
Orbene; vi abbiamo parlato del Salone del Libro focalizzando la nostra attenzione sul digitale, abbiamo fatto qualche chiacchiericcio ben più leggero sui party e gli eventi più ludici, e adesso? Be', adesso c'è bisogno di un reportage vero e proprio.
La nostra Emma Piazza si è fatta narratore onnisciente e, nonostante l'aver passato l'intero Salone piantata come un gargoyle ad uno stand, ha cercato di fare del suo meglio raccontandoci un Salone come non l'avete mai visto. E manco lei.
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Il 26° Salone del Libro di Torino si chiude nello sfarzo: più di 320 mila ingressi venduti, incrementi di vendite medio pari al 20%, 70 mila visitatori agli incontri, quasi 3.000 giornalisti tra marocchini, brasiliani, egiziani, americani; ospiti da tutto il mondo, 7.000 accessi alla rete gratuita Wi-Fi, la slow kitchen, la presentazione del nuovo Kobo Aura Hd, Saviano in persona, Sepulveda ed Eco… e io intanto rimango bloccata per dodici ore al giorno a uno stand di saggistica politica del Novecento. Tutto questo fermento mi scorre davanti senza la possibilità di allontanarmi, se non sporadicamente, per andare alla toilette. E sì che ci ero a un passo…
Non mi rimane che attendere qualcuno che non arriverà mai a darmi il cambio, e intanto sento di 1.000 copie solo per Zero, zero, zero, un Dan Brown che si riconferma best-seller, Camilleri, la Mastrocola e Peppapig, tutti a ruba; alla Voland finiscono le copie della Nothomb, a Iperborea si contendono Björn Larsson, e io rimango nell’inesorabile staticità della mia postazione. Addirittura rappresentanti asiatici approdano per la prima volta al Salone interessati a una decina di nostri titoli, tra i quali la Parodi, e io intanto mi sto perdendo tutto.
Poche le soddisfazioni: l’accesso al super lounge per gli espositori al Padiglione Uno, ammirare lo sguardo trasognante dei visitatori che incrocio. Mi è negato anche l’ingresso gratuito al Wi-Fi, perché sono poco distante dalla zona strategica, quindi non scarico la prima App del Salone (che scaricano in 20.000), non mangio i gianduiotti dello stand Tentazione e mediazione, non spizzico al padiglione dedicato alla gastronomia, non incontro scrittori cileni né calabresi.
Ogni tanto passa qualcuno che conosco, si ferma pochi minuti, faccio tempo a biascicare un patetico «Dai, poi ripassa a salutarmi!» che lo vedo allontanarsi e scomparire raggiante verso qualche incontro, magari con Grossman o Stefano Benni. So che non lo rivedrò, che tra qualche ora sarà stremato ma felice, pieno di soddisfazione, immerso in un’onirica atmosfera colma di cultura e divertimento.
Penso di aver visto passare dal mio stand tutte le 329.860 persone che hanno partecipato come visitatore al Salone del Libro dell’anno 2013 e mi sono sembrate tantissime, infatti non sono mai state così tante. E pensare che io ero andata apposta per lavorare: tanto, mi ero detta, chi vuoi che venga durante la crisi?
Non siete soddisfatti? Non disperate! Ecco un resoconto ancor più dettagliato da parte di Silvia Pelizzari ed Elena Biagi, ovvero coloro che il Salone lo hanno visto meglio di tutti. Sapete perché? Semplice: sono rimaste a casa.
Il Salone di Silvia
Il mio Salone del Libro 2013 è iniziato venerdì verso l’ora di pranzo.
Parma piena di traffico, ma a me, penso, che mi frega. Finalmente mi sono decisa ad andare in stazione a comprare i biglietti del treno per il giorno dopo, direzione Torino, ho anche avuto la splendida faccia tosta di chiamare una mia ex compagna di università che non sento da una vita e che vive proprio lì con l'intento di scroccarle un posto letto gratis.
