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Il pacco regalo di Finzioni alla Capo Ufficio

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Cara Capo Ufficio,

Buon Natale. Non so se ti aspettassi o meno un regalo da parte mia, ma non passa giorno in cui non aumenti la mia soddisfazione nel sapere che riesco sempre a sorprenderti, in un modo o nell'altro. Non c'è soddisfazione maggiore che essere l'elemento instabile in un composto chimico altrimenti fossile. Per te ogni cosa ha un'etichetta, tutti hanno un loro ruolo, la personalità di ognuna di noi si riduce ad una peculiarità unica, solo perché tu possa avere un ordine mentale categorizzandoci ed esasperandola fino a renderci caricature di noi stesse. Contenta te, contenti tutti: fortunatamente non dipendiamo emotivamente da te come tu da noi.

Perché vedi, noi lo sappiamo bene che i ruoli che ci hai assegnato non ci appartengono davvero. Come una prof che in prima liceo ti da 7 e per lei d'ora in poi sei un 7 e rimarrai tale fino al diploma, a prescindere. Però tutti ammettono che è una brava prof, e imparano bene la materia indipendentemente dal voto che lei appioppa.

Cara Capo Ufficio, il confine tra rapporto professionale e rapporto personale è labile e fine come un filo di seta: magari non lo vedi ma lui c'è, non è mai un confine sfumato nel quale, in un punto particolare, i due mondi si confondono e tu puoi giocare due ruoli, essere da carne e da pesce. Te lo dico per esperienza, quella di una precaria di 27 anni senza nemmeno un risparmio che lavora da 10 anni ma che, secondo te, "s'è appena affacciata al mondo del lavoro e degli adulti". Ah, cara Capo Ufficio, il Mondo degli Unicorni Rosa è bellissimo, quello degli adulti non lo so.

Ma queste cose te le dico perché alla fine mi sono affezionata a te, Bestia Terribile e al contempo Povera Bestia: tu lavori davvero tanto, dai anima e corpo per l'ufficio e per il tuo lavoro, la tua passione, tanto che ne hai fatto una fede. A te piace dire le cose in faccia, ebbene credo che la mia sincerità ti farà piacere: ti parlo onestamente e in modo diretto, e da pari a pari (anche se tu credi non dovrei farlo per la mia "giovane" età).

Più che soffrire passivamente il tuo disagio per il troppo lavoro, soffro perché ti vedo soffrire, me ne dispiace. Cara Capo Ufficio, perdomani questo lungo biglietto d'auguri che è più una letterina, ma se scarti il pacco capirai tutto: ti regalo questo libro, si intitola A che gioco giochiamo. L'ha scritto un uomo, Eric Berne, non una donna con le palle come te, ma quest'uomo aveva l'occhio lungo e ha capito bene che siamo tutti bambini che perpetuano giochi. Noi tutti giochiamo, e diamo un ruolo agli altri intorno a noi, che diventano pedine sul nostro tabellone. Tutto sta a sapere a che gioco si gioca, qual è il tuo ruolo e quello degli altri, qual è il tuo scopo.

Cara Capo Ufficio, buon Natale, e che vinca il migliore.

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