I propositi dell'anno scorso io proprio non me li ricordo. C'erano cose — per dire — che spaziavano dall'andare in palestra fino allo scrivere il romanzo del decennio, passando per l'imparare a ballare, il leggere la maledettissima Ricerca di Proust e il finire l'infamissimo Ulisse di Joyce in inglese. Il fallimento è stato sistematico: ho messo su pancia, non ho finito nemmeno la tesi di dottorato (ora in ritardo), mi muovo ancora in maniera sgraziata e terribilmente autoconsapevole, e quanto a Proust mi sono fermato alle madeleine (vedi sconfitta #1).
E insomma ecco che, rimuginando cose da scrivere per il pezzo di oggi, un pezzo che mi chiedo in quanti leggeranno in questi giorni di vacanza, mi sono stupito di me stesso nel ritrovarmi a meditare non tanto nuovi propositi, ma già nuove sconfitte. Ciò non va bene! ho pensato, non posso partire a questa maniera, non è questo lo spirito. E siccome io sono uno di quelli che emula in segreto, che osserva i suoi idoli senza ucciderli ma cercando di carpirne il segreto dall'apparenza, avendo per pallino libri e scrittori mi sono trovato ad appigliarmi ad Henry Miller in cerca di consiglio.
Miller — ho pensato — è uno che ha iniziato un Tropico dicendo "We are all alone here and we are dead", e che ha continuato nell'altro (quello del Capricorno) chiosando "Everybody around me was a failure, or if not a failure, ridiculous. especially the successful ones", e allora mi sono detto che sì, mi sembra proprio la persona giusta a cui rivolgermi in questo momento di buio invernal-esistenziale. Tutto questo preambolo per dire che giusto ieri mi sono imbattuto nella work schedule che seguiva Henry Miller nei primi anni '30, e in particolare nei suoi 11 comandamenti del lavoro dello scrittore. Eccoli qui tradotti:
1. Lavora su una cosa alla volta fino a che questa non è conclusa.
2. Non iniziare nessun nuovo libro, non aggiungere altro materiale a "Primavera nera".
3. Non essere nervoso. Lavora con calma e con gioia, gettandoti senza riserve su ciò che hai davanti.
4. Lavora in base al Piano, non in base all'umore. Fermati all'orario stabilito!
5. Quando non riesci a creare, puoi lavorare.
6. Cementa ogni giorno a poco a poco, invece di aggiungere nuovo fertilizzante.
7. Rimani umano! Incontra altra gente, visita nuovi posti, bevi se ti va di bere.
8. Non essere un animale da soma! Lavora soltanto quando ti è porta piacere farlo.
9. Lascia perdere il Piano quando non te la senti — ma riprendilo il giorno dopo. Concentrati. Restringi il tiro. Escludi.
10. Dimenticati dei libri che vuoi scrivere. Pensa solamente a quello che stai scrivendo.
11. Scrivere prima e scrivere sempre. Arte, musica, amici, cinema, tutte queste cose vengono dopo.
Ho pensato bene di tradurre (e, perché no, di seguire) i precetti di Henry Miller, perché alla fine — a pensarci un poco — è sufficiente sostituire alle parole "scrivere" e "libro" il nostro lavoro e l'oggetto delle nostre attività di ogni giorno, ed ecco che abbiamo pronto un decalogo (+1) su come evitare di perdere tempo, come lavorare in mancanza di ispirazione, come cementare quel che già abbiamo raggiunto, e su come portare a termine quel che è ancora davanti a noi. E di certo fa meglio una serie di regole del genere che una sequela di piani ridicoli.
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