Mentre leggevo questo libro, che è davvero un libro delizioso come sono deliziosi i centrini all'uncinetto, mi ronzava sempre in testa questa cosa dell'universo immanente e dell'universo trascendente. Ora, io non mi ricordo benissimo la questione, che ho sentito articolare meravigliosamente da quel fenomeno di Paolo Fabbri ormai otto/nove anni fa, ma ci provo, anche perché calza a pennello.
La signorina Prim – da non confondere con quella cacata de Il diavolo e la signorina Prym di Coelho – è una trentenne coltissima che risponde a un annuncio da bibliotecaria nella casa di un signore misterioso che abita in un paesino sperduto. Appena arriva a Sant'Ireneo, è subito scontro di culture. La signorina Prim viene da un universo immanente, quello del mondo contemporaneo, delimitato da un tempo, da uno spazio e, soprattutto, da un ordine delle cose. Sant'Ireneo e i suoi abitanti popolano un universo trascendente, come quello delle fiabe, dove "i doni non diminuiscono mai la quantità di beni disponibili, postulata come inesauribile" (cit.). Un luogo diverso, proprio nel senso ontologico del termine, senza tempo (in che anni siamo?), senza spazio (quanto è grande?) e, soprattutto, con un ordine delle cose configurato molto diversamente.
A Sant'Ireneo sono tutti tranquilli, tutti buoni, si dilettano negli studi classici, i bambini di sei anni citano a memoria Virgilio e ognuno fa il lavoro che serve, non quello che sa fare. E proprio il concetto di sapere fare è superato, abolito. La signorina Prim è un pochino diversa e ha un bel daffare per allinearsi. Ma l'allineamento è possibile? E soprattutto, è giusto? Bisogna per forza conformarsi? Non è forse che dallo scarto, dallo sfregamento di un universo immanente con uno trascendente zampilla il significato? Non funzionano esattamente così le fiabe? Secondo me, questo libro ci sussurra deliziosamente un solo, indimenticabile concetto, espresso harmonycamente in quarta di copertina: "Finalmente il libro in grado di mettere d'accordo ragione e sentimento". Finalmente una storia in grado di mettere insieme immanenza e trascendenza e farci capire che, alla fine, invece di perdere tempo con i libri di semiotica dovremmo godercela un po' di più.
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