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Sesso topologico e altre teorie

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Nella vita di un lettore può capitare (anzi capita, e molto spesso) che si instaurino dei rapporti di conoscenza invisibili con l'autore di un libro (al limite dello stalking "platonico"). Specialmente se un certo scrittore ha l'abitudine o la possibilità di apparire in pubblico o in video, tale sensazione di "vicinanza" è altresì incentivata, dando alle volte al lettore la possibilità di ritrovarsi a fare uscite del genere "Ah sì, mi ricordo quell'occasione, l'ha raccontata pure in…". Ebbene, fra tutti gli autori che ho presentato fino ad oggi, se ce n'è uno per cui mi capitano certi episodi, questo è Leonard Susskind.

Leonard Susskind è un fisico, di quelli "con le palle" oserei dire. Nato a New York nel 1940, dagli anni '80 lavora in California, presso l'università di Stanford, dove ricopre la cattedra Felix Bloch e dirige l'Istituto di Ricerca per la Fisica Teorica. È stato, nonostante fosse una ventina d'anni più giovane, molto amico di Richard Feynman, altro strabiliante fisico di cui abbiamo già parlato agli inizi di questa nostra avventura.

Susskind, che ha passato la maggior parte della sua carriera di ricercatore lavorando in quell'infausto mondo matematico che è la "teoria delle stringhe" – per cui cui ha ricevuto nel 1998 il premio Sakurai per la Fisica teorica delle particelle - è soprattutto un grande insegnante e un grande divulgatore. I suoi libri sono fra i più amati e le sue lezioni universitarie (dalla Meccanica Statistica alla Teoria della Relatività) spopolano su YouTube.

Da meno di un mese è uscito il suo ultimo saggio, intitolato Il minimo teorico e scritto a quattro mani con lo scienziato "amatoriale" George Hrabovsky.

L'origine del libro si deve anch'essa al successo che Susskind ha raggiunto quale docente online (i suoi corsi tenuti a Stanford vengono registrati e sono accessibili a tutti). Dopo qualche anno a parlare di specifici ambiti della fisica, infatti, Susskind si è reso conto che molti dei suoi studenti desideravano "assaporare" un po' tutto ciò che riguarda la fisica moderna, senza doversi necessariamente sorbire due semestri per imparare a che cosa serve l'equazione di Schroedinger. Volevano un "frullato" che desse loro tutti gli elementi essenziali per capire, almeno teoricamente, la maggior parte dei fenomeni che governano l'universo.

L'idea de Il minimo teorico è, a mio parere, notevole e potenzialmente applicabile a mille altre discipline. Non c'è bisogno infatti di "scadere" nel banale per comunicare un concetto. Nel libro ci sono un sacco di equazioni e formule matematiche, ma sono accompagnate da semplici argomentazioni che le descrivono e ne insegnano utilizzo e importanza. Se c'è un problema nella divulgazione scientifica è proprio quello di voler per forza comunicare (banalmente) l'incomunicabile, facendo perdere così di ogni sostanza un argomento che, per essere pienamente valorizzato, necessita di quella working knowledge per cui basta usare le parole giuste con l'attenzione opportuna.

E se non vi siete (ancora) convinti che LS sia un tipo ganzo, leggete come spiegava l'universo in più dimensioni…

Sex in ten dimensions is impossible… topologically.

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