
Che ci giochiamo barone?
Il solito, mia cara. La felicità
Quattro storie italiane, giochi criminali, perversi e scherzi del destino. Donne e uomini costretti ad attraversare le ferite aperte della città.
In ogni buona famiglia, in qualsiasi dipinto e in qualunque struttura apparentemente perfetta c'è un lato oscuro, una macchia che germoglia e si espande per distruggere i fragili equilibri quotidiani.
Il gioco d'azzardo, l'ossessione per l'inaccessibile, la paura dettata dai cliché della società e i drammi umani di vittime e carnefici creano il corpo vivo – e malato, di un'Italia costretta a trovare i colpevoli delle ferite che la ammorbano. Un poker d'assi del noir italiano dà vita ad un variegato potpourri coinvolgente e appassionante.
Si va dal caso del commissario Ardenzi, di Giancarlo De Cataldo, costretto a lavorare fianco a fianco alla sua professoressa del liceo, una che chiamano La Medusa, per chiarire una strana situazione fatta di giochi erotici e d'azzardo; all'ossessione con cui si scontra il commissario Ricciardi, di Maurizio De Giovanni, nel decriptare una serie numerica lasciata da un assistito appena prima di morire ammazzato.
Con Diego De Silva, si cambia tono e rincontriamo l'Avvocato Malinconico alle prese con improbabili clienti amici di amici che, da buon filosofo urbano involontario, affronta mettendo sul tavolo tutta la sua retorica istrionica. Si finisce con Grazia, la protagonista di Carlo Lucarelli, impegnata nello svolgere un'aggrovigliata matassa mafiosa nella città di Modena.
Non so dire con esattezza in quali condizioni versa il racconto in Italia, tanto più che sempre più spesso si vede stampata in copertina la dicitura romanzo, quasi a dare un senso all'esistenza di quell'oggetto sullo scaffale, a dargli una qualche dignità, una elevazione culturale e riconosciuta. Si tende a cercare sempre la grande narrazione e il racconto – italiano, s'intende – pare non trovare spazio e respiro.
Sicuramente l'idea di comporre una squadra vincente di scrittori conosciuti e riconoscibili, anche attraverso i loro personaggi simbolo, è un modo per sdoganare alcuni cliché circa la narrazione breve e costruire una raccolta comunque godibile. La raccolta di genere, il noir, poi rende questo compito anche più semplice e noi comunque lo apprezziamo.
Buona lettura.
De Cataldo,De Giovanni, De Silva, Lucarelli, Giochi criminali, Einaudi editore, 192 pagine.
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