
(photocredit: specchioquotidiano)
È giunta l'ora di parlarne. Sì, perché forse potrà sembrarvi un tema trito e ritrito, uno di quegli argomenti che viene riproposto ciclicamente come i servizi sul traffico estivo, sulle spese per il cenone di Natale o sulle idee per i regali di San Valentino, mentre la realtà è che non se ne scrive mai abbastanza, dal momento che nulla accenna a cambiare. Ogni anno, le famiglie italiane sono costrette a confrontarsi con un mese da incubo, dove la gioia di vedere i propri figli che tornano in classe e ritrovano il loro piccolo universo è sostituita dall'affanno causato dalla spesa per i libri scolastici.
Ci passiamo e ci siamo passati tutti, chi in veste di alunno, chi in veste di genitore. I dati parlano chiaro e sembrano ripetere una cantilena dolorosa, ma è bene ricordare come stanno le cose per raccontare l'ennesima storia all'italiana. I libri scolastici costano parecchio (vedremo poi chi incolpare) e il problema del caro libri si ripropone ogni anno invariato, se non aggravato. Nonostante una legge che stabilisce un tetto massimo per il prezzo complessivo dei testi scolastici che gli alunni devono acquistare all'inizio dell'anno, gli istituti se ne fregano alla grande fanno orecchie da mercante e continuano a obbligare le famiglie a spese agghiaccianti. Se hai un figlio che va alle medie o alle superiori, devi mettere sul piatto circa un 200-300 euro. Se hai due o più figli la faccenda diventa ancora più sera, e se per caso ci sono di mezzo vocabolari di greco o latino o strumenti tecnici si sfiora la tragedia. L'inizio della scuola è un salasso, una mazzata tra capo e collo, una frustata, un insulto al buon senso e, vi dirò, anche all'intelligenza.
Il tetto che non viene rispettato è un classicone nostrano di legge che c'è ma che viene bellamente ignorata. E alla luce del sole, senza farsi troppi problemi né vergognarsi. Già, ma chi deve vergognarsi? Chi dobbiamo incolpare? Di solito i cattivoni sono sempre loro, gli editori, che vengono tirati in ballo come entità impalpabili nel bel mezzo delle interminabili file davanti alle cartolibrerie. Sono loro che non solo aumentano il prezzo dei volumi, ma fanno spuntare nuovi edizioni come funghi, aggiungendo una paginetta là, spostando uno schema di là, modificando un titolo o una copertina. Et voilà, se credevi che il manuale di fisica di tuo figlio maggiore andasse bene anche per tua figlia minore, be', sappi che sei in errore, perché da quest'anno sarà necessaria l'edizione aggiornata. Sì, ma ai professori cosa cambia, visto che tanto neanche li fanno per intero, questi libri? È tutta una questione di onestà e serietà: se si sta utilizzando un volume effettivamente antiquato che ha raggiunto l'età del pensionamento, allora è lecito proporre qualcosa di più recente. Se invece si accetta di sottoporre ai propri alunni una nuova edizione che in realtà è nuova solo nel prezzo, in tal caso si è complici e dunque altrettanto colpevoli.
Poiché non è sufficiente ringhiare contro editori dalla faccia tosta, professori accomodanti e istituzioni addormentate (ma è presumibile che il loro sia un sonno di convenienza, di quelli che utilizzati per rispedire le lamentele al mittente o installati per coprire un ghigno divertito), bisogna cominciare a fare da sé per resistere a questo scempio. Le leggi esistono, ma chi dovrebbe rispettarle non le rispetta e chi dovrebbe attuarle non le attua. C'è un modo per organizzare un dignitoso contrattacco? Più di uno, in realtà. Il più classico è il mercato dei testi usati. In questo periodo, i parcheggi delle scuole diventano dei bazar composti da portabagagli aperti, a cui si sommano le tante bancarelle predisposte alla vendita e allo scambio. Se si è fortunati si trovano libri in buone o ottime condizioni venduti con uno sconto del 30-50%, mentre per i libri nuovi ci si può rivolgere anche alle catene di supermercato o, udite udite, ad Amazon, seguito a ruota libera da Google.
Ma con il digitale, invece, si risparmia? Come scritto dalla nostra Sara D'Agostino a suon di proverbi, il piano di digitalizzazione timidamente avviato dal Ministro Profumo è stato frenato dall'attuale Ministro Carrozza. Di seguito una ricostruzione immaginata dei fatti:
Eddie: Anna Maria! Anna Maria!
Anna Maria: Che c'è?
Eddie (in lacrime): Mi hanno trattato male!
Anna Maria: Chi?
Eddie (tirando su col naso): Quello là!
Anna Maria: Ah, quello là. Ora ci penso io. Ehi, tu, senti un po'.
Francesco: Sì?
Anna Maria: La prossima volta fatti gli affari tuoi, per piacere.
Francesco: In che senso?
Anna Maria: Nel senso che non voglio grane.
Francesco: E nemmeno io
Anna Maria: Bene, meglio così.
Quindi? Oltre a questi piccoli escamotage per risparmiare, bisogna mettersi l'anima in pace e provare davanti allo specchio qualche posa alla Tancredi Falconeri? Vista così la situazione è avvilente, poi però scopri che dalla tristezza furente possono venir fuori iniziative come Book in progress, accompagnate da chissà quanti altrettanti validi e coraggiosi tentativi che ridanno un po' di speranza a chi sa e vuole ancora sperare. Se Loro hanno la faccia tosta di continuare, che continuino, ma nel frattempo qui ci si organizza, perciò non so quanto gli converrà allungare i tempi.
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