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Natale (a rischio) con i tuoi

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mulino bianco

Mi pare evidente che allo Huffington Post ci sia clima natalizio. E questo non tanto per l'onnipresenza di articoli sul tenore di "I migliori libri del 2013 da regalare questo Natale secondo il mio canarino", "10 regali irritanti da fare ad un amante dei libri", oppure ancora "Adorable Cats singing Christmas Carols", ma più che altro per un articolo molto eloquente, che — credo io — non è un caso sia stato pubblicato con l'incombere delle feste. Mi riferisco al pezzo sulle famiglie più disfunzionali della letteratura. Perché alla fine a Natale si sta a casa, e quando non si è più abituati a vivere a casa la convivenza forzata e gioiosa dele feste mette a dura prova anche il più temprato dei caratteri.

Che a fare da scintilla sia la rivendicazione di passare tutte le feste in pigiama (pranzi e cenoni compresi, sennò che feste sarebbero?), i tentativi di conversione da parte di parenti cripto-fondamentalisti, o l'inevitabile dibattito di politica che segue il pranzo di Natale fra zii nostalgici del ventennio coi treni in orario e nipoti vendicativo-maoisti, poco importa: stando a casa fra i parenti, si finisce sempre in qualche modo ai ferri corti. Fortunatamente, siccome è Natale, nel bene o nel male le asce di guerra si seppelliscono in fretta sotto strati di pandoro, e le tensioni natalizie si sciolgono con la stessa rapidità con cui si vanno a creare. Si sorride sopra alle chine fascisteggianti dei più vecchi; si guarda con paterna compassione alle velleità rivoluzionarie dei più giovani; si lasciano correre i tentativi di evangelizzazione catto-intransigente, così come le derive pastafariane più tangenziali.

Eppure rispetto ai ritratti di famiglia che escono da alcuni dei libri più noti degli ultimi tempi, sono convinto che una larga maggioranza fra di noi possa considerarsi un po' più fortunata. C'è per esempio la famiglia Lisbon in The Virgin Suicides (la brillante opera prima di Jeffrey Eugenides), nella quale cinque figlie su cinque si tolgono la vita una di seguito all'altra in cinque maniere diverse e domestiche, ciascuna tentando di sfuggire a modo proprio da una madre bigotta, un padre apatico e gli occhi di un'intera città che osserva e mormora.

C'è la famiglia Incandenza di Infinite Jest, che è una tragicommedia matriarcale diretta da Avril Mondragon Incandenza (grammar-nazi ossessivo-compulsiva con un penchant per giovani tennisti vestiti di soli elmi da football) e da Lui in Persona, James Incadenza, regista visionario e genio alcolizzato il cui cervello esploderà in un forno microonde programmato in modalità suicidio. A fare da pedine fra questi due personaggi sono Hal, Mario e Orin: il primo un tennista provetto convoluto dentro a se stesso; il secondo un regista in erba dalle fattezze deformi, forse figlio di incesti; il terzo un giocatore di football con una fobia nei confronti degli scarafaggi nonché seri problemi di relazione con il sesso femminile.

Spostandoci nel regno del fantasy, troviamo poi la famiglia Black di memoria harrypotteriana: una vecchia famiglia di sangue nero (più che blu), frammentata tra figli assassinati (Regulus), diseredati e poi assassinati (Sirius), fanatici e non proprio equilibrati (Bellatrix nella dependance di Azkaban), o semplicemente succubi delle pressioni altrui (la misera Narcissa madre del biondo Draco), sotto la grande ala di una madre prona alla decapitazione dei servi, alla magia nera e a simpatie magico-naziste.

Ci sono poi le allegre famiglie dei Lannister e degli Stark, due pilastri importanti della serie di Game of Thrones, firmata dal sadico George R. R. Martin. I Lannister sono biondi, alti e belli. La loro sarebbe quasi una famiglia da Mulino Bianco, se non fosse per il detestabile Joffrey Baratheon e la questione non certo trascurabile degli incesti infarinati di omicidi. Joffrey è infatti un Baratheon pro forma, essendo in realtà figlio di Cersei e Jaime Lannister, figli gemelli dell'altero Tywin Lannister, che delle attività biricchine dei figli sospetta molto ma riconosce poco. A fare le spese di tutto ciò è la famiglia Stark, con Ned Stark in testa (si fa per dire): gli Stark sembrerebbero quasi del tutto una famiglia funzionale, se non fosse per la sgradevole abitudine di morire come mosche al primo tintinnare di spade. Giustiziati in pubblico (come Eddard Stark), macellati a banchetti di nozze da loro stessi organizzati (Robb e la madre Catelyn), ridotti in trono a rotelle da parenti incestuosi (Bran), o sparsi in giro per il mondo sotto minaccia di morte costante (Jon Snow, Arya, l'irritantissima Sansa).

Sarà che forse dalle famiglie contorte se ne ricavanno spesso storie memorabili (basti pensare alle vicende epiche di Shakespeare, dell'Amleto, di Romeo e Giulietta, del Re Lear), o che storie che girano intorno ai drammi familiari si ritrovano fra i nostri modelli narrativi più vecchi (la tragedia e l'epica greca, i cartoni animati di Pollon), ma senza dubbio ci si diverte di più a leggere di queste ultime piuttosto che della normalità piccolo-borghese di — chennesò — la famiglia Dursley.

Detto questo, spero che il leggere delle disgrazie fittizie altrui vi potrà far sopportare meglio questi giorni di raccoglimento domestico fra le feste di fine anno. Buon Natale e Buon Anno,

                                                                                     Lorenzo

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