
C'è un fatto che in questi giorni sta animando non poco le testate anglosassoni. Il Ministro della Giustizia del Regno Unito, Chris Grayling, ha dato avvio a delle norme restrittive con le quali sarà impedito ai detenuti nelle carceri di ricevere libri dall'esterno. Il provvedimento è molto controverso e ha scatenato un'immediata reazione da parte del mondo della cultura.
Come riportato dall'Independent, solo in «circostanze eccezionali», come particolari condizioni mediche, sarà possibile farsi recapitare pacchi da parenti e amici. Niente da fare per libri, riviste, abiti di ricambio e biancheria intima. La mobilitazione non si è fatta attendere, tra petizioni e lettere di protesta. Una di queste, pubblicata sul Daily Telegraph, accoglie tra i suoi firmatari Nick Hornby, Julian Barnes, Ian McEwan, Ian Rankin, Alan Bennett, Irvine Welsh e tanti altri autori. «I libri rappresentano un'ancora di salvataggio dietro le sbarre — scrivono —, un modo per nutrire la mente e riempire le molte ore che i prigionieri trascorrono chiusi nelle loro celle.»
Il divieto fa parte del piano Incentives and Earned Privileges approvato nel Regno Unito lo scorso novembre. Con esso, i detenuti hanno la possibilità di guadagnare e di poter acquistare libri e altri oggetti da cataloghi a cui si accede grazie alla buona condotta. È possibile prendere in prestito fino a dodici libri, in teoria, ma in pratica le cose non stanno andando così. Su Inside Time Nicholas Jordan, carcerato di HMP Oakwood ha dichiarato: «Qui a HMP Oakwood non abbiamo questo lusso. Non esiste un sistema per acquistare libri da un fornitore riconosciuto. Possiamo comprare console giochi o lettori DVD , ma non possiamo avere libri.» La testimonianza di Jordan prosegue spiegando che la biblioteca del penitenziario è poco fornita, con tempi di attesa che arrivano fino a tre mesi per ottenere in libro che risulta disponibile. Nonostante una petizione su change.org giunta già a 15mila firme, Grayling, che ha ottenuto il pieno sostegno del Primo Ministro David Cameron, ha spiegato che tali restrizioni servono per impedire il traffico di droga e di merci di contrabbando. Nonostante ciò, i malumori anche all'interno del Parlamento britannico non mancano, poiché la norma continua a far discutere. Scrittori e lettori intanto fanno sentire la propria voce, esprimendo un dissenso difficile da ignorare.
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