PRIMA DELLA PARTITA
Mi è stato affidato un compito ingrato: commentare una partita dei mondiali.
Sport tedioso, il calcio.
Primo, perché non ci capisco niente.
Secondo, perché non è abbastanza violento da farmi smuovere l’adrenalina.
Sono una femmina atipica. Mi piace la boxe, mi piace vedere la gente che si mena, e mi piace anche la corrida.
L’unica volta in cui ho visto una corrida, ho capito perché i gladiatori dovevano morire per eccitare le folle di romani al Colosseo: sfidare la MORTE è il gioco più eccitante, anche per chi ti sta guardando.
Un pugile può ammazzare l’avversario. Un toro può uccidere un torero, e chi va a vedere una partita di boxe sa che sta guardando una partita con la MORTE.
Non sono politically correct – anche se mi dispiace per il toro ‒ ma la GRAZIA e il CORAGGIO con cui un torero balla intorno a un bruto e feroce animale, sono la prova sublime del suo umano eroismo.
Un eroismo esteticamente sottolineato dal Traje de Luces, l’abito del torero, oggi decorato con le paillettes, una volta fatto per davvero d’oro e d’argento.
Ecco perché il calcio non mi piace.
I calciatori non si menano, non rischiano la morte, e non sono belli da VEDERE come un torero.
Date queste sincere premesse, come potrò quindi trovare ECCITANTE una partita di calcio? Non sono in grado di apprezzare i passaggi di palla e tutte quelle cose come il gioco di squadra, che per me sono ostrogoto. E che non riuscirò mai a descrivere o raccontare, visto la mancanza di empatia per uno sport da signorine, se paragonato per appunto alla boxe.
Bene, c’è una sola soluzione.
Devo tifare per una squadra. Algeria o Corea del Sud.
Così forse proverò qualcosa, durante la partita.
Ma come la sceglierò la squadra, mi sono detta?
Ho deciso di adottare due criteri.
Uno quasi intelligente, e l’altro assolutamente idiota.
Valuterò la DEMOCRAZIA del paese da cui proviene a squadra, e la BELLEZZA dei suoi giocatori.
Vado per ordine. Primo criterio: la DEMOCRAZIA.
L’ALGERIA non è un paese democratico.
Il Presidente, Abdelaziz Bouteflika, ha 77 anni, i capelli tinti di nero, ed è in carica dal 1999.
Da quindici anni consecutivamente.
Ogni tanto cercano di ammazzarlo, ma lui resiste.
La primavera araba in Algeria è stata chiamata Primavera Nera, perché il regime è riuscito a contenere le manifestazioni di piazza.
Che sono riuscite ad ottenere solo un risultato: l’abrogazione TEMPORANEA dello stato d’emergenza, che durava da diciannove anni, come in romanzo di Orwell.
Il PIL procapite dell’Algeria era di 7.268 dollari nel 2012. Il 105esimo paese al mondo.
Fatto che dimostra come vi sia un rapporto tra PIL e democrazia.
Comprovato anche dal confronto tra il PIL della Corea del Nord e quello del Corea del Sud, che andrò ora a illustrare.
La COREA è un paese democratico.
Patria del Samsung Galaxy e della Kia.
Una repubblica presidenziale, dove si vota ogni cinque anni.
Il presidente nomina il premier e i ministri che compongono il gabinetto esecutivo.
I coreani hanno copiato le aziende occidentali nella loro carriera industriale, e hanno perso anche qualche causa contro le aziende suddette, ma ora sono diventati la quarta potenza asiatica.
Certo in Corea non ti diverti così tanto, perché in Corea si lavora TANTISSIMO.
Ma il PIL procapite della Corea del Sud è di 31.950 dollari all’anno.
Quello della Corea del Nord non è invece noto.
Si stima sia circa di 2.000 dollari all’anno.
Vince quindi la mia simpatia – sul terreno della democrazia ‒ la Corea del Sud.
Un punto a favore dei COREANI.
Secondo criterio di valutazione: la BELLEZZA dei giocatori.
Me li vado a vedere sul web.
Gli ALGERINI.
Hanno tutti i capelli rasati a zero, in uno stile militaresco. Sembrano dei caporalmaggiori.
L’aria seria e truce delle foto ufficiali fa pensare a uno dei reparti antisommossa di Abdelaziz Bouteflika, anche se nessuno sa cosa passi per la testa dei giocatori.
Magari sono dei futuri martiri della libertà, anche se nei regimi totalitari i calciatori sono trattati molto bene, perché portano consensi quando vincono le partite.
