
Mi sento di affermare con una certa sicurezza che chiunque abbia un’età compresa tra i venti e i quarant’anni abbia vissuto almeno una volta la condizione di binge-watcher (e forse sono stata troppo stretta con la fascia di età). Che cos’è il binge-watching? Secondo un’indagine condotta da Netflix, la madre di tutti i binge-watcher, si tratta di guardare “between 2-6 episodes of the same TV show in one sitting.” Contando che gli episodi durano una media di 45 minuti l’uno, parliamo di passare fino a quattro ore e mezzo davanti ad uno schermo a guardare una puntata dopo l’altra della serie del momento. Vi sembra troppo? Vi assicuro che non lo è. Io ho toccato le sei puntate consecutive di Mad Men, rimanendo sveglia fino alle 4 del mattino. Il giorno dopo sono andata a lavorare, ma la soddisfazione era tale che ero fresca come una diciottenne. Ho tentato di ripetere l’esperienza con l’ultima stagione di Breaking Bad, aspettando l’uscita di tutte le puntate per vederle tutte d’un fiato, ma l’allarme spoiler aveva raggiunto livelli inaccettabili e ho dovuto desistere a metà stagione.
Ebbene sì, se una cosa mi appassiona voglio godermela sull’onda dell’entusiasmo. E non sono l’unica, anzi, il 61% delle persone intervistate in questa recente indagine condotta online da Netflix ha dichiarato di farlo regolarmente e il 73% ha affermato di amare questo tipo di visione consecutiva. Il 79% pensa addirittura che la possibilità di guardare più puntate di seguito renda lo show migliore.
Insomma, il binge-watching non è certo un trend emergente ma una prassi mainstream e codificata. Sarà per tentare di emulare il successo strepitoso delle serie Tv che l’editoria, che attraversa una fase decisamente più difficile, ha deciso di accorciare i tempi di uscita tra i vari capitoli di una stessa saga? Una tendenza sottolineata da un recente articolo uscito sul NYT che ha osservato come Annihilation, il primo episodio della thriller novel di Jeff VanderMee uscito pochi giorni fa, sarà seguito dal secondo capitolo a maggio, a pochi mesi dalla pubblicazione del primo. E si parla di settembre per l’uscita dell’ultimo libro della trilogia. Sean McDonald, l’editor di Farrar, Straus & Giroux che ha pubblicato la trilogia, ha raccontato che quando ha letto il manoscritto del primo episodio ha compreso subito che lasciava una serie di questioni in sospeso e ha deciso di optare per una pubblicazione ravvicinata dei tre libri, in parte per non indispettire il lettore, impaziente e pronto a buttarsi nel prossimo prodotto di intrattenimento. Gli editor della St. Martin’s Press parlano esplicitamente di ”TV approach” a proposito delle tempistiche di uscita di una serie erotica della scrittrice Megan Hart, che verrà rilasciata in 5 puntate in formato e-book, una ogni due settimane.
È il consumatore, che sia spettatore o lettore, il nodo della questione. Il ragionamento è questo: se Netflix mette un’intera stagione di House of Cards a disposizione di tutti i suoi abbonati, che pagano per questo servizio, perché non fare lo stesso con una serie letteraria, cavalcando l’onda dell’entusiasmo? Sta poi allo spettatore / lettore decidere se guardare / leggere tutto insieme o centellinare il piacere, l’importante è che egli sia messo nella posizione di scegliere.
E se la serialità non è certo una novità in letteratura, soprattutto nella cosiddetta letteratura di genere, la prima ad accorciare i tempi è stata la trilogia soft-porno delle 50 sfumature di E.L. James. La vicenda è nota a tutti: nata come fan fiction di Twilight, grazie al suo successo è stata acquistata ad aprile 2012 dalla Vintage Books, parte di Random House, e i tre libri sono usciti in meno di un mese. E ci sono pochi dubbi che sia stato uno straordinario successo commerciale, con più di 90 milioni di copie vendute in tutto il mondo. E anche la trilogia erotica nostrana di Irene Cao è uscita in poco più di un mese.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia: da un lato la velocità permette di battere il ferro finché è caldo, dall’altro non lascia tempo per testare la reazione del lettore e programmare le prossime mosse, anche in termini di pubblicità e marketing; si rischia pertanto di saturare il mercato, come sottolinea Cindy Hwang, executive editor presso Berkley Books. E che ne è dell’hype che si crea intorno all’uscita di un nuovo episodio? Che ne è della segretezza e dell’attesa che circondava le uscite di Harry Potter (7 libri tra il 1997 e il 2007), rappresentata benissimo in una famosa scena de Il Diavolo veste Prada?
Proseguendo con il parallelo tra serialità televisiva e letteraria, la volontà di creare buzz attorno ad una nuova uscita è proprio la motivazione per la quale Amazon Studios ha dichiarato di non voler seguire l’esempio di Netflix per le sue due prime serie originali, Alpha House e Betas. La scelta è quella di un ibrido: i primi tre episodi sono stati rilasciati insieme e gratis, per poi continuare a cadenza settimanale solo per gli iscritti al servizio Amazon Prime. La preoccupazione di Amazon è che gli spettatori non possano commentare le puntate, trovandosi in momenti diversi della visione, e che si perda dunque quell’elemento di condivisione, spesso affidato ai social, che è parte fondamentale della fruizione di una serie. Quella sensazione di rimanere sulle spine e condividere questo sentimento con chi, come te, non sa come andrà a finire.
Fare una battuta su che cosa ne pensino i fan de Le Cronache del ghiaccio e del fuoco sarebbe a questo punto troppo facile. Sarà forse una questione generazionale, ma sembra che a George R. R. Martin il binge-reading non passi nemmeno per la testa. E voi siete tra quelli che amano l’attesa, o volete tutto e subito?
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