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Sul lettino dello psicologo

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La rubrica per tutti quelli che almeno una volta hanno pensato: questo personaggio dovrebbe andare dallo psicologo

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Prefazione numero 1.

Chiunque di voi si sia mai trovato davanti quell'ipotetico libro della vita che prima o poi avrebbe scritto, quel romanzo che sarebbe diventato – per forza, nessun dubbio – il capolavoro della letteratura moderna, oppure - più semplicemente – abbia solo immaginato una storia da raccontare, allora si sarà per forza imbattuto nella spinosa faccenda dei personaggi. Oltre alla trama e a quel finale così a sorpresa che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta, chiunque abbia mai provato a scrivere un romanzo avrà per forza dovuto pensare al protagonista, al suo aspetto fisico e alle caratteristiche principali. Difficilmente, però, avrà pensato a tutte quelle contraddizioni necessarie per evitare una figura piatta e stereotipata: un personaggio utile – ma quasi non necessario – solo allo sviluppo e al proseguo della storia.

Prefazione numero 2.

Prendendo la definizione da manuale: con disturbo psicologico si intende una condizione psicologica caratterizzata da uno stato soggettivo di sofferenza o disagio, uno scostamento da quanto ritenuto normale in una cultura o una compromissione delle normali attività della vita.

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Bene, alzi la mano chi non si riconosce in questa definizione. Nessuno si è mai sentito in uno stato di sofferenza o disagio? Nessuno è mai stato additato come scarto – inteso in senso statistico: differenza tra una variabile e un valore medio di riferimento – rispetto alla norma? La definizione è così soggettiva che qualsiasi atteggiamento e comportamento potrebbero rientrare tanto nei disturbi psichici – non psichiatrici, sia chiaro – quanto in un normalissimo, collaudato e già visto modo di comportarsi.

Conclusione.

Quando si cerca di creare un un protagonista memorabile succede che si scriva di personaggi pieni di idiosincrasie, contraddizioni e con innumerevoli sfaccetatture della personalità solo per evitare di dare al lettore una persona vuota, mediocre, facilmente dimenticabile. Se da una parte questo è l'unico modo per avvicinarsi alla controparte del personaggio letterario – la persona – d'altra parte quando si cerca di rendere vivo e vivido – come il migliore dei nostri amici – qualcuno in un paio di centinaia di pagine, va a finire che nel lettore nasca una e una sola semplice affermazione: "Mah, secondo me, questo qui non è che ci stia proprio bene con la testa". Per dire: davvero Holden Caulfield vi sembra un ragazzino del tutto a posto? E anche Sherlock Holmes, va bene l'intelligenza e il pensiero laterale, ma non sarà un po' troppo metodico e abitudinario, ai limiti dell'ossessione? E di Harry “Coniglio” Angstrom, poi, ne vogliamo parlare?

Sì, ne vogliamo parlare, in questa rubrica, cercando di diagnosticare dei disturbi psicologici a dei personaggi che forse non hanno niente di disturbato ma che, del tutto a posto, non sembrano.

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