
(Photocredit: Garth Risk Hallberg)
Non si può certo accusare la Alfred A. Knopf di non investire abbastanza sui suoi autori, nemmeno se questi sono giovani new entry agli albori della loro carriera da romanzieri. La casa editrice newyorkese ha infatti dato vita a un vero e proprio caso editoriale che da giorni fa discutere critici e testate giornalistiche, accaparrandosi dopo un'aspra lotta tra colossi un debutto che le è costato la generosa cifra di due milioni di dollari: i diritti di City on Fire, romanzo d'esordio ancora in progress di Garth Risk Hallberg.
Un nome che potrebbe suonare familiare agli amanti della letteratura, poiché l'autore in questione a ben vedere non è poi questo illustre sconosciuto: su Finzioni lo abbiamo già incontrato nella veste di collaboratore del Publishers Weekly, che si affianca a quella più nota di penna del New York Times Book Review.
Preceduto nel 2007 dalla pubblicazione del volume illustrato A Field Guide to the North American Family, City on Fire è un futuro best seller di cui ci è concesso conoscere poco, ad eccezione della notevole lunghezza di novecento pagine.
Consapevole degli effetti commerciali di una comprovata strategia di suspense, Hallberg ha infatti rifiutato di fornire la minima notizia sul frutto del suo lavoro prima di averlo ufficialmente ultimato, tacendone persino la data di pubblicazione. Nell'attesa ha però lasciato trapelare tramite il suo agente alcune indiscrezioni: scopriamo così che la storia, scandita in sette parti, è ambientata nella New York degli anni Settanta e ha qualcosa a che vedere con un omicidio al Central Park e un protagonista seminudo illegalmente in fuga su un aereo.
E se anche queste poche informazioni non sembrano in alcun modo giustificare l'onerosa somma, ciò che realmente accende la curiosità sono le dichiarazioni entusiaste di coloro che hanno avuto il privilegio di tastare con mano (e con occhi) il valore del libro: quegli editori talmente assorbiti dalla lettura da aver divorato il manoscritto e che, volendo azzardare paragoni, non hanno esitato a tirare in ballo i grandi nomi di Michael Chabon e Thomas Pynchon.
Se si considera poi che Scott Rudin, produttore cinematografico di grande fama (per intenderci, colui che nel 2007 ha indirettamente guadagnato due Oscar con Non è un paese per vecchi e Il Petroliere) aveva già acquistato i diritti oltre un mese prima che il romanzo trovasse un editore, esaltandone le idee politiche e la struttura d'insieme già di per sé adatta al grande schermo, il beneficio del dubbio sembra più che dovuto.
Per saziare la curiosità dei più impazienti Vulture ha raccolto tutte le notizie attualmente disponibili su City on Fire, corredandole di una comoda e sintetica lista di ventotto cose che dovremmo sapere sull'autore e sul suo lavoro. Pare dunque che Hallberg abbia letto almeno sei volte Harry Potter e l'Ordine della Fenice, che stesse seguendo The Wire durante la stesura del romanzo e che avesse bene in mente Casa desolata di Dickens, che sia convinto che la raccolta L'angelo Esmeralda di DeLillo meritasse il Pulitzer nel 2012, ma che non apprezzi il minimalismo né i social network.
Insomma, City on Fire è già un caso letterario prima ancora di poter essere materialmente definito tale. E non a caso in Italia andrà ad arricchire il catalogo della Mondadori che, come la collega americana prima di lei, non si è lasciata sfuggire l'occasione. Se quindi non possiamo certo tacciare i suoi editori di scarsa fiducia, anche noi siamo curiosi di conoscere il prodotto di chi, nuovo Pynchon o meno, Franzen, Wallace, Eugenides o Bolaño parrebbe conoscerli bene; di chi dovrebbe sapere "di cosa parliamo quando parliamo di letteratura".
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