
Io ho un bel dire nel raccontare sempre dell'editoria digitale oltreoceano, là dove l'erba del vicino è sempre più verde e si stava meglio quando si stava peggio, perchè qua da noialtri c'è poi poco da raccontare. Mi entusiasmo ad ogni riforma che mi (ci) lasci intravedere uno spiraglio – non dico nel progresso – nella ripresa del mercato editoriale. Quando poi.
Perché persino RCS Mediagroup, la più grande ed importante compagnia editoriale italiana, ha preso una batosta colossale. La compagnia ha registrato – sembra – 509 milioni di Euro di perdite. La cifra ha troppi zeri perchè io possa comprenderla: sono troppi soldi, da fare impallidire. A riprova della veridicità di questo disastro, la mia esperienza personale: nell'inviare CV a testate RCS m'è stato risposto qualcosa come "Signorina, ma non li legge i giornali? Da domani sarò a casa anche io: RCS sta chiudendo qualcosa come 60 testate!" (da immaginare voce stridula). Pare inoltre che la situazione abbia richiesto le dimissioni dal consiglio d'amministrazione da parte di Paolo Merloni.
Ma noi italiani siamo un popolo di trasformisti, si sa, e trasformare la drammatica situazione è quel che sta tentando ora di fare Pietro Scott Jovane (sì, si chiama veramente così), amministratore delegato. Il piano è geniale, nella sua semplicità: Jovane vuol fare quel che nel Far West è ormai prassi comune, ovvero integrare la carta con il digitale. Sembra la cosa più banale del mondo, ci avevamo già pensato tutti, ma evidentemente gli editori italiani no.
Ora sarete tutti lì con la suspence a chiedervi se il piano di Jovane ha anche una seconda fase. Ha una seconda fase. RCS Mediagroup ha difatti annunciato la propria partnership con Open Road Integrated Media, editore digitale e produttore multimediale di New York. Open Road penserà alla distribuzione negli States del materiale concepito dalla partnership, alla pubblicizzazione e al marketing. Insomma Open Road penserà a tutto, trascinerà RCS fuori dalle sabbie mobili in cui s'è cacciata. C'è da chiedersi cosa si aspetterà in cambio.
Ad ogni modo, il piano appare infallibile: grazie alla promozione del digitale, stime vogliono una crescita degli introiti del 40% per il 2015. Anche qui, la cifra mi sembra di una certa importanza.
Cosa dire? Viviamo nel Bel Paese, dove ovunque voltiamo lo sguardo ecco un edificio storico o un monumento patrimonio dell'umanità: credo che sia anche l'ambiente che ci circonda a fomare la nostra mentalità, e la nostra mentalità è conservatrice, agganciata alla tradizione con le unghie e coi denti. Di questo troviamo prova non solo nel paesaggio architettonico, ma anche in Parlamento, nelle scuole, nelle aziende, nell'editoria. Ancora una volta, toccherà a Capitan America salvarci.
L'articolo Come il digitale salverà RCS sembra essere il primo su Finzioni.