E in genere, se hai la villa al mare e la macchina sportiva, è difficile che tu sia un dissidente.
Ora però non devo valutare il tasso di democraticità dei giocatori, ma la loro bellezza.
E trovo poco sexy questi IPER-MASCHI, a cui l’allenatore ha sicuramente ordinato di tagliarsi i capelli, come si fa con i marines.
Non sono provocanti, non sono belli e eleganti come un torero.
Bocciati.
I COREANI.
Li cerco su Google.
Eccoli!
Hanno dei folli tagli di capelli, ognuno diverso dall’altro, e sono quasi TUTTI TINTI!
Tinti di biondo, di rosso, hanno le mèche!
Pettinati come i personaggi dei manga, addirittura uno di loro deve essersi fatto la permanente!
Un calciatore infatti è riccio, riccissimo, e i suoi non sembrano ricci naturali!
Gli uomini asiatici impazziscono infatti per i parrucchieri e ormai sono diventati COME LE DONNE.
Soffrono di una meravigliosa vanità per le loro chiome, curate, tagliate, pettinate e tinte, esattamente come quelle delle loro coetanee, in un meraviglioso fenomeno OSMOTICO dove il maschio è MOLTO poco maschio.
Ma io credo che il futuro sarà osmotico.
Non ci saranno più gli IPER-MASCHI e le IPER-FEMMINE.
Ci sarà la libertà di vestirsi e pettinarsi come ti pare, e sarà una libertà coniugata alla democrazia e a un reddito pro-capite decente.
BASTA, HO DECISO!
Tifo per la COREA DEL SUD. Ora però scappo fuori che mi perdo la partita.
Non ho la televisione, e quindi, di conseguenza, non ho neanche SKY.
DOPO LA PARTITA
Sono appena tornata.
Ho guardato la partita sui Navigli, in un’elegante e condizionata barca della Sisal, ancorata sulla riva.
La Corea ha perso, dopo aver giocato un primo tempo così fiacco che al confronto le partite all’oratorio della squadra “Pray and Play” in cui giocava mio figlio sembravano più divertenti.
Gli algerini erano determinati, volevano vincere.
Fisicati, aggressivi, hanno infilato tre gol ai coreani in neanche mezz’ora.
Mentre loro, i miei idoli mechati, correvano un po’ in disordine sul campo.
Senza quasi capire cosa stava succedendo.
Si sono ripresi, i coreani, ma solo nel secondo tempo, e Son Heung, biondissimo e agilissimo, è riuscito a infilare un gol.
Ho fatto un urletto di soddisfazione.
Poi ha segnato anche un altro – non mi ricordo il nome ‒ anche lui con una zazzera tutta stagliuzzata che mi piaceva molto.
Ho sperato che ce la facessero. Ormai ero decisa, determinata, tifavo per loro.
Ma la partita non è mai partita.
Sembrava che i coreani non riuscissero neanche a passarsi la palla, hanno giocato male, in un modo confuso. Non erano aggressivi sul pallone, come se fossero troppo educati per dare una spallata all’avversario e toglierlo di mezzo.
Persino i loro tifosi sembravano garbati.
Donne, uomini, bambini che facevano un tifo gentile, non troppo chiassoso.
I tifosi algerini, invece – tutti rigorosamente maschi – tifavano nello stesso modo bellicoso con cui giocava la loro squadra.
E allora mi sono messa una mano sul cuore.
Sono ANCORA così sicura che mi piacciano le corride e gli incontri di pugilato?
Forse non ho ancora metabolizzato i miei nuovi gusti metrosessuali.
Se auspico l’OSMOSI, mi devo rassegnare.
Il Maschio Nuovo – quello che assomiglia alle donne ‒ perderà l’istinto all’aggressività, ancora prepotentemente radicato nei giovani algerini testosteronici e rasati?
Io spero di sì.
Sono cambiata anch’io e mi devo rassegnare.
Mi auguro di vivere in pace, tra giovani nerd e calciatori un po’ brocchi con i capelli ingelatinati.
E chi se ne frega se poi perdono a calcio.
E spero che i giovani algerini mettano la forza che hanno usato nella partita di questa sera per liberarsi dal vecchio tiranno che sopravvive da quindici anni.
E auguro ai giovani algerini di andare in giro la sera con le loro donne, dopo essere stati insieme dallo stesso parrucchiere unisex.
Specializzato in colpi di luce (ma il giocatore migliore dell’Algeria aveva anche lui una mezza zazzeretta tinta, di ottimo auspicio, secondo me).
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