
A Parigi, nel famoso quartiere Latino, davanti rue Clotilde, fra gli edifici storici dell'università Sorbona e a due passi dai giardini di Lussemburgo, si innalza una monumentale architettura di stile neoclassico, nota come Pantheon. Costruita fra il 1756 e il 1821, questa gigantesca chiesa riporta sul frontone triangolare la scritta "Aux Grandes Hommes La Patrie Reconnaissante" e, difatti, all'interno di essa si possono trovare le tombe di alcuni dei più grandi personaggi che hanno avuto i natali nella République.
Meno di una settimana fa ho potuto visitare il suddetto Pantheon e, accanto alle tombe di Voltaire e Rousseau, ho potuto rendere omaggio ad una donna, una delle più grandi menti mai vissute: Marie Sklodowska Curie.
Ebbene, nonostante la tentazione di parlarvi a lungo di Madame Curie (vi cito soltanto che è stata l'unica donna ad aver vinto sia il premio Nobel per la Fisica che quello per la Chimica), ho voluto citarla unicamente perché vedendo i suoi resti, sepolti assieme a quelli del marito Pierre, mi è immediatamente salito il ricordo di un'altra meravigliosa scienziata, non francese ma italianissima, che ci ha lasciato poco più di un mese fa: Margherita Hack. Ecco, quest'oggi FP vi parla di lei e, ovviamente, dei suoi libri.
Margherita Hack, fiorentina di nascita e (ancora di più) di accento, viveva dal 1964 a Trieste, la città di Italo Svevo, dove è deceduta lo scorso 29 Giugno all'età di 91 anni. Si era laureata nel 1945 in Fisica all'università di Firenze, dopo una gioventù trascorsa fra gli studi classici e le gare di atletica leggera (salto in lungo e salto in alto), con una tesi svolta presso l'osservatorio Astrofisico di Arcetri sullo studio delle Cefeidi, stelle instabili che variano le loro dimensioni e la loro luminosità periodicamente nel tempo.
Appena laureata aveva iniziato il cursus honorum della professione accademica, diventando prima assistente e poi ottenendo la "libera docenza" in Astronomia proprio nel 1964. Da quel momento, con il trasferimento nel capoluogo friulano, aveva assunto la direzione dell'osservatorio Astronomico di Trieste, carica che ha mantenuto fino al 1987. La sua attività di scienziata si era principalmente rivolta alla descrizione delle proprietà spettrali delle stelle, in particolare delle s. variabili come le Cefeidi, e, proprio per i suoi meriti scientifici, aveva ottenuto numerosi riconoscimenti, fra i quali l'ammissione quale membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei e la collaborazione continua con agenzie internazionali quali l'ESA e la NASA.
Al pari degli sforzi nell'astrofisica stellare, Margherita Hack si è spesa enormemente sia nel campo della divulgazione scientifica che nel campo sociale e politico. Nel 1978 aveva fondato la rivista bimestrale L'Astronomia e per anni collaborò con giornali e riviste per promulgare il sapere della fisica e dell'astronomia.
Per quanto riguarda l'impegno sociale, non si può non ricordarla ospite di trasmissioni radiotelevisive dove si batteva (aimè, senza grandi risultati) per dimostrare le sue tesi contro la superstizione e le pseudoscienze. Era anche una profonda amante degli animali, tanto è che diverse volte si riferiva a se stessa come "gattara" in quanto dava asilo ad una numerosa colonia di gatti nella sua abitazione, e, proprio per tale amore, aveva sposato il vegetarianesimo fin dalla gioventù.
Dal punto di vista letterario, la Madama Hack vanta una delle più estese produzioni divulgative del panorama italiano, con opere quali Vi racconto l'astronomia (2002) e Così parlano le stelle. Il cosmo spiegato ai ragazzi (2007) che ormai sono diventate dei masterpiece della letteratura scientifica. Ma le sue opere spaziano su molti ambiti, dal completamento della Storia dell'astronomia di Giacomo Leopardi al libretto narrativo Le mie favole. Da Pinocchio a Harry Potter (passando per Berlusconi).
Convinta anche nel suo impegno politico, la Hack si era battuta per anni nel promuovere l'attenzione da parte della politica alla scienza e alla costruzione di una società pienamente laica, dove non possono mancare i diritti civili (e quelli animali). Nel 2010 aveva pubblicato Libera scienza in libero stato e nel 2012 aveva intitolato la sua autobiografia Nove vite come i gatti. I miei primi novant'anni laici e ribelli.
In televisione capita a volte di vedere qualche scienziato o qualche studioso che viene intervistato o partecipa a dei talk show e, devo confessarlo, il più delle volte costui, specialmente se ai limiti della sua attività professionale ed ormai più rivolto al piccolo schermo che alle lavagne universitarie, lascia nel telespettatore ammirato come me un che di insoddisfacente. Discorsi presi e ripresi, idee ormai stantie, sintomi dell'estraneità che cotanto dottore ha ormai per la vera comunità scientifica, quella fatta di studenti e dottorandi, dove non si parla più di antimateria come un che di lontano e sconosciuto, ma si ipotizzano scene da Star Trek col teletrasporto quantistico.
Ecco, nel vedere Margherita Hack non ho mai avuto questo senso di delusione, non ho mai visto in lei la perdita della lucidità dovuta al preferire l'applauso televisivo alle domande degli studenti. Come Marie Curie, la professoressa Hack ha lasciato un segno indelebile nell'universo delle idee, battendosi a suon di libri e pedalando in bicicletta. Viva Margherita, viva la scienza!
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