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Di quando Baudelaire diede dell’idiota a Hugo

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Per i più appassionati e attenti lettori de I fiori del male questa notizia sarà probabilmente causa di meraviglia. E non tanto perché Charles Baudelaire fosse noto per la sua clemenza nei confronti del prossimo, quanto per le vicissitudini letterarie che per un certo periodo hanno intrecciato la sua vita a quella di un altro maestro della lettura francese, Victor Hugo. 

Quando nel 1857, subito dopo la pubblicazione della sua opera più importante, il poeta fu accusato di offesa alla morale pubblica e costretto a eliminare sei poesie dalla raccolta, Victor Hugo, all'epoca figura d'intellettuale di spessore non solo nazionale ma anche europeo, si era schierato in sua difesa dichiarando che i suoi fleurs du mal «splendevano e abbagliavano come stelle», tanto da provocare «un nuovo tipo di brivido».
Per ringraziarlo del supporto Baudelaire gli dedicò ben tre componimenti, la cui natura sincera parrebbe essere stata smentita recentemente sia dal Premio Pulitzer per la poesia (2000) C.K. Williams, che ha rivelato come Baudelaire disprezzasse segretamente Hugo, sia da Rosemary Lloyd nel suo Cambridge Companion to Baudelaire.
Come racconta un articolo del Guardian, la studiosa ha infatti individuato nelle sue lettere allusioni palesi all'"invidia corrosiva" nei confronti dell'allora massima autorità letteraria francese. In una lettera del 1860 a un destinatario sconosciuto, il poeta si sarebbe lamentato delle lettere stupide che continuava a ricevere da Hugo, tali da mettergli voglia di scrivere un saggio su come «per una sorta legge fatale, ogni genio sia sempre un idiota». E non si tratta nemmeno dell'unica traccia di questo astio: pur avendo lodato nel 1962 I miserabili nella recensione apparsa su Le Boulevard, Baudelaire lo avrebbe poi descritto in una lettere alla madre come un romanzo «immondo e inetto», etichettando tutte le finte lodi proferite in merito come manifestazioni delle sue capacità nell'«arte del mentire».

Bando dunque alle dediche e alle dichiarazioni pubbliche: Baudelaire non smise mai di considerare Victor Hugo come un nemico di penna, nonostante il sostegno che ne ebbe (che lo stesso Williams, comunque, valuta come superficiale e mai veramente consapevole della portata significativa dell'opera del suo contemporaneo). E in un certo senso è inevitabile che fosse così, se si considera la situazione – opposta – in cui versavano i due più grandi autori francesi della fin de siècle: censurato, disprezzato, rifiutato dall'Académie française e devastato dalle sue condizioni fisiche ed economiche il primo, venerato per la sua produzione letteraria vastissima e versatile e stimato per le sue battaglie politico-sociali il secondo. 
Nessuno dei due poteva immaginare fino a che punto si sarebbe ribaltata la situazione negli anni successivi alla loro morte, quando Charles Baudelaire sarebbe finalmente assurto al ruolo di genio iniziatore di una nuova estetica letteraria. 

La lettera del 1860, il cui ritrovamento si deve soprattutto alle traduzioni di Edgar Allan Poe dell'opera di Baudelaire, è stata messa all'asta a New York insieme alla prima edizione integrale de Les Fleurs du Mal, per un valore complessivo di circa 100mila dollari. Il genio, specie se condito da qualche invettiva leggermente sopra le righe, è merce preziosa.  

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