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L’arte di complicare senza dolcezza

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Photo Credit: Beatrice Gaspari

Sabato scorso, tra le varie iniziative che ogni anno impazzano per la Festa della Donna, allo Spazio Fumetto WOW di Milano si è tenuta l’inaugurazione di una piccola mostra intitolata “Bambine terribili”, dedicata alle monelle più celebri e indimenticabili della letteratura disegnata.

Dalle tavole (originali e riproduzioni) appese alle pareti si affacciano, irriverenti, sagge, scorbutiche, manesche, tenere, irresistibili, le bimbe che hanno fatto la storia del fumetto. Dagli anni ’30 fino a oggi.

Chi sono le protagoniste di questa esposizione tutta al femminile?

Seguendo l’ordine cronologico delle apparizioni sulla stampa, si comincia con Nancy. Nata dalla fantasia di Ernie Buschmiller nel 1933, è stata ripresa addirittura da Andy Warhol nel 1961. Si prosegue con Little Lulu, deliziosa creatura ritratta qui mentre sparge con disinvoltura sul pavimento della chiesa in cui procede come damigella d’onore bucce di banana al posto dei tradizionali petali di fiore!

Il 1952 fu un anno particolarmente turbolento per il fumetto americano, perché fecero la loro comparsa sulle scene ben due “bambine terribili”: la bionda Little Eva (in Italia conosciuta come Piccola Eva), ideata dall’editore statunitense Archer St. John, e la regina delle scorbutiche Lucy Van Pelt di Charles M. Schulz.

La coetanea di Charlie Brown dalla lingua al vetriolo, saccente psicanalista e sempre fedele a se stessa nella sua antipatia totale, è tra queste forse la prima a rivelare sfumature più complesse, quelle stesse che tuttora contraddistinguono noi, esemplari di sesso femminile. La vulnerabilità nascosta da una pretesa sicurezza di sé sempre alla ricerca di conferme, la paradossale devozione per l’innamorato e la frustrazione perché il suddetto è devoto solo al pianoforte (ma potrebbe essere il calcio), cui fa seguito la pratica soluzione «Sai cosa faccio? Lo branco e vado a buttarlo nel tombino» (Lucy intende il pianoforte, ma nel caso in cui non si voglia buttare tv e decoder Sky, si può sempre pensare a cestinare il fidanzato).

E poi c’è Mafalda, che nasce nel 1963 dalla penna di Quino per pubblicizzare una linea di elettrodomestici chiamati Mansfield (!). È la Tremenda per eccellenza. Domande fastidiose, insofferenza per le ingiustizie, amore per la cultura e rifiuto a cedere al grigiume della vita. Mafalda è il tormento di genitori e amici, che tipicamente vorrebbero rimanere tranquilli sul divano/in cucina/a giocare senza essere ossessionati da questioni come la pace globale o il razzismo. Eppure, la linguacciuta Mafalda è irresistibile e tenerissima.

La Stefi, tuttora presente sulle pagine del Corriere della Sera, apparve per la prima volta nel 1969 nella serie creata da Grazia Nidasio sul Corriere dei Piccoli, come personaggio secondario accanto alla sorella protagonista Valentina. Simpatica e iperattiva, dal 1972 Stefi conquista strisce tutte sue dopo il “trasferimento” di Valentina al Corriere dei Ragazzi.

Infine, capelli a punta e sassofonomunita, ecco Lisa Simpson. Dal 1989 la secchiona di Matt Groening ci perseguita con il suo amore per i pony, il desiderio di salvare le balene e i suoi principi morali. Indipendente, informatissima, romantica e decisa, Lisa è l’ultima di questa rassegna di “bambine terribili”, e mostra come i tempi siano cambiati: il problema non è più presentare la pagella, come la sua “antenata” Nancy, ma far accettare ai familiari la propria dieta vegetariana.

E dunque, cosa celebra la mostra? Perché omaggiare la donna nel Suo giorno con una carrellata di saputelle, insopportabili, feroci, insoddisfatte e neanche tanto belle pargolette? Forse perché la loro voce e i loro comportamenti, fastidiosi, a volte sguaiati, portano in sé tracce di saggezza e vitalità purissima. La saggezza di chi non si accontenta di essere dolcementecomplicata, la vitalità di chi ama complicare le cose.

 

La mostra è aperta fino al 30 marzo.

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