
‘I want my world to be fun.
No parents, no rules, no nothing.
Like, no one can stop me. No one can stop me.’
Questa è la citazione con cui inizia “The Love Song of Jonny Valentine” e io solo adesso mi rendo conto di aver letto un libro che parla di Justin Bieber.
Io, che Justin Bieber so a malapena che faccia abbia e non conosco mezza canzone.
Ma sopratutto, il libro mi è piaciuto.
E guardate, la copertina, è orribile. Mai (mai!) lo sceglierei se me lo trovassi davanti in libreria.
E invece adesso che l’ho letto (in digitale) ne voglio una copia cartacea.
Da fuori Jonny Valentine è una pop star famosissima, di quelle che possono uscire solo scortate, le cui vicende personali si trovano su tutti i tabloid e per cui le ragazzine si strappano i capelli. La sua hit Boys vs Girls passa su tutte le radio e lui è alle prese con un lungo tour negli Stati Uniti con una troupe di diciotto persone capitanata dalla madre Janet.
Da dentro Jonny Valentine è un ragazzino di undici anni che lotta tremendamente per soddisfare le aspettative di tutti, costretto ad allenarsi e a stare perennemente a dieta per non diventare troppo chubby, ma che preferirebbe (ed è ciò che fa appena può) passare il tempo a giocare al videogames o a masturbarsi. Ha un principio di bulimia che si ripresenta prima di ogni concerto e una seria dipendenza dallo zolpidem della madre. Ama profondamente Michael Jackson e a causa della sua celebrità non ha e non può avere nessun tipo di rapporto sociale con i suoi coetanei.
Ed è qua che Teddy Wayne ci colloca, dentro la testa di questa pop-star undicenne. E incredibilmente tutto funziona: è una storia drammatica ma anche divertente, che unisce umanità e perfidia, sorprendentemente povera di stereotipi. La madre ne è l'esempio migliore: spietata e pronta a sfruttare il figlio imponendogli una vita impossibile, ma sa essere anche un genitore comprensivo e sensibile all'occorrenza.
Più volte durante la lettura si ha la sensazione di leggere la storia di una pop star realmente esistente, volevo cercarlo su google e vedere la sua faccia, i suoi video, le sue canzoni pop orribili. Così ben descritto e realistico che sembra impossibile che non esista davvero. Ed ecco che il paragone con Justin Bieber salta subito agli occhi, tanto che Vice ci racconta addirittura come si possa finire a vederne il pene (sennò che Vice sarebbe).
JB è JV e JV è JB? Può darsi, ma non è così importante.
Il lettore si trova in una posizione privilegiata in cui ha accesso ai pensieri reconditi di JV e, come il protagonista, si trova davanti a un pubblico che non perdona, che vorrebbe vederlo debole e vulnerabile. Il vero antagonista del libro non è la madre, ma il pubblico che supporta l'industria discografica mainstream e che gode della sua celebrità, così come godrebbe del suo possibile fallimento.
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