Sapete cosa mi piace, mentre leggo un libro? Tirare a indovinare. È per questo che gioco al gioco del “chi ricorda chi”, un'attività non meno inutile né inevitabile di quello che sembra. Per dire, leggevo Grazie per il fuoco, di Mario Benedetti, scrittore uruguaiano, e un unico pensiero tamburellava prepotente e senza soluzione di continuità: pare John Fante, con la tristezza sudamericana tipica di un sudamericano, che non è proprio tristezza, no, ma ci siamo capiti.
E mentre ero alle prese con Roberto Bolaño – devo averne già scritto da qualche parte – coi suoi omaggi a Gabriel García Márquez, i suoi personaggi alla Roberto Arlt, i suoi mondi noir, sembrava come quando all'oratorio giocavi a calcio con le sponde e la palla era sempre buona.
Quindi, la rivelazione: I racconti fatali di Leopoldo Lugones (Nova Delphi Libri), uno scrittore che già nella biografia e nel baffo ricorda Gabriele D'Annunzio: conservatore, nazionalista, vicino al regime militare di José Félix Uriburu; i suoi racconti fatali – specialmente i primi tre, su cinque – devono essere stati letti con attenzione dal maestro Jorge Luis Borges perché potrebbero pacificamente far parte di Finzioni o de L'Aleph o de Il libro di sabbia.
Un realismo magico “prima maniera”, un po' barocco, molto hipster, più orientale e cabalistico e alchimistico quello di Lugones; più filosofico, metafisico e filologo quello di Borges.
Certo, poi c'è Osvaldo Soriano che addirittura prende in prestito da Raymond Chandler il detective privato Philip Marlowe e allora è troppo facile.
Ordunque aspetto le vostre segnalazioni. State leggendo un libro che ricorda – per stile, trama, contenuti, personaggi – un altro libro, un altro scrittore? Parliamone qui, perdiamo tempo insieme, vogliamoci bene, leggiamo tanti libri!
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