
(photocredit: criterion)
Ci è stata segnalata una bella iniziativa e abbiamo pensato di parlarvene perché ci è sembrata davvero interessante. Tempo fa a Marco Cassini di minimum fax e Pietro Biancardi di Iperborea è venuto in mente un progetto che loro stessi definiscono folle e ambizioso: conoscere tutti i librai d'Italia. L'idea parte in realtà come un atto d'amore e di riconoscimento verso coloro che, alla faccia delle battute dei ministri e dei dati tragici, continuano a lavorare con e per i libri. È così che è nato Editori in tour.
La trovata è degna di attenzione perché permette di far parlare l'editoria con la sua voce primordiale e genuina, mettendo da parte il linguaggio del marketing e dei manager. E poi sarà che l'idea dell'on the road ha sempre il suo fascino un po' fricchettone, che con i libri ci sta un gran bene. Così Cassini e Biancardi girano da tre anni per l'Italia a caccia di librai con cui scambiare qualche chiacchiera, con l'obbiettivo di completare un "puzzle geografico" ideale comprendenti tutte le regioni. Come ogni tour che si rispetti, anche questo ha il suo diario di viaggio, dove è possibile seguire gli spostamenti e conoscere le prossime tappe.
Questa idea serve, a detta dei due viaggiatori, anche per dare un segnale al mercato e ai librai (indipendenti e di catena), ma soprattutto per dare un impulso contro la crisi, che che potrà essere "allontanata e superata". Puntare tutto sulle relazioni, perché esse contraddistinguono e sono forse il valore aggiunto per chi lavora a contatto con i libri e i lettori. A molti tutto ciò potrà sembrare un po' controtendenza, un volemose bene utopistico e fuori tempo. In realtà proprio in questi ultimissimi anni stiamo assistendo, come reazione nei confronti del trionfo del processo di concentrazione dell'editoria, a un recupero della vena più artigianale, sociale e umana del mondo dei libri, di cui il rapporto diretto tra editori e librai, ma anche tra autori e lettori è un chiaro esempio. Certo, credere che sia possibile invertire la tendenza generale e negare l'avvenuta metamorfosi del libro in oggetto di mercato significherebbe mettersi un ridicolo paraocchi, ma iniziative come questa servono a ricordare che l'editoria è fatta e mossa dalle persone, ma soprattutto che la lettura è un fatto sociale. Quindi, sta bene cinguettare, purché non perdiamo il vizio di farci una chiacchierata vera con chi condivide con noi la passione per i libri.
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