
Kati Hirschel la mattina beve principalmente caffè, caffè nero, scuro, fortissimo. Caffè turco. Impensabile altrimenti affrontare il caos, seppur allegro e ormai familiare, di Istanbul. Le strade sono strette, la città vecchia e le auto non facilitano la vita per niente. Anzi. Nulla e che vedere con l'ordine rassicurante, un pò noioso e senza promesse della Germania. Ad Istanbul invece dieci milioni di persone sembrano vivere per strada, nessuno torna mai a casa! Così almeno sembra a Kati. Auto e persone pullulano riversandosi nei vicoli della città turca senza sosta, un continuo flusso di vita a qualsiasi ora del giorno e della notte. Dicei milioni. Che poi, facile dire 'dieci milioni'. Ma dieci milioni sono davvero un'infinità di persone.
Fino a sette anni e poi gli ultimi tredici. La lunga parentesi della sua vita dedicata a questa folgorata città. Questo pensa Kati mentre apre la saracinesca della sua piccola libreria nel quartiere di Kuledibi. Un'intera libreria specializzata in gialli. Gialli di scrittori da tutto il mondo. Può vantare come primo cliente Mick Jagger, anche se, pur avendolo riconosciuto, era stata troppo studipa (o troppo 'tedesca', come dice Lale la sua migliore amica) per chiedergli un autografo e farsi una foto insieme. Un'immagine di serietà, il negozio era appena aperto e lei non voleva tradire la sua immagine di serietà così faticosamente costruita. Semplicemente stupida. Ma comunque. Gialli si diceva, di gialli Kati ne ha letti a migliaia, fin da quando era piccola, così crescendo cominciare a venderli è sembrato qualcosa di naturale, come se, dopo tutto, non ci fossero altre scelte di vita plausibili.
Meno naturale forse diventare una detective (Esmahan Aykol, Hotel Bosforo, Sellerio, 2010). Per passione, ovvio. O per hobby, come dice Lale. E' che a furia di leggere di delitti e assassini, indagini e ricostruzioni fantasiose ma geniali la nostra libraia in giallo qualcosa ha cominciato a capirne e Istanbul è un luogo che di giri loschi ne offre come un kebabaro offrirebbe del raki. Sempre ed imprescindibilmente. Clienti, amici, vicini, gente e curiosi di ogni tipo: nella piccola libreria passa un piccolo campione di umanità, quotidianamente, accolto dalla nostra detective e dal suo fedele aiutante Fofo, arrivato da Granada per amore di un bel turco. Quando c'è bisogno di fermarsi un attimo e districarsi nella stratificazione infinita di essere umani, tra un nuovo delitto e un (affascinante) poliziotto, i due si rifugiano da Recai, proprietario della loro sala da tè preferita. Le sale da tè all'aperto di Istanbul non possono non essere amate, pensa Kati. Come il suo caos, il suo essere il primo spiraglio dell'Europa sull'oriente, come la convivenza tra occidentalismi ed orientalismi, che resiste a pregiudizi e abitudini diverse e approcci di vita diversi. Non possono non essere amate come la testdardaggine di una città piena di storia europea che in Europa vuole tornare a tutti i costi.
E allora litri di tè, storie fugaci ed erotiche tra la risoluzione di un delitto e la caccia ad un assassino, incontri e telefonate. I turchi secondo Kati hanno una vera ossessione per il telefono! E pensare che non c'entrano nulla con la sua scoperta. Istanbul è grande e certo non è facile restare aggiornati, prendere parte al flusso ininterrotto di comunicazioni. Kati il cellulare non ce l'ha, mai voluto possedere, ma la piccola libreria e la sala da tè sono la sua chiave d'accesso. Alle informazioni, alle persone, alla sua vita e a quella degli altri. Pur nella moltitudine pulsante della città, c'è sempre qualcuno come Recai, pronto ad accoglierti con un tè fumante tra le mani, qualcuno che ti conosce, sa il tuo nome e quanto zucchero ci metti, nel suo tè. Qualcuno che sa se sei triste o felice, se hai litigato con il tuo amore e se poi ci hai fatto pace, se la notte l'hai passata tra le mura della tua stanza o se sei rimasta sopraffatta dalla corrente di vita di Istanbul. Persone come Recai che sanno più di quello che dovrebbero sapere e che va bene così. Perchè ad Istanbul i pettegolezzi si diffondono come fosse sangue nelle arterie. Tutti sanno di tutti. Che differenza fa una persona in più. E allora quale migliore luogo al mondo per diventare detective per passione?
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