
Bentornati a Dalla parte del lettore, la rubrica che, se la guardi male, invece di reagire abbassa lo sguardo e fa finta di niente. Oggi parliamo di quella osannata banalità che sono i diritti del lettore di Pennac e del fatto che, essendo una banalità, enumera cose assolutamente vere, di quella intuitiva limpidezza che, paradossalmente, spesso non viene accettata. In particolare, il diritto del lettore a non finire un libro. Ecco, grazie tante. Certo che ho il diritto di non finire un libro, se non mi piace chi me lo fa fare?
Ma qui arriva l'inghippo: nonostante nessuno al mondo obblighi nessun altro a finire tutti i libri che inizia, nella pratica comune della lettura è inscritto il dovere di arrivare in fondo. Forse per rispetto dell'autore o dell'opera? Forse perché "magari tra qualche pagina diventa bello?" O addirittura, visto che ci ho speso 18 euri almeno lo finisco, altrimenti sembra che li ho buttati via? Non so, è una cosa che non ho mai capito ma che, effettivamente, è abbastanza diffusa.
E Pennac ha ragione da vendere non tanto per la banalità che sforna, quanto per la sua probabile consapevolezza che tanto banale questa cosa di poter mollare i libri di fatto non è. Ci sono un sacco di lettori che proprio non ce la fanno, e forse altrettanti che lo fanno con troppa leggerezza. Vediamo insieme quali!
L'ETERNO INSODDISFATTO
Questo simpatico ruoto attanziale ha un problema e deve risolverlo: non riesce mai a finire un libro. Peggio: non riesce mai nemmeno ad arrivare a metà. Dopo poche pagine si annoia, cerca il libro perfetto e finché non lo trova perpetua nello scartare tutti gli altri. Il fatto è che, nel tempo, questa abitudine si è catacresizzata e ormai l'eterno insoddisfatto chiude i libri per partito preso e non per effettivo disinteresse, disabituandosi così al concetto di "fine" e di "conclusione", con risultati pratici che potete solo immaginare.
IL FAN DI PENNAC
Il fan di Pennac segue pedissequamente, e con molta deferenza, i dieci comandament… ehm i diritti del lettore di Pennac. Il problema è che, scorrendo il decalogo, il primo punto sancisce il diritto a non leggere e il fan, talmente devoto, non legge mai più niente, soprattutto gli altri nove punti, innescando così un paradosso temporale con effetto retroattivo per il quale è come se non avesse letto mai nulla e dunque non conoscesse neppure Pennac. L'insopportabile mal di testa dato da questo ragionamento lo fa però rinsavire per ricominciare tutto daccapo.
IL DEMOCRISTIANO
Questo retaggio della prima repubblica non vuole mai chiudere un libro prima della fine per non dar dispiacere a nessuno: né allo scrittore, né alla casa editrice e, soprattutto ai lettori che prima di lui hanno fatto lo sforzo di arrivare fino in fondo. La sua grande maledizione è che nonappena, anche per sbaglio o sovrappensiero, inizia a leggiucchiare qualcosa, poi si sente obbligato moralmente a finirla. Il mese peggiore della sua vita è stato quando, per scommessa, ha dovuto leggere le prime pagine dei primi 10 libri in classifica nello scaffale vicino alle casse della Feltrinelli.
IL NORMODOTATO
Finalmente, dopo quasi 10 puntate, un lettore normale. Seguendo il suo innato buonsenso, il normodotato finisce un libro se gli piace, lo chiude prima se non gli piace. Non rinuncia alla prima pagina brutta ma va un po' più avanti per vedere se migliora, e allo stesso tempo riesce a rendersi conto che, nel caso non migliorasse più, è arrivato il momento di cambiare lettura. E' una persona pacata, colta, che non si fa questi problemi e che di Pennac legge, e ammira, il signor Malaussène e tutta la combriccola, lasciando perdere decaloghi più o meno sedicenti (stra-cit.).
E voi? Avete il coraggio di abbandonare un libro? Ma soprattutto, avete il coraggio di imparare a memoria il decalogo di Pennac?
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