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Dan Brown ci riprova con “Inferno”, e Dante ringrazia

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Inutile far finta di niente, perché è il notizione delle ultime ore. Dan Brown è tornato, e anche in grande stile. Attesa enorme per la sua nuova creatura letteraria, caccia al titolo, caccia alle notizie. Poi ecco che, come ormai di consueto, a fare da megafono sono i cinguetii su Twitter, dove impazza l'hashtag #DanBrownToday e si allargano a macchia d'olio le prime indiscrezioni sul prossimo best-seller planetario: Inferno.

«Anche se ho studiato l'Inferno di Dante quando ero giovane, è sato solo recentemente, quando ho cominciato a fare delle ricerche a Firenze, che sono riuscito ad apprezzare la persistente influenza del lavoro di Dante sul mondo moderno.» La persistente influenza del lavoro di Dante sul mondo moderno. Mentre Dan Brown scopre l'acqua calda, la notizia è che Mondadori si prepara all'uscita per il 14 maggio, una data che verrà cerchiata su un bel po' di calendari. Squadra che vince non si cambia, quindi per Inferno l'autore ripropone sostanzialmente la formula di Angeli e Demoni e del Codice Da Vinci. Ci sarà ovviamente Robert Langdon, che stavolta torna in Italia per studiare gli enigmi di «una delle opere più importanti e misteriose della storia della letteratura», portando i lettori «in un viaggio nel profondo mistero di un paesaggio ricco di codici, simboli e passaggi segreti.» 

Okay, banalità a parte, sono davvero curiosissimo di leggere Inferno, perché voglio proprio scoprire cosa si è inventato stavolta quel furbacchione di Dan. Vuoi l'autore, vuoi che si parla di Dante, l'interesse aumenta esponenzialmente. Con ogni probabilità i dantisti sono già pronti a scuotere il capo, così come sono già pronte le loro interviste da mandare in onda per smentire, chiarire, confermare, condannare. Ma sì, ma sì! Non è da escludere che – come già accaduto coi romanzi precedenti – anche questo libro contenga teorie un po' azzardate e delle semplificazioni che faranno registrare qualche movimento all'interno del sepolcro del Sommo Poeta. Tuttavia, perché stare a fare i noiosi?

Con l'uscita di Infernola Commedia riprenderà il posto che le spetta, cioè tra i lettori. Dante non è morto di malaria, nel 1321: è morto ammazzato sui banchi di scuola ogni anno. Con l'intento di promuoverne la lettura, la tradizione scolastica ha contribuito a renderlo un autore noioso, pesante, palloso. Così, se Dante tornerà a essere letto e amato anche dai suoi connazionali, il paradosso è che dovremo ringraziare Dan Brown. 

 

 

 

 

 

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