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Verba Volant: perché un libro, una volta letto, rimane con te

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Mica ve la posso spiegare, la parlata siracusana. Quest'accento canterino, con le vocali spalancate, con le mani che volano e disegnano cose in aria. Fausta Di Falco parla così, mentre in occasione del festival ragusano A tutto Volume ci incontriamo esultanti come due groupies della pagina scritta, e lei mi racconta la sua Verba Volant: un'avventura editoriale nata a Siracusa nel 2005, che si chiama così perché «le parole di un libro, una volta lette, ti volano dentro, e rimangono con te».

 Fausta è un'editrice un po' di nicchia un po' mainstream; coraggiosa da volersi fare imprenditrice, incosciente da volerlo fare nella periferia d'Europa; appassionata da voler fare l'editrice-operaia, in giro per fiere e città armata di libri e pennarelli, per far giocare i lettori più piccoli con le parole. I suoi libri li ho scoperti sotto casa, in un caffè letterario all'antica, con una proprietaria che sceglie i libri uno per uno, e che gli editori li chiama per nome. Le ho viste lì, le pagine di Verba Volant: appese a un filo in vetrina. Volanti, appunto. Libri in brossura per i grandi, con riedizioni di chicche della letteratura d'antan ormai fuori produzione; libri super colorati per i kids riconoscibili da un miglio di distanza.

Su tutte l'idea, sua, della favola d'arredamento: il libro da parati, un poster che racconta una storia. Che tu dirai, ma che follia è?

 

Ecco, appunto: il libro da parati cos'è?

È un'idea che mi è venuta perché amo i libri illustrati, tanto che a casa mia invece di avere i quadri alle pareti ho delle piccole mensole dove tengo le copertine, in tutte le lingue, come decorazioni a parete. Credo che il libro sia bello da possedere come oggetto fisico: ovviamente va letto, va assaporato, ma un volume, soprattutto uno illustrato, è anche bello da mostrare. Ho raccontato questa mia idea all'illustratore Alessandro Di Sorbo, autore di molte delle nostre copertine di narrativa: l'abbiamo sviluppata insieme e lui l'ha migliorata con un bel contenitore. Così è nato il primo libro da parati: Il mare chiuso, una storia che i grandi hanno compratoper i figli, ma anche per sé stessi. Poi sono arrivati Storia di Po e Il Ritorno di Cappuccetto Rosso.

Molti dei tuoi libri seguono non dico una traccia chiara ma un fil rouge territoriale: dalle ricette alle leggende. Quanto conta nel tuo lavoro l'appartenenza all'Isola? 

La distribuzione è nazionale e spesso le soddisfazioni maggiori ci vengono dal nord, ma la sicilianità è presente, e si vede, anche se gli autori non sono solo locali. L'apertura è soprattutto nella narrativa: abbiamo presentato quest'anno alla Fondazione Bellonci le opere di Laura Di Falco. Per i bambini poi abbiamo una collana che unisce ricette e favole che esplorano molto le risorse del nostro territorio. Come le ricette della collana di Annamaria Piccione: Mangiamo a tinchitè, Un'isola di zucchero e miele e il terzo, in uscita, che si intitola È festa: ammuccamu, contenente le ricette siciliane tradizionali delle feste, ispirato alle storie di Pitré, ridotte e riadattate. Un lavoraccio!

E i kids che fanno, leggono e imprano a fare i cannoli?

Con questi libri di ricette organizziamo i laboratori nelle scuole, le labomerende nelle librerie. Cerchiamo sempre di far partire i bambini dalla lettura, ma poi invitiamo le maestre a lavorare sul testo, anche perché così assimilano meglio quello che hanno letto, e si divertono leggendo: è fondamentale. I laboratori non sono mai solo di lettura, ma per metà manuali: avendo la possibilità di esprimersi in quel modo comunicano quello che è rimasto in loro del libro. Lasciati liberi fanno sempre qualcosa che non ti aspetti, e sono sempre le cose migliori: perché i bambini sono creativi, se non hanno un adulto rompiscatole che li condizioni.

Tra le storie per i kids da te prodotte la mia preferita è L'isola dei mit, una specie di Odissea rivista e corretta molto siciliana. Proponi ai bambini anche i miti greci, che sono truculenti e crudeli, terribili… che taglio dai alla lettura per non spaventarli?

I miti sono leggermente edulcorati, però rispecchiano la storia reale. Giusi Norcia, l'autrice, ha scelto i miti greci che sono ambientati in Sicilia, almeno in parte. In Ulisse e Polifemo la storia è raccontata per com'è: non sono risparmiate ai bambini le visioni crude…

E come la metti con l'elemento splatter di Cappuccetto Rosso, dove si mangiano le nonne e si aprono le pance?

Il nostro "ritorno" non è splatter: l'unica cosa che viene mangiata è la torta. Nel nostro, Cappuccetto è una bambina molto più furbetta di quella classica, che si fa fregare, facendo una figura non particolarmente brillante. La nostra Cappuccetto invece è "esperta", è una bimba del 2000, che non si fa mettere i piedi in testa, e addirittura è lei a inseguire il lupo, che invece è un fifone. E che non solo non la mangia, ma ne diventa il migliore amico e la protegge.

E a proposito di mangiare: con quale personaggio della letteratura per bambini usciresti a cena?

Andrei a cena con la strega di Biancaneve: bisogna sempre vedere i cattivi cosa nascondono, in realtà, e può essere qualcosa di buono, o almeno di interessante. Magari potrebbe ispirarmi ad una nuova visione della stessa storia raccontata con gli occhi del cattivo: mi farebbe vedere l'altra faccia delle favole.

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