Ma ecco, vibra il telefono. È un sms della mia ex coinquilina: «Sono arrivate le ultime bollette di chiusura dell’appartamento. Sono circa 200 euro a testa. Ti chiamo domani.»
200 euro di spese di una casa in cui non vivo più da 4 mesi. Io, che non volevo spendere 40 euro per una stanza, me ne trovo ora 200 per le bollette di una casa in cui non vivo più. Alla rotonda, anziché girare verso la stazione torno indietro.
Da Saviano c’era un sacco di gente. Tutti accalcati per vederlo e guardarlo come si fa con le opere d’arte, o gli animali allo zoo. Anche io l’ho visto. L’ho guardato mentre ero seduta sul divano di casa mia, facendo zapping sui programmi di cucina e leggendo qualche capitolo di un libro che leggo a rate, così mi sembra più leggero.
Sabato sera, durante la festa Holden, ero in realtà a un sacco di feste. Tutte organizzate dalla stessa persona, tale Gatsby, un simpaticone che mi guardava con occhi languidi anche in una multisala.
Allo stand Einaudi ho comprato un sacco di cose, tutti i Coralli che voglio comprare ogni volta che entro in libreria. Li ho comprati tutti tutti tutti, e li ho sistemati in ordine alfabetico vicino ai 45 libri arretrati che voglio leggere, con un sacco di altre chicche di editori indipendenti o potentissimi.
Ho salutato Andrea Bobbio nella Sala Gialla e poi via, avanti e indietro per i corridoi del mio bilocale da 43 mq, perdendomi ogni volta e riuscendomi, ogni tanto, a orientare, solo con gli stand di ogni angolo, o il tavolo del salotto.
«Che feste della madonna, quelle del salone!» ho detto alla mia amica Diletta al telefono, mentre mi alzavo alle 11 nella mia casa di Parma, domenica mattina, dopo aver dormito chissà quante ore di fila ed essere stanca lo stesso, senza un motivo.
E che bella, la conferenza sulla traduzione a cui ha partecipato anche Nadia Nadotti, ho pensato sempre sullo stesso divano di casa, leggendo l’ebook di Mrs Dalloway tradotto da lei.
Le bollette non le ho ancora pagate, però che meraviglia, il Salone del Libro di Torino 2013.
Il Salone di Elena
Io al Salone del Libro quest’anno non c’ero.
Pioveva in tutto il nord Italia, faceva freddo, avevo lavorato troppo fino al giorno prima e banalmente non ho avuto voglia. E non sono per niente pentita: ho mangiato, dormito, mi sono messa in pari con Mad Men e Game of Thrones e il salone l’ho comodamente seguito dal mio divano.
Ché diciamolo, grazie a Facebook e Twitter, aiutati dalle chiacchiere dei corridoi della Mondadori, è esattamente come esserci stata, ma arrivando a lunedì molto più rilassata.
E a più riprese, a seguito di certi commenti, ho pensato «Meno male non c’ero.»
Ecco una selezione di commenti e notizie che mi hanno fatto pensare di aver fatto la scelta giusta.
«C’è stata la tormenta di pioggia e vento, sembrava di essere in Siberia!»
«Meno male non c’ero.»
«Se eri un semplice visitatore non potevi uscire e rientrare, nemmeno per mangiare. Panino e birra? 9 euro.»
«Meno male non c’ero.»«Alla festa della Minimum hanno sfondato i cancelli pur di entrare.»
«Meno male non c’ero.»«Il sabato mattina la fila per entrare al salone sfiorava gli otto km.»
«Meno male non c’ero.»«Andate a comprare Dan Brown a 25 euro!»
«Meno male non c’ero.»«Gli altoparlanti hanno annunciato per due ore consecutive che era stata persa una bambina di quattro anni.»
«Meno male non c’ero.»«Renzi e Peppa Pig, i veri protagonisti del Salone!”
«Menomale non c’ero.»
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