
Photo credit: Remibridot
L'altro giorno ero in montagna. Il tempo non era dei migliori e le cime che vedevo da dove mi trovavo erano coperte di nuvole e di grigio. Forse si potrebbe pensare che a quel punto venga voglia di tornarsene subito a casa, dispiaciuti per un meteo non troppo clemente. In realtà, esiste un malinconico richiamo che le altre cime vi lanciano ugualmente e che vi fa venire voglia di rimettervi in cammino verso di loro.
Dal punto di vista di quel cercare, non c'è molta differenza fra la schiuma delle onde e la frastagliatura delle cime, fra il movimento incessante del mare e gli occhi fissi delle montagne, per usare le parole di Emily Dickinson.
A ben guardare, non c'è molta differenza nemmeno tra montagne, mari e… libri. Sì, perchè così come non troverete mai una cima che diventi definitiva e non vi faccia venire voglia di raggiungerne altre, o un mare che vi faccia smettere per sempre di desiderare di essere in viaggio, così le vostre letture potranno solamente spingervi verso altre letture e non a chiudere un libro una volta per tutte e dire: "Sono arrivato".
Che siate scalatori, marinai o lettori tenete a mente Itaca di Costantin Kafavis: cambiate prospettiva, auguratevi che il viaggio sia il più lungo possibile e non temiate mostri omerici che in loro non incapperai "se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro".
Soprattutto non c'è da restare delusi se le aspettative che, già grandi inizialmente, sono cresciute nei lunghi giorni di viaggio hanno poi trovato qualcosa che a sua volta sembra in difetto, un Corsaro Nero che si rivela un antipatico qualunque:
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
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