivoci, comunque, anche gli editori francesi hanno optato per un cambiamento in materia di copyright, inserendo ufficialmente una clausola sulla pubblicazione in digitale in qualsiasi contratto con l'autore — e non più, quindi, redigendone uno ad hoc. Il Giappone sembra ben lontano dal poter lavorare nell'editoria digitale con la stessa disinvoltura.